Scuola

Galassia Torpigna, il laboratorio della nuova scuola interculturale

Dopo l'annuncio fatto dal ministro Valditara di inviare più insegnanti di italiano L2 nelle scuole con un'alta percentuale di stranieri, siamo andati a Tor Pignattara, Roma, dove gli alunni con cittadinanza non italiana sono più del 40%. Le scuole del quartiere, in rete, stanno sperimentando un modello innovativo di scuola interculturale, che punta sul plurilinguismo, i genitori che diventano mediatori culturali e le associazioni

di Sara De Carli

La frase d’esordio è sempre la stessa: “È arrivato un alunno nuovo che non sa una parola d’italiano”. «Ma è quella prospettiva che dobbiamo cambiare», dice Alessandra Smerilli, «perché magari quel bambino di lingue ne parla tre e noi invece continuiamo a definire gli alunni stranieri rispetto alla “mancanza”. Va cambiato il paradigma. Nella scuola deve entrare sempre di più il plurilinguismo». 

Smerilli è la coordinatrice dell’area educativa di Asinitas, un’associazione di promozione sociale nata nel 2005 nel quartiere romano di Torpignattara. È nata dentro una scuola – la Pisacane – che all’epoca aveva più del 90% di iscritti di origine straniera ed era bollata come “scuola-ghetto”: attraverso il lavoro congiunto fatto dalla dirigenza, dagli insegnanti, dai genitori e dalle associazioni del quartiere, quella scuola ha saputo ribaltare la propria rappresentazione, trasformando l’alta presenza di alunni non italiani da problema a valore. La “scuola ghetto” così è diventata una “scuola internazionale”, e già chiamarla così dice di tutta un’altra percezione, nella narrazione ma soprattutto nei fatti: «Il trend delle iscrizioni presto si è ribaltato, perché una scuola accogliente è una scuola attraente per tutti», dice oggi Smerilli. 

Ovviamente per gli studenti neoarrivati è utile attivare dei percorsi di rafforzamento dell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua (L2): «ma che siano inclusivi e non che escludano, perché l’apprendimento – soprattutto a quell’età – è stimolato dai pari. Ciò che funziona non sono tanto i percorsi separati di L2, ma la capacità degli insegnanti di organizzare e gestire le attività tra pari, il saper costruire attività didattiche che “tengano dentro” la valorizzazione delle potenzialità dei bambini, per esempio inserendo tanto plurilinguismo dentro l’insegnamento dell’italiano come L2», spiega Smerilli. «Non dico che l’italiano come L2 a scuola non ci debba essere, ma va integrato all’interno di un percorso che preveda anche la vita di classe. La Francia da anni ha scelto il modello delle “classi ponte”, con gli alunni neoarrivati che stanno un anno in quelle classi e poi vengono “smistati”. Ma l’Italia ha un modello di scuola che è riuscito a integrare le differenze prima e più di tutti, penso alla disabilità ma anche ai dialetti regionali… Perché adesso dobbiamo tornare indietro invece che sperimentare?». 

Non dico che l’italiano come L2 a scuola non ci debba essere, ma va integrato all’interno di un percorso che preveda anche la vita di classe. L’apprendimento – soprattutto a quell’età – è stimolato dai pari

Alessandra Smerilli, Asinitas

Sperimentare modelli innovativi di inclusione

Se a fine marzo il ministro Giuseppe Valditara aveva rilanciato l’idea di un “tetto” per gli alunni stranieri presenti in una classe, adombrando l’idea di classi ponte in cui fare una “full immersion” di italiano come L2, nei giorni scorsi lo stesso ministro ha cambiato rotta annunciando per il 2025 l’arrivo di docenti ad hoc per rafforzare l’insegnamento dell’italiano nelle classi in cui ci siano più del 20% di studenti stranieri che non lo parlano bene.

Un atto concreto per affrontare un tema che – al netto dei posizionamenti ideologici con cui spesso è affrontato – pone oggettivamente alle scuole una marea di sfide. «Naturalmente va benissimo rafforzare il corpo docenti di italiano L2 nelle scuole, ma è poco utile se dall’altra parte si continua a impoverire la scuola pubblica con finanziamenti insufficienti e con visioni pedagogiche retrograde e inadeguate alle complessità del presente», annota Smerilli.

