Welfare

G8, un altro giornalista escluso

Tempi duri per i free-lance a Genova, come spiega in una denuncia la collega Daniela Binello

di Giampaolo Cerri

Sempre problematico il rapporto fra informazione e G8. Dopo il caso di Donatelle Poretti, la giornalista di Radio Radicale cui era stato negato inizialmente il pass (proprio ieri la situazione si è definitivamente risolta con l’accredito). Ecco il caso di Daniela Binello, free-lance che collabora con varie riviste sociali. Esclusa dagli accrediti per il mancato placet della Questura, rivolge un appello ai giornalisti di tutte le testate. Eccolo “Cari colleghi, non mi e’ stato concesso il pass per il G8 governativo che avevo richiesto seguendo le modalità impartite dalla Farnesina fin dal mese di maggio. Lunedi’ scorso, recandomi al Teatro della Corte di Genova, sede deputata al rilascio pass per la stampa “regolare” (cioe’ iscritta all’Ordine), mi e’ stato precisato che accanto al mio nome compariva a terminale la scritta “non stampare” (il pass). Roberta Bianco, responsabile ufficio stampa per gli accreditamenti del G8 (l’ufficio e’ sotto l’egida del dr. De Pedis, del Mae), mi ha comunicato soltanto che le liste dei giornalisti richiedenti il pass venivano vagliate dalla “Questura” e che le decisioni erano, dunque, di loro competenza. Fino a tutt’oggi ho cercato di fare l’impossibile sia per conoscere i motivi del rifiuto nei miei confronti (siamo pero’ oltre un centinaio nelle stesse condizioni su oltre 4mila pass rilasciati) _ cosa che mi e’ negato sapere _ sia per tentare di sbloccare la situazione. Pare che il responsabile per la Questura di Genova (organo territoriale competente) sia il dr. Subrano con il quale non si riesce a comunicare in alcun modo. Avevo richiesto l’accreditamento per il mensile “Mondo sociale”, ma sono una giornalista free lance e lavoro anche per altre testate, come ad esempio “Rassegna sindacale” (settimanale nazionale Cgil), l’Agenzia “Redattore sociale”, il trimestrale “Qualita’ Equita’” diretto dal professor Giovanni Berlinguer. Non ho carichi pendenti, non sono mai stata denunciata o querelata. Non ho mai opposto resistenza a pubblici ufficiali; anzi, occupandomi di esteri mi reco piuttosto sovente anche in zone di guerra o di conflitto sociale e spesso, per cause di forza maggiore, sono ospite di strutture istituzionali del governo italiano all’estero (Balcani, Africa, America Latina, etc.). L’unico episodio che mi e’ venuto in mente a forza di fare ipotesi e’ che qualche mese fa sono stata fermata all’uscita dello Zapata, un centro sociale piuttosto conosciuto di Genova, che aderisce al GSF e alla Rete ControG8. Alla Digos, che era stazionata fuori dal centro sociale, avevo mostrato il mio tesserino di giornalista credendo in buona fede che comprendessero il motivo professionale per cui mi trovavo li’. La mia supposizione e’ che per eccesso di zelo mi abbiano iscritta nelle liste degli “indesiderati” (o concetto analogo che non saprei meglio definire). Ho avuto, come altri colleghi nelle mie stesse condizioni, la solidarieta’ dell’Ordine e della Fnsi, e naturalmente della rivista “Mondo sociale” (per la quale avevo chiesto il pass) che ha subito fatto un comunicato a Serventi Longhi, ma l’intervento verso le istituzioni si e’ per ora fermato a dichiarazioni di protesta generali che alcuni giornali hanno riportato con qualche breve riga. Da parte dei colleghi accreditati (o di quelli che dopo il rifiuto iniziale hanno ottenuto il pass tramite l’intervento di politici influenti) non vi e’ stata alcuna azione di sostegno nei confronti di chi come me si trova in questo frangente dove viene negata la possibilita’ di lavorare e quindi, oltre agli aspetti fondamentali del diritto alla libera informazione, anche quello di guadagnarsi da vivere (per i free lance e’ un danno economico che potrete benissimo comprendere essendo tutte le spese di trasferta a nostro carico). Ho segnalato anche al GSF l’opportunita’ di segnalare il piu’ possibile questi abusi (di potere?) ma finora devo ammettere che, a parte la diffusa “solidarieta’ compassionevole”, nulla di piu’ concreto si e’ configurato. Mi permetto di dire: non e’ una bella cosa. Ho percio’ accettato di sporgere due denunce, come consigliatomi dall’Ordine dei giornalisti di Genova (al quale mi sono rivolta in loco, pur essendo iscritta a Roma). Una denuncia e’ civile (“700”, ricorso urgente), l’altra e’ di tipo penale (abuso d’ufficio). Mi risulta che solo io e un altro collega (su oltre cento) abbiamo firmato le denuce. No comment. Continuo a fare il mio lavoro, esclusa dai Magazzini del Cotone e dalla zona del vertice governativo, naturalmente. Non ricevero’ l’ambito “pacco” (quello che ho ricevuto io e’ un altro tipo di pacco) gastronomico dei migliori prodotti liguri offerto dalla Regione. 🙂 Pero’ mi pare una situazione assai grave e che non promette buoni auspici anche per il futuro dei nostri diritti di operatori dell’informazione free lance’.


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