Politica

Garante infanzia: «Basta far finta che i minori non esistano»

L'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza ha presentato la sua Relazione al Parlamento. «Occorre un cambio di rotta», dice Carla Garlatti, «culturale, sociale e politico, che permetta di abbattere il diaframma che separa la dimensione adulta da quella minorile». Presentati due bandi per favorire l’inclusione e contrastare la povertà educativa

di Alessio Nisi

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La prevalenza di una narrazione negativa dei minorenni, dei quali si parla solo come autori di gesti violenti, contestatori aggressivi e membri di baby gang. Quando «la realtà è un’altra: ad esempio i reati a carico dei 14-17enni sono calati del 4,15% tra il 2022 e il 2023». Condizioni di vita che fanno dei più piccoli «la fascia di popolazione con la più alta incidenza di povertà assoluta, in particolare gli stranieri. È impressionante pensare che il 2,5% dei minori di 16 anni non può accedere a un pasto proteico al giorno».

La necessità che «occorre un cambio di rotta, culturale, sociale e politico, che permetta di abbattere il diaframma che separa la dimensione adulta da quella minorile. Bambini e ragazzi devono essere considerati tra i destinatari diretti delle decisioni e delle scelte politiche. Oggi purtroppo non appaiono nemmeno sullo sfondo: lo dimostra il fatto che i ragazzi fanno di tutto per far sentire la loro voce, senza essere nei fatti ascoltati». 

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il presidente Mattarella alla Camera dei Deputati per la presentazione della Relazione al Parlamento dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

Sono alcuni dei temi con cui l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti ha aperto la presentazione della Relazione annuale al Parlamento nella Sala della Regina a Montecitorio, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (a cui i ragazzi della Consulta giovanile promossa dall’Autorità garante hanno indirizzato una lettera), e quello della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana. Temi che danno concretezza all’appello lanciato dalla stessa.

Smettiamo di far finta che i minorenni non esistano. Se non li prendiamo sul serio e non ascoltiamo le loro richieste rischiamo l’implosione o l’esplosione di un’intera generazione. E penso che siamo tutti d’accordo nel non volere nessuna di queste due cose

Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

Un percepito che non corrisponde alla realtà

«Dei minorenni si parla poco e male», dice Garlatti a VITA, «e nel caso si tratti di minorenne straniero la narrazione è anche peggiore. Questo», sostiene, «non è accettabile perché non corrisponde alla realtà e crea nell’opinione pubblica un percepito» che non trova riscontri. Il pensiero di Garlatti va sì agli esempi alti «come gli Alfieri della Reppublica. Dobbiamo però anche pensare a ragazzi più vicini a noi, protagonisti della cittadinanza attiva, come i ragazzi della Consulta, dell’Agia, ma anche del Consiglio nazionale dei ragazzi e delle ragazze dell’Autorità garante che si confrontano su temi di attualità, che mi rendono fiera e che fanno fare una bella figura all’Italia».

1,3 milioni di minorenni vive in una condizione di povertà assoluta

Con VITA Garlatti approfondisce anche il tema delle condizioni di vita dei ragazzi. «È un tema molto complesso, che prende in considerazione i ragazzi che vivono fuori dalle famiglie o in contesti migratori» e ricorda che 1,3 milioni di «minorenni vive in una condizione di povertà assoluta», con l’impossibilità di «accedere ai livelli minimi di vita». Riprende poi i dati più recenti della Caritas secondo cui «1 minorenne su 3 nella fascia tra 0 e 3 anni non può usufruire di un pasto sano al giorno. Sono dati agghiaccianti che non possiamo accettare. È necessario un cambio di passo».

Importantissimo il confronto e il finanziameto dei Lep

Un Paese, il nostro, con grandi differenze territoriali che pesano su «accesso all’istruzione, alla sanità, alla formazione professionale». Tanto che il confronto dei prossimi mesi sui Lep sarà «importantissimo» in termini di definizione dei Livelli essenziali di prestazione (ne abbiamo parlato anche QUI), «e il loro finanziamento».

Da questa relazione mi piacerebbe emergesse l’importanza di ascoltare i ragazzi e di metterli al centro delle scelte strategiche del Paese

Carla Garlatti

I temi della Relazione

Nello specifico, la la Relazione offre, nella prima parte, un resoconto su ruolo, competenze e risorse dell’Autorità. Nella seconda approfondisce i principali temi dei quali l’Autorità garante si è occupata nel corso del 2023: tutela dei minorenni nei rapporti familiari, il diritto di essere protetti, promozione del benessere, l’educazione come strumento per promuovere la crescita di bambini e ragazzi. Sul digitale poi l’Autorità garante ha condotto un progetto rivolto alle scuole primarie che ha portato all’elaborazione del Manifesto dei diritti dei bambini in ambiente digitale.

Due bandi

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha lanciato anche due iniziative destinate ai minorenni in condizione di fragilità, progetti che nascono come possibili risposte alla povertà educativa. «La prima iniziativa», spiega, «da attuare con la collaborazione di organizzazioni non profit e imprese sociali, mira a realizzare, con un fondo di 600 mila euro, attività nelle scuole secondarie di primo e secondo grado». In particolare «si tratterà di iniziative per coinvolgere e motivare gli studenti, in particolare quelli con maggiori di difficoltà e a più alto rischio. Si interverrà anche per affrontare temi cruciali «nella prevenzione dell’abbandono scolastico: gestione dei conflitti, autostima, parità di genere, inclusione e partecipazione».