Galassia Torpigna è uno dei 23 progetti selezionati dall’impresa sociale Con i Bambini sul bando “Vicini di scuola”, finanziato dal fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il bando vuole sperimentare modelli innovativi di scuola interculturale, affrontando il problema della concentrazione di studenti stranieri (che inasprisce le disuguaglianze) e del white flight (la “fuga” delle famiglie da alcune scuole percepite come “di frontiera” verso scuole più “attraenti”).

Una volta le chiamavamo “scuole pioniere”, apripista di sperimentazione pedagogica, ora questa è semplicemente la realtà quotidiana della scuola. Questa realtà ci piace e ci stimola perché una scuola accogliente è una scuola attraente per tutti

Alessandra Smerilli, Asinitas

Asinitas è il capofila del progetto: «Vogliamo fare in modo che le nostre scuole diventino sempre più aperte, inclusive, capaci di accogliere le sfide e le opportunità che la società multiculturale ci offre. Occorre che le scuole e le associazioni mettano in comune e in campo le esperienze, gli strumenti e le pratiche utili a prevenire e contrastare fenomeni di dispersione e di segregazione scolastica. L’obiettivo è quello di definire e sperimentare un protocollo operativo per una scuola interculturale, che risponda alle esigenze reali del territorio. Una volta le chiamavamo “scuole pioniere”, apripista di sperimentazione pedagogica, ora questa è semplicemente la realtà quotidiana della scuola e questa realtà ci piace e ci stimola, siamo convinti che il plurilinguismo, l’intercultura, la pedagogia cooperativa arricchiscano tutti i bambini e le bambine e l’intera comunità educante», afferma Smerilli.


Torpignattara, la scuola specchio del quartiere

Torpignattara o “Torpigna”, come amano chiamarla i suoi abitanti, è un quartiere del quadrante est di Roma. «È sì una periferia, ma “a du’ passi dar centro”», sintetizza Smerilli.

In realtà è proprio dal quartiere che bisogna partire, «perché la scuola è lo specchio del quartiere». A seconda di chi lo osserva e lo racconta, Torpignattara oscilla fra l’essere un «laboratorio di convivenza multietnica all’avanguardia» e un «quartiere degradato, malfamato, a rischio di esplosione». È un tema importante, sottolinea Smerilli, «perché l’autopercezione viene molto influenzata dalla narrazione».

In questo quartiere, che oggi è uno dei più densamente abitati di Roma con 50mila abitanti in 3 kmq di cui il 20% di origini straniere, all’inizio degli anni ‘90 arriva una prima ondata migratoria dal Bangladesh. Anche oggi quella comunità resta la più presente, seguita da India, Cina, Egitto ed Est Europa. Fra i ragazzi e le ragazze di seconde e terza generazione è una babele di lingue. «I problemi veri di Torpignattara non sono l’alto numero di residenti stranieri, ma la mancata cura degli spazi pubblici, il degrado delle strade, le voragini, il caro affitti, il mancato sostegno alle attività di microimprenditoria, il disinvestimento su cultura e animazione sociale, l’assenza di luoghi di aggregazione per ragazzi e ragazze e anche naturalmente la sovrappopolazione che le rende la vita più complicata».

Non si può negare che Torpignattara sia un quartiere che accoglie una popolazione che vive una precarietà economica, lavorativa e abitativa. Le scuole accolgono famiglie con queste realtà. «D’altra parte però c’è un grandissimo attivismo sia delle associazioni sia dei singoli cittadini. Asinitas è nata nel 2005, quando dentro la scuola dell’infanzia della Pisacane abbiamo aperto la prima scuola di italiano per le mamme. È una cosa che facciamo anche ora: i corsi di italiano, percorsi di sostegno alla maternità…  fa tutto parte di percorsi in cui si cerca un aggancio ma per costruire insieme dei percorsi di riscoperta di desideri, talenti, competenze che altrimenti rimarrebbero sommersi. Tutto questo c’entra anche con “Galassia Torpigna” sia perché la scuola è fatta anche delle famiglie sia perché uno dei punti chiave del cambiamento è la mediazione culturale». 

