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G8: varato il piano d’azione per l’Africa

Per la prima volta nella storia dell'esclusivo Club l’Africa siede allo stesso lungo tavolo ovale degli Otto grandi

di Redazione

Il Vertice del G8 ha oggi varato il piano d’azione per l’Africa, destinato a segnare ”una nuova partenza” per il Continente africano. Lo ha oggi annunciato il premier canadese Jean Chretien, presidente del Vertice. L’annuncio e’ stato fatto al termine di una sessione congiunta del G8 con i leaders di quattro Paesi africani (Algeria, Nigeria, Senegal, SudAfrica) che si sono dichiarati soddisfatti dell’accordo raggiunto. Era anche presnte alla riunione il segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Per la prima volta nella storia dell’esclusivo Club l?Africa siede allo stesso lungo tavolo ovale degli Otto grandi per proporre una via d’uscita ‘tutta africana’ alle miserie dell’unico Continente, dove nell’era della globalizzazione continua ad aumentare il numero dei morti per fame. E dove 300 milioni di persone – la metà della sua popolazione complessiva – vive con meno di un euro al giorno. Una possibilita’ di rilancio e, al tempo stesso, aiuti concreti che la ”tirino fuori dal pozzo della poverta”. Sono parole che vanno dirette al cuore del problema quelle pronunciate al suo arrivo in Canada dal presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, portavoce al G8 delle speranze di tanti africani, insieme ai colleghi del Senegal, Abdoulaye Wade, del Sud Africa Thabo Mbeki e dell’Algeria Abdelaziz Bouteflika. In quattro ore – tanto durera’ la ‘sessione africana’ del G8 inclusa la colazione di lavoro – i leader africani dovranno convincere i paesi piu’ ricchi della terra ad appoggiare il piano del Nepad (Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa) messo a punto da 15 stati africani e che, in sostanza, propone all’Occidente governi senza corruzione in cambio di aiuti. Lanciato al G8 di Genova dello scorso anno e subito definito ”la piu’ importante proposta politica di sviluppo dell’Africa da 40 anni a questa parte”, il Nepad mira ad imporre un’accelerazione alla crescita del continente africano, dando come obiettivo di base ai paesi che vi aderiscono un tasso di sviluppo pari al 7% per i prossimi 15 anni, atraverso iniziative di svluppo dell’industria agroalimentare, delle infrsatrutture e delle nuove tecnologie. Sostenitore d’eccezione dei quartetto africano e’ il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, che ha ripetutamente manifestato tutte le intenzioni di premere sugli Otto grandi perche’ facciano sforzi supplementari per l’Africa, in particolare per risolvere i numerosi conflitti che la colpiscono. ”Nessuno investe se i vicini non sono affidabili – ha detto Annan alla vigilia di Kananskis – e i conflitti in corso danno davvero l’impressione che l’Africa sia un continente in crisi e, nessuno, si sta precipitando per investire in questi paesi”. C’e’ attesa per il varo del Piano d’azione per l’Africa. Ma gli stessi africani temono pero’ che esso non andra’ oltre il miliardo di dollari di aiuti aggiuntivi gia’ annunciati nella prima giornata del Summit per compensare le perdite dei paesi piu’ poveri nell’esportazione di beni di prima necessita’. Spalleggiato dai partner europei, il premier canadese Jean Chretien ce l’ha messa tutta per fare dell’aiuto ai paesi poveri una priorita’ di questo summit. Da parte americana appare chiaro che il presidente George W.Bush non vuole essere coinvolto piu’ di tanto nell’elargire aiuti a paesi con governanti corrotti, mentre il Giappone punta la sua attenzione negli aiuti all’area dell’Asia e del Pacifico. ”Abbiamo bisogno di qualcosa da portare a casa – ha detto proccupato il presidente nigeriano – per poter dire alla nostra gente che si e’ levata una nuova alba nei rapporti tra l’Africa e il mondo industrializzato. Se continueremo a cantare la stessa canzone degli anni scorsi, la gente presto perdera’ interesse”. In attesa di questa nuova alba l’Agenzia dell’Onu per lo sviluppo (Undp) nel suo ultimo rapporto avverte: ”se non si invertira’ il trend l’Africa sara’ l’unica regione del mondo dove il numero dei poveri nel 2015 sara’ maggiore di quello del 1990”.

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