Famiglia

G8: Susan George (Drop the debt) dice no alla violenza

Con lei concordano molti esponenti delle ong italiane

di Gabriella Meroni

“L’opzione della violenza è stupida e tale da impedire lo sviluppo del movimento”. Lo ha detto Susan George, riferendosi alle recenti polemiche sull’organizzazione del Forum sociale delle Ong in concomitanza con il G8 di Genova.
E sarebbe davvero un peccato se questo avvenisse ora, perché, sono sempre parole di Susan George “la situazione non è mai stata così piena di speranza, sicuramente la migliore da vent’anni a questa parte”. E questo perché c’è una grande chiarezza: da un lato un controllo del grande capitale finanziario su tutti i governi del mondo, a cominciare da quello degli Stati Uniti, dall’altra un movimento che ha già raggiunti significativi successi, contro gli OGM come contro il MAI e che si sta organizzando sempre meglio, come dimostra, tra l’altro, la rete ATTAC, che sta per strutturarsi anche in Italia.

L’intervento della George, che è stato accolto da fragorosi applausi di un pubblico numeroso e appassionato, è stato pronunciato nel corso del seminario internazionale, organizzato da COCIS, COSPE e Solidar, su “Percorsi di giustizia: sviluppo locale e globalizzazione dei diritti”, che si tiene oggi e domani (per l’intera giornata) a Bologna, alla Sala dei Notai (Via dei Pignattari 1).

Oltre alla George, è intervenuto Riccardo Petrella, dell’Università di Lovanio, che si è posto come punto di riferimento gli 8 miliardi di persone che abiteranno il pianeta fra vent’anni: chi stabilirà chi avrà il diritto alla vita e chi no? Una domanda terribile, in un quadro in cui tutto è stato privatizzato e mercificato, dall’acqua, essenziale alla vita, alle risorse genetica, all’educazione, fino alla politica . Come ristabilire il primato della politica? Battendosi, è la sua ricetta, per il controllo delle tecnologie e del sistema bancario, a cominciare dalla BCE.

Altri interessanti interventi alla prima mattinata di questo convegno, che proseguirà nel pomeriggio di oggi e per tutta la giornata di domani, sono venuti dai rappresentanti di quei popoli del Sud del mondo che non chiedono più elemosine, ma offrono invece idee: Shirajul Islam, dal Bangladesh, ha descritto il funzionamento del sistema del microcredito per i poveri, analizzandone gli effetti di medio periodo, l’influenza sullo status delle donne, le prime valutazioni e le prospettive future. Dirceu Boufleuer, rappresentante del Movimento Sem Terra del Brasile, ha raccontato come i contadini si battano, in concreto e quotidianamente, per impedire la svendita delle risorse del paese al grande capitale internazionale. Angel Saldomando, dal Nicaragua, ha messo al centro dello sviluppo locale la partecipazione politica delle comunità, su cui anche le organizzazioni non governative (Ong) non devono cessare di interrogarsi.

Mario Gay, presidente del Cocis, che ha coordinato gli apporti, ha espresso in particolare due vergogne: una per il livello scandalosamente basso delle risorse destinate dall’Italia alla cooperazione (siamo al penultimo posto dopo gli USA), l’altra per il trattamento cui devono sottoporsi gli ospiti alle frontiere italiane: il delegato brasiliano è stato trattenuto due ore, mentre la rappresentante del Fronte Saharaui non ha ottenuto il visto.

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