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Garanti privacy Ue: tutelare diritti fondamentali

Dalla Ue un monito: la lotta al terrorismo non deve ridurre il livello di tutela dei diritti fondamentali che caratterizza ogni società democratica

di A. Capannini

Abbandonare l’equazione ”più sicurezza meno privacy”, evitare le forme generalizzate di sorveglianza, valutare le conseguenze delle misure antiterrorismo sulle libertà delle persone. La lotta al terrorismo non deve ridurre il livello di tutela dei diritti fondamentali che caratterizza ogni società democratica. Questa, in sintesi, la posizione espressa dai Garanti europei sulla questione privacy e sicurezza dopo l’attentato dell’11 settembre a New York. Il Gruppo che riunisce i rappresentanti delle autorità di protezione dati dell’Unione europea, presieduto da Stefano Rodotà, ha approvato di recente un documento nel quale è stata ribadita l’esigenza di un approccio ”equilibrato” nella lotta al terrorismo, per far sì che il diritto alla sicurezza e il diritto alla privacy coesistano. I Garanti europei hanno sottolineato come gli attacchi recenti contro gli Usa abbiano reso necessario per tutti gli Stati democratici l’impegno nella lotta al terrorismo. Tuttavia, hanno ammonito, ”questa lotta deve rispettare determinate condizioni che costituiscono anche il fondamento delle società democratiche in cui viviamo”. Un riferimento a recenti iniziative che in molti casi non si applicano solo alla lotta contro il terrorismo. Come la ”proliferazione di strumenti per il riconoscimento dell’identità, anche attraverso dispositivi biometrici”, o la ”previsione dei reati di ‘criminalità informatica”’, la cui definizione ”è molto ampia e lascia spazio a interpretazioni non rispettose del principio di legalità”. A tutto ciò si accompagna un potenziamento delle misure di indagine, prevenzione e repressione da parte dei singoli Stati: intercettazioni telefoniche, conservazione ”generalizzata e a priori” di tutti i dati di traffico raccolti dai fornitori di servizi di telecomunicazione, sorveglianza ”in tempo reale” dei cittadini, condivisione di dati e archivi per la ricerca di possibili criminali anche per quanto riguarda le banche dati degli immigrati e dei servizi di sicurezza. ”La protezione dei dati personali”, ricordano i Garanti Ue, “è uno di questi diritti essenziali, come riconosciuto dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo”. Per questo, secondo i Garanti europei, occorre rispettare alcune regole fondamentali. Quindi, tener conto dell”’impatto nel lungo periodo” delle misure e delle iniziative adottate; rispettare il principio di ”proporzionalità”: misure ”limitative della privacy individuale devono essere indispensabili”; valutare ”tutte le conseguenze in termini di diritti e libertà fondamentali”; respingere l’equazione ”lotta al terrorismo = lotta alla criminalità”, limitando le misure ”invasive” della privacy a quelle ”effettivamente necessarie”; evitare ”norme oscure o incomplete”. In particolare, vanno evitate ”tutte le forme generalizzate di sorveglianza” e previsti ”strumenti di tutela nei confronti di iniziative arbitrarie da parte delle autorità pubbliche”.


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