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Sullo sfondo il coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia

Attività sportive. L’altro bando, «dal valore complessivo di un milione e 500 mila euro, mira a coinvolgere i piccoli comuni nella promozione di attività sportive per i minorenni tra i 6 e i 17 anni». Nello specifico «verranno assegnati contributi ad associazioni sportive dilettantistiche affiliate a una o più federazioni o a enti di promozione sportiva riconducibili al Coni. L’obiettivo è favorire la partecipazione ad attività sportive di bambini e ragazzi con disabilità o appartenenti a famiglie in condizioni di svantaggio socioeconomico».

La risposta degli adulti, solo una stretta

Alla narrazione dei minorenni come solo autori di gesti violenti, la risposta degli adulti, ha sottolineato Garlatti nel corso della presentazione, «è andata in direzione di una stretta che finora non ha prodotto effetti deterrenti. Anzi, l’aumento delle presenze nei 17 istituti penali per i minorenni (Ipm) rischia di determinare casi di sovraffollamento delle strutture e sovraccarico per gli operatori, con ripercussioni sull’efficacia dei percorsi di rieducazione e recupero. In un anno, da maggio 2023 a maggio 2024, il numero dei minorenni negli Ipm è passato da 210 a 339: 129 in più, pari al 61,4%”. A segnare la differenza sono stati gli ingressi dei ragazzi tra 16 e 17 anni aumentati del 74,4%». 

Dunque, chiudere i ragazzi negli istituti penali basta per realizzare quei progetti educativi finalizzati al loro recupero? L’esperienza fa intendere ascia aperta la strada ai dubbi e restringe lo spazio per le certezze.

L’importanza di un altro racconto

La Garante ha messo in evidenza come sia necessaria una contro narrazione. «C’è anche», ha messo in evidenza, «un altro racconto che si può fare dei minorenni ed è quello dei gesti per i quali vengono premiati gli Alfieri della Repubblica. Non pensiamo che si tratti di casi isolati: non li vediamo perché non se ne parla a sufficienza. Che i minorenni siano capaci di impegno lo dimostra anche il lavoro svolto dalla Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia, affiancata da quest’anno dal Consiglio nazionale delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità».

Le condizioni di vita

Ma non c’è solo la narrazione. Ci sono anche le condizioni di vita. «Cosa offre oggi l’Italia a bambini e ragazzi?», si chiede Garlatti. Nel corso della presentazione è stato sottolineato che, secondo l’Istat, il 16,9% non può permettersi una settimana di vacanze all’anno, il 9,1% non può svolgere regolarmente attività di svago e che addirittura il 16,5% dei minorenni stranieri non è in condizione di invitare amici.

L’importanza dei Lep. Già nel 2019 il Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza aveva invitato a colmare i divari tra le regioni relativi all’accesso ai servizi sanitari, agli standard di vita essenziali e all’istruzione. Garlatti, a questo proposito, ha indicato nell’adozione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) una delle risposte principali alle disparità presenti nel Paese. «La riforma per l’autonomia differenziata può consentire la definizione una volta per tutte dei Lep che riguardano l’infanzia e l’adolescenza, ma è fondamentale che la riforma non si trasformi in uno strumento che renda ancora più profondo il solco tra le Regioni». In materia anche l’Autorità garante sta lavorando per fornire il proprio contributo.

Assente un modello di sostenibilità intergenerazionale

Nell’Italia di oggi i ragazzi manifestano rabbia per scelte che passano sopra le loro teste. È come, osserva Garlatti, se fossero relegati in un mondo a parte, separato da quello degli adulti. La società dovrebbe invece aderire a un modello di sostenibilità intergenerazionale. «Un esempio è rappresentato dalla questione del cambiamento climatico, che è fortemente avvertita dai ragazzi mentre il mondo degli adulti sembra indifferente».

Garlatti ha sottolineato inoltre come non solo i minorenni non sono considerati tra i destinatari diretti delle decisioni e delle scelte politiche, ma che a «oggi purtroppo non appaiono nemmeno sullo sfondo: lo dimostra il fatto che i ragazzi fanno di tutto per far sentire la loro voce, senza essere nei fatti ascoltati». A dar voce ai minorenni nel corso della presentazione della Relazione al Parlamento è stato un rappresentante della Consulta delle ragazze e dei ragazzi, Emanuele, che ha letto una lettera al presidente Mattarella scritta in completa autonomia dagli adolescenti della Consulta. 

La Garante ha anche parlato della violenza di genere tra gli adolescenti, dopo i casi di Palermo, Catania e Caivano. «Bisogna investire sulla cultura dell’educazione all’affettività, alla parità di genere e al rispetto dell’altro. Sicuramente apprezzabile lo sforzo del ministro dell’Istruzione che ha introdotto in via sperimentale il piano di educazione alle relazioni però sinceramente 30 ore, fatte fuori dall’orario scolastico su base volontaria, non credo che saranno sufficienti. Anzi, non penso proprio che avranno gran successo». Secondo Garlatti si tratta di una materia che andrebbe introdotta nelle scuole fin da piccoli. «Perché è fin da piccoli che si deve imparare il rispetto e l’educazione per l’altro».

In apertura e nel testo foto di Alessio Nisi

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