Non profit

Garanzia Giovani, ore decisive

Mentre a Roma Governo e Regioni definisco i dettagli, a Milano la Cisl lancia la sfida: «Questi fondi servano per premiare le aziende che creano nuovi posti di lavoro». E non per sostenere vecchie o nuove strutture

di Redazione

I giovani disoccupati fra i 15 e i 24 anni sono il 42.3% del totale (107mila posti di lavoro giovanile persi solo nell’ultimo anno). Mentre dato dell’Istat (il peggiore dal 1977, ovvero da quando esiste questo tipo di rilevazione) questa mattina campeggiava su tutte le prime pagine dei giornali, a Milano la Cisl Lombardia ha voluto  rilanciare la sfida della Garanzia Giovani. «Serve una terapia shock e noi vogliamo giocarci in pieno questa carta che ci offre l’Europa», ha detto Roberto Benaglia aprendo i lavori del convegno “Garanzia Giovani: pronti, via!!!”. “Dobbiamo andare oltre la retorica del precariato e rimboccarci le maniche: compito del sindacato è contrattare, solo se contrattiamo, se indichiamo priorità, se siamo in grado di sbilanciarci e di indicare convenienze e disponibilità possiamo incarnare un sindacato vivo e non in crisi», ha poi aggiunto il segretario regionale con delega al mercato del Lavoro.

Il pacchetto italiano Garanzia Giovani (1,5 miliardi di euro per le annualità 20104/2015, 180 milioni dei quali destinati alla Lombardia) non è ancora stato definito. Sarebbe dovuto partire il primo gennaio, ma la data è stata spostata al primo maggio. La partita si sta definendo proprio in queste ore al tavolo in corso fra Governo e i rappresentanti delle Regioni, rappresentate da Toscana, Lombardia e Campania. C’è ancora infatti da definire la platea (l’Europa pare intenzionata a concedere una deroga fino agli under 30 rispetto alla prima indicazione 15/24 anni) e ci sono da definire le misure specifiche da mettere in campo, oltre che la ripartizione delle competenze.  

«La nostra proposta», interviene Benaglia, «è quella di non disperdere le risorse: individuiamo un target e impattiamo convintamente su quello». Quale target? «Può essere la dispersione scolastica, i neet o gli under 30 disoccupati di lungo corso. Discutiamo, ma poi agiamo». L’importante però è che «questi fondi siamo usati incentivare e premiare le aziende che creano nuovi posti di lavoro, siano essi apprendisti, tirocinii o tempi determinati». E non servano invece per supportare costi di vecchie o nuove strutture (centri per l’impiego o eventuali nasciture Agenzie).


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