Politica

Galli della Loggia, l’intellettuale con più peli in testa che pensieri, dileggia il Terzo settore

di Riccardo Bonacina

Ho sempre pensato che Ernesto Galli della Loggia abbia più peli in testa che pensieri, ed è per questo che generalmente evito di leggere i suoi pistolotti su “Il Corriere della sera”. Soprattutto da quando il suo zelo intellettuale si è orientato sulla scuola, giacchè quest'anno è uscito il suo libro “L'aula vuota” (Marsilio) che è pur sempre da lanciare e sostenere.

Purtroppo ieri un amico che stimo mi segnala un editoriale del Galli della Loggia dello scorso 2 agosto che prendendo spunto dal caso Bibbiano arriva poi a discettare di scuola, “La società smarrita, cosa ci dice il caso di Bibbiano” è il titolo dell'articolo che non ho ptuto esimermi dal leggere poichè mi si chiedeva un parere. Argh!

Come nel libro “L'aula vuota” l'incedere di della Loggia si articola secondo gli stilemi e la retorica da bar sport con una abbondante dose di cialtroneria offensiva per l’intelligenza di tanti ricercatori che si occupano di scuola, per i docenti che si dannano ogni giorno con coraggio e in assenza di risorse e gli studenti in cerca di una loro strada e senso nella vita. Del resto come scrive a pagina 10 del suo libro (libro in cui si picca di denigrare la Montessori e tutta la pedagogia e persino don Milani) della Loggia giustifica così la sua competenza e autorevolezza: “So di cosa parlo perché ho avuto una nonna che faceva la maestra” (sic). Vabbé.

Nell'articolo in questione, l'Ernesto, a partire da Bibbiano, tocca alcuni temi veri sia pur banalizzandoli come l'iperpsicologizzazione del disagio o la scuola ormai ridotta a presidio del welfare. Temi che sorvola in versione bigino senza un pensiero degno di un po' di spessore e originalità, ma senza rinunciare alla tracotanza.

Tutto il suo incedere superficiale è però finalizzato alla chiusa che riporto integralmente anche per evitarvi di leggere tutto il pistolotto.

La scuola nella sua nuova azione di supporto psico-assistenziale, è proliferata da una miriade di onlus, ong, associazioni, enti, — ambiguamente collocati tra il pubblico e il privato e ivi prosperati grazie naturalmente al favore della politica — il cui interesse non detto e non dicibile non può meravigliare che sia quello di trovare quanti più possibili casi di «disagio», di maltrattamenti, di abusi, di violenze, di cui farsi carico naturalmente non a titolo gratuito”.

Che dire? Di sicuro il nostro peloso intellettuale, almeno non ha contezza della realtà perché:

a) Purtroppo non è vero che la scuola “è proliferata da miriadi di Onlus” piuttosto gli insegnanti sono del tutto soli e in balia di dirigenti improvvisati e improvvidi. Il problema non è che ci sono troppe Scuole aperte con genitori che si associano e si aprono all'associazionismo di territorio, il problema è che purtroppo le scuole sono una infrastruttura (41mila edifici in tutto il Paese) buttata via perchè usata par time e chiusa;

b) Galli della Loggia non sa o non vuol sapere che tra Pubblico (lui ovviamente lo intende com Ente pubblico e non come finalità pubblica) e Privato non c'è il terreno dell'ambiguità ma c'è il terreno della vita stessa, delle relazioni di fiducia, del Privato sociale, cioè del privato che persegue una finalità pubblica. Un privato sociale regolato da leggi e codici e controlli che evidentemente l'Ernesto non conosce. Insomma, senza scomodare i sacri testi dell'economia civile, qui siamo miseramente a una subcultura statalista anni 70. Tristezza!

c) La conseguenza è che il terzo settore è lecito solo nella logica della gratuità e non della produzione di valore anche economico ma ottenuto con logiche diverse da quelle del profitto. Un ragionamento, il suo, che non fa che allontanare e rendere ancor più utopico il sogno di un'economia diversa, sostenibile anche socialmente, inclusiva.

Quanto poi all'interesse “non detto e non dicibile che è quello di trovare più casi…” è semplicemente da querela.

Non fatemi più leggere, per favore, Galli della Loggia. Per tali baggianate ci basta Salvini.

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