Politica
Garanti regionali per la disabilità: servono davvero?
Non si arresta la moltiplicazione dei garanti, nonostante tutte le Regioni – escluse Puglia e Sicilia – abbiano già il Difensore civico regionale, deputato a dare risposta alle denunce dei cittadini. Servono davvero? Il quadro potrebbe ulteriormente complicarsi con l'imminente istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità
C’è chi valuta se dar vita al garante per gli anziani: è il caso di Toscana e Abruzzo. Chi, come Liguria e Calabria, si interroga se istituire quello per le vittime di reato. Chi invece, pensiamo alla proposta presentata al consiglio regionale del Lazio, suggerisce di metter su l’ufficio del garante degli animali come il Piemonte ha fatto già sette anni fa. C'è, ancora, chi pensa di introdurre una figura che si occupi delle persone con disabilità: parliamo di Umbria e Calabria, ultime a rimpolpare con nuovi ombudsman la schiera degli organismi di tutela dei cittadini. Una lista avviata da tempo con i più noti e collaudati garanti territoriali dei minori e delle persone detenute e in cui, non dimentichiamolo, c’è anche il meno conosciuto e meno diffuso garante regionale per il diritto alla salute, previsto dalla legge “Gelli” del 2017 ma realizzato in pochi ambiti.
Non si arresta insomma la moltiplicazione dei garanti, nonostante tutte le Regioni – escluse Puglia e Sicilia – abbiano già il Difensore civico regionale, una figura cioè che prova a dare risposta alle denunce dei cittadini a prescindere dal fatto che siano malati o anziani o con una disabilità. «Se una persona disabile bussa al mio ufficio prendo in carico il caso anche se sulla targa della porta non c’è scritto Garante del disabile», osserva Marino Fardelli, coordinatore nazionale dei difensori civici regionali e ombudsman del Lazio. «La proliferazione serve alle regioni per mettersi medaglie sul petto. All’assemblea congiunta di dicembre abbiamo chiesto di armonizzare le figure di garanzia accorpando le funzioni». Una strada intrapresa finora solo da Basilicata, Lombardia e Valle d’Aosta, che hanno assegnato il ruolo di garante per la disabilità al Difensore civico o al Garante regionale dei diritti della persona anziché costituire una nuova figura ad hoc come hanno fatto invece Puglia, Sicilia, Campania e, come visto, Umbria e Calabria. Non sono le uniche differenze.
Guardando ai destinatari degli interventi, Lombardia e Sicilia li limitano a chi ha una condizione accertata ai sensi della legge 104/1992, gli altri territori fanno riferimento alla definizione più ampia di disabilità contenuta nella Convenzione Onu ratificata dall’Italia nel 2009. La Valle d’Aosta, vera best practice, estende il raggio d’azione anche ai caregiver familiari. Quanto ai compiti di vigilanza, se la Lombardia si concentra sull’ambito lavorativo, Puglia, Campania e Basilicata accendono un faro anche sull’assolvimento dell’obbligo scolastico. La normativa lucana, altra buona idea, prevede che il garante sia affiancato con funzioni consultive da una persona con disabilità non inferiore al 76% scelta tra soggetti designati dal Terzo settore. Quanto all'indennità percepita dai Garanti per le persone disabili, varia. In Puglia per esempio è pari al 50% dell’emolumento omnicomprensivo lordo spettante ai consiglieri regionali, in Campania c'è una indennità mensile di funzione pari al 35% dell’indennità di carica dei consiglieri regionali e in Umbria l'indennità mensile è pari al 20% dell'indennità mensile lorda spettante ai consiglieri regionali.
Un quadro composito dunque che però potrebbe complicarsi con il varo dei decreti della legge delega sulla disabilità (legge 227/2021), che prevede l’istituzione del Garante nazionale delle disabilità. Come dialogheranno autorità nazionale e autorità regionali, laddove ci sono? «Il Garante non dovrà precludere alle associazioni di essere protagoniste nelle interlocuzioni politiche con le istituzioni nazionali e territoriali», mette le mani avanti Vincenzo Falabella, presidente della Fish. Il numero uno della Federazione punta il dito inoltre contro i garanti regionali.:«Non fanno tanto. Gli atti che producono non sono facilmente consultabili e si confrontano poco con il movimento associativo», rileva. Il punto è che gli stessi organismi regionali, stretti fra scarsità di risorse e di personale, ammettono difficoltà nello svolgere il compito assegnato. Paolo Colombo, garante campano dei diritti delle persone con disabilità, nell’ultima relazione fa notare che a causa dell’«indolenza» e della «naturale farraginosità» della burocrazia non ha avuto sempre «la necessaria collaborazione nello svolgimento delle attività». Richiede, inoltre, l’attribuzione di poteri sostitutivi, sanzionatori e di costituzione in giudizio, al pari del difensore civico. Urge garante del garante.
In numeri
8 le Regioni che hanno istituito il Garante per le persone disabili: Calabria, Umbria, Campania, Sicilia, Puglia
3 le Regioni che hanno affidato il ruolo di Garante per le persone disabili al Difensore civico regionale: Valle d’Aosta, Lombardia, Basilicata
18 i difensori civici regionali (in attesa di nomina in Puglia, non ancora istituito con legge in Sicilia)
Foto Unsplash
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.