Galassia Torpigna

Alla Pisacane, la scuola che vent’anni fa era bollata come “ghetto”, gli alunni con background migratorio oggi sono il 40% alla primaria e il 43% alla secondaria. Il calo di iscrizioni oggi riguarda invece un’altra scuola del quartiere, la Deledda, quella che vent’anni fa era la meta verso cui le famiglie “fuggivano”: gli alunni con background migratorio qui oggi sono il 53% alla primaria e il 24% alla secondaria. «Non possiamo dire che la presenza di una concentrazione elevata di alunni con background migratorio non ponga delle sfide: sfide nella didattica ma anche nel rapporto con le famiglie. Però c’è anche un’altra sfida: che la differenza linguistica sia condivisa con la classe come ricchezza, valorizzando il plurilinguismo», spiega Smerilli. «Dobbiamo “complessificare” l’idea della lingua madre tant’è che noi, che abbiamo sempre celebrato la Giornata della lingua madre, da due anni parliamo invece di Festa delle lingue madri. Tanti bambini considerano come lingua madre sia l’italiano sia quella della mamma e del papà oppure hanno il papà che parla una lingua e la mamma che ne parla un’altra». 

La presenza di una concentrazione elevata di alunni con background migratorio pone sfide nella didattica ma anche nel rapporto con le famiglie. Però c’è anche un’altra sfida: che la differenza linguistica sia valorizzata come ricchezza

Alessandra Smerilli, Asinitas

Formazione, mediazione, offerta extrascolastica

Gli assi portanti del progetto “Galassia Torpigna” per realizzare una scuola interculturale innovativa e attrattiva sono tre: la formazione degli insegnanti, la mediazione scolastica e di comunità, l’offerta formativa interculturale del territorio. «La formazione degli insegnanti è centrale perché gli insegnanti avvertono una grande solitudine rispetto ad avere classi multilingue, multilivello, con tanti arrivi in corso d’anno che mettono in crisi. Da una parte, poiché questa è la realtà, le scuole hanno già un grande patrimonio di pratiche, esperienze, didattica inclusiva sperimentale, ma questo patrimonio non è condiviso. La metafora è quella della necessità di “allineare i pianeti”. C’è una ricchezza che va fatta emergere, attraverso il lavoro di una comunità di pratica», spiega Smerilli. 


Il secondo asse di lavoro è quello della mediazione scolastica e di comunità: «Ci stiamo interrogando su quale sia una mediazione scolastica veramente efficace e non emergenziale o a chiamata. Su come anzi coinvolgere i genitori in percorsi di formazione sul tema mediazione e su come facilitare l’azione dei “genitori ponte”. In questi anni abbiamo immaginato  e realizzato tante azioni che hanno coinvolto i genitori italiani e stranieri, creando occasioni di scambio e conoscenza. Abbiamo incontrato tante donne che si sono rivelate eccellenti mediatrici informali nella loro comunità e che potrebbero esserlo anche nelle scuole dei figli con le mamme neoarrivate, sia per facilitare la comunicazione sia per portare dentro la scuola quella ricchezza linguistica e culturale che dicevamo prima. Quest’anno per esempio le maestre sono molto contente perché grazie alla mamma mediatrice che era presente ai colloqui, per la prima volta la maggior parte di ragazze di origine benglase ha avuto il permesso di partecipare ai campi scuola; grazie alla costruzione di fiducia hanno mandato le figlie a dormire fuori», racconta Smerilli. 

Per il momento la nostra è una ricerca, non una ricetta. L’unica certezza è che dobbiamo mantenere acceso il fuoco della ricerca pedagogica e collaborare insieme tra docenti, educatori, famiglie

Alessandra Smerilli, Asinitas

Il terzo asse è la costruzione di un’offerta formativa educativa e interculturale in sinergia con le associazioni del territorio: «Associazioni che ci sono ma che non dialogano fra loro, penso alle associazioni di stranieri, alle scuole di lingue madri, serve fare una progettualità comune, mescolarci di più con le associazioni che si occupano di canto e danza tradizionali, immaginare laboratori che coinvolgano le classi per intero, valorizzino le culture e le lingue».

Passare dai singoli pianeti alla galassia, creare un modello di alleanza educativa interculturale che consenta alle scuole di avere più strumenti: questo è l’obiettivo. «Per il momento è una ricerca, non una ricetta. L’unica certezza è che dobbiamo mantenere acceso il fuoco della ricerca pedagogica e collaborare insieme tra docenti, educatori, famiglie», conclude Smerilli. 

Le immagini sono frame del video “Sussurrando a Tor Pignattara” realizzato con i bambini di alcune scuole primarie di Torpignattara il 27 febbraio 2024 per la giornata delle lingue madri o scattate in occasione della giornata internazionale per i diritti dei migranti del 18 dicembre.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.