Formazione

G8: Voci fuori dal coro

P. Piero Gheddo: Consigli di un missionario a Berlusconi e ai contestatori del G8. "Vorrei vedere negli 8 Grandi attenzione verso popoli considerati indegni di entrare nel commercio internazionale"

di Redazione

P. Piero Gheddo, missionario-giornalista del Pontificio Istituto delle Missioni Estere (PIME), ha girato il mondo in lungo e in largo quando era direttore della rivista “Mondo e Missione”. Ha scritto da poco il libro “Davide e Golia al G8. Dialogo sulla globalizzazione” che è in stampa per le edizioni San Paolo. A lui Fides ha rivolto queste domande:

  • P. Gheddo, oggi il Presidente italiano del Consiglio, on. Silvio Berlusconi ha incontrato il Papa, a pochi giorni dall’incontro del G8 a Genova. Cosa direbbe lei, come missionario all’on. Berlusconi? Io gli direi di interessarsi come Italia e come G8 all’abisso che c’è nel mondo fra ricchi e poveri. Questo è lo scandalo più grande del nostro tempo. Vorrei vedere negli 8 Grandi questa attenzione prioritaria verso popoli che non sono considerati nemmeno degni di entrare nel commercio internazionale. Fino agli anni ’70 l’Africa nera sub-sahariana partecipava al 3% del commercio mondiale; oggi partecipa solo per l’1%. Di fatto essa viene marginalizzata. La globalizzazione è un treno che corre con tecnologie avanzate, ma taglia fuori queste popolazioni.
  • Lei è d’accordo perciò con chi contesta il G8? Io interpreto questa contestazione in senso positivo. So benissimo che in questa contestazione vi sono anche tendenze anarchiche, violente e anticristiane. Ma vi è pure una giusta reazione contro questa spaccatura del mondo. Le statistiche internazionali mostrano che all’inizio del secolo scorso la proporzione nelle ricchezze fra nord e sud del mondo era di 8 a 1. Oggi siamo a 70-80 a 1. Non è possibile andare avanti così: non è giusto, né umano, né pacifico. Non è possibile che vi siano 49 paesi LDC (Least developed countries, nazioni meno sviluppate) che vivono solo di aiuti e non hanno nemmeno la forza di partecipare al commercio internazionale con un loro specifico contributo.
  • Ma in questa contestazione non c’è anche un tentativo di paternalismo nei confronti dei poveri? Il popolo di Seattle è stato accusato di farsi paladino dei poveri senza avere la delega di nessuno. Questo è certo. Fra i giovani contestatori temo che non vi sia quasi nessuno che abbia visitato il Terzo mondo e magari non ha nemmeno il desiderio di andarci. Prima mi ha chiesto cosa direi a Berlusconi. Adesso dico quanto consiglierei ai contestatori del G8: ragazzi, ammiro le vostre intenzioni, ma dovete diventare fratelli dei poveri in modo autentico. Vi propongo come minimo un gesto contro il consumismo inutile e superfluo, ad esempio la chiusura delle discoteche a mezzanotte. Ma la proposta più seria è di buttare la vita con i poveri. Venite con i nostri missionari in Africa, non fatevi solo pestare dalla polizia. Nel 1985 c’erano in Africa 1700 volontari laici di varie associazioni e organismi. Oggi ce ne sono solo 400. Questo è dovuto al governo italiano che ha ridotto i contributi a questi organismi, ma nessuno ha contestato queste scelte. In secondo luogo non ci sono più giovani che vogliono dare 3 o 4 anni di vita ai poveri. Quando sono scomparsi i soldi, sono scomparsi anche i volontari. Non si può contestare il G8 e poi godersi l’abbondanza del nord.
  • Qual è contributo dei missionari al G8 e alla giustizia mondiale? Dobbiamo essere convinti di quanto diceva Madre Teresa per l’India: “La più grande disgrazia è di non conoscere Gesù Cristo”. Non solo per la vita eterna e la salvezza spirituale, ma per questa vita. Dove entra l’annuncio di Gesù Cristo, la vita cambia in meglio. I paria dell’India, ad esempio, 100 anni fa erano schiavi delle altre caste. Grazie ai missionari cattolici e protestanti, con l’influsso del vangelo e dell’educazione, questi paria oggi sono divenuti importanti per la società. Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Missio dice: Lo sviluppo non è prodotto del commercio o delle tecniche. Lo sviluppo è prodotto dall’uomo. Educare e cambiare l’uomo produce sviluppo e progresso” (n.58). La Chiesa italiana, sulla scia del Giubileo aveva lanciato la proposta per la cancellazione del debito estero ai paesi poveri. Questa proposta, fatta anche dal Papa, ha avuto una risposta debole da parte dell’occidente. Sono più che d’accordo con la campagna contro il debito. Ma mi meraviglio che la Chiesa italiana, o questi comitati, o anche i missionari, si accodino solo agli slogan del momento: viene di moda il debito estero e si parla del debito. Ci sono altre cose che nessuno dice, nemmeno i cristiani.. In questi giorni è stato pubblicato un manifesto anti-G8 da parte di associazioni cattoliche e missionarie. Ma è possibile che in esso vi siano solo critiche al G8, analisi su pil, tecnologie, tassazioni e non ritenga importante affermare da nessuna parte che Gesù Cristo è l’unico salvatore che cambia il cuore dell’uomo? Eppure questo dovrebbe essere il compito fondamentale degli istituti missionari. Non è il desiderio di etichettare tutto con il bollo cristiano: è solo il risultato di quanto dicono i missionari sul campo. Negli ultimi due anni ho visitato molto l’Africa e ho parlato con i missionari del tema del debito estero. Tutti mi hanno detto: Se condonate solo il debito estero, aiutate i dittatori. Dovete costringere i governi a cambiare. Come mai i governi africani destinano il 30% del loro bilancio alle Forze Armate , solo il 2 all’educazione e l’1,5 alla sanità? Occorre cambiare le élite attraverso una profonda educazione. E in questo i missionari possono fare molto.
  • I missionari come agenti di sviluppo? Noi missionari non risolviamo tutto: siamo troppo pochi. Ma stabiliamo dei ponti. I missionari italiani in Africa, circa 7 mila, fanno una grande opera di sviluppo nel continente. Più che applaudirli e ammirarli, bisogna imitarli. E questo lo dico proprio ai contestatori del G8.

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