Welfare

G8 di Napoli e Genova. Amnesty critica l’Italia

Con il rapporto 2002 l'Italia entra nel libro nero di Amnesty, che bacchetta il governo dell'Ulivo come quello del Polo per le violenze della polizia e chiede una commissione d'inchiesta sui fatti

di Ettore Colombo

L’Italia è entrata nel libro nero di Amnesty International. Il tesserino di ingresso glielo hanno dato soprattutto “le torture, i maltrattamenti compiuti nel 2001 dalle forze dell’ordine a Napoli e a Genova”. Questo è quanto è emerso dal rapporto annuale 2002 sui diritti umani che l’associazione umanitaria ha presentato a Roma lo scorso 28 maggio. L’analisi è stata condotta su 152 paesi di tutto il mondo. E, secondo Amnesty, l’Italia è rientrata tra quelli in