Cultura

G8: parla il free-lance tedesco picchiato alla Diaz

Il giovane, che oggi sarà interrogato dal pm Enrico Zucca, ha dichiarato di essere andato a Genova durante il G8 per scrivere un articolo

di Paul Ricard

Mesut Dunan, 26 anni, un giovane giornalista free-lance di origine turca ma cittadino tedesco, presente nella scuola Diaz la sera dell’ irruzione da parte delle forze dell’ ordine, ha partecipato ieri ad una conferenza stampa dei legali di Suna Yasar Gol. Il giovane, che oggi sarà interrogato dal pm Enrico Zucca, ha dichiarato di essere andato a Genova durante il G8 per scrivere un articolo. Di quella notte ricorda che stava dormendo nel suo sacco a pelo e così pure Suna. ”Ad un tratto – ha raccontato – sentii dei colpi forti perche’ fu sfondata la porta. Entrarono delle persone con le divise ed il casco in testa. Urlavano in italiano e tutti abbiamo alzato le mani”. ”Poi – ha proseguito – hanno preso Suna per i capelli, l’hanno trascinata fuori dal sacco a pelo e l’ hanno colpita con calci ed a manganellate. In quel momento la luce era accesa. Anch’io fui picchiato ed ebbi un braccio rotto”. Di Suna, anch’ essa giornalista, ha parlato poi l’avvocato Pastore: ”Quando, dopo la scarcerazione, le comunicarono l’espulsione, per lei fu uno shoc terribile. Se dovesse tornare in Turchia sicuramente rischierebbe la vita”. Il legale ha poi chiesto che ”cessi questa ignobile campagna di stampa che, a più riprese, ha associato il nome di Suna Yasar Gol a ipotetici collegamenti terroristici. ”Per questo – ha detto – abbiamo sporto querela per diffamazione ad alcuni organi di stampa”. Il legale ha anche parlato dell’audizione del prefetto La Barbera davanti alla commissione parlamentare. ”La Barbera citò la presenza a Genova della giovane turca indicandola come appartenente ad un gruppo rivoluzionario – ha riferito Pastore – ma non disse che è rifugiata politica e che, quindi, protetta dalle Nazioni Unite, non puo’ essere estradata in Turchia”. ”Chiediamo – ha aggiunto il legale – che la richiesta di estradizione della Turchia non abbia alcun valore in Italia perché Suna è una rifugiata e perché la corte che l’ ha condannata non è riconosciuta legittima dalla Corte Europea”. Ha poi spiegato che il ricorso, depositato presso il consolato di Basilea nell’agosto scorso, inviato a Genova per raccomandata non è mai arrivato. L’ avvocato Pastore ha raccontato che Suna Gol fu arrestata in Turchia nel marzo ’95, dopo una rivolta in un quartiere di Istanbul repressa nel sangue dalla polizia (17 morti e 400 feriti). ”Suna, accusata di appartenere ad un gruppo di matrice marxista leninista, fu torturata selvaggiamente nelle celle di sicurezza turche” ha riferito il legale. ”In quell’ occasione – ha proseguito – ebbe la possibilità di togliersi dagli occhi la benda che veniva messa ai prigionieri e pote’ vedere un uomo che, secondo quanto apprese successivamente, risultava ufficialmente scomparso. Il cadavere di quell’ uomo, Hasan Ocak, fu poi ritrovato nella fossa comune del cimitero di un villaggio. Suna ebbe il coraggio di denunciare pubblicamente di aver visto quell’ uomo nelle celle di sicurezza. Lo ha però pagato a caro prezzo: ha dovuto lasciare il suo paese rifugiandosi in Svizzera”. Il legale ha poi confermato il racconto del free-lance precisando che Suna, la sera dell’irruzione alla Diaz riportò diverse ecchimosi ed una ferita alla testa. Medicata in ospedale fu condotta nella caserma di Bolzaneto dove rimase sul pavimento per tutta la notte. L’ indomani fu accompagnata nel carcere di Voghera e tre giorni dopo, assistita dall’ avvocato Stefano Bigliazzi, fu interrogata dal gip che non convalido’ l’ arresto ordinando la scarcerazione. Quindi fu espulsa.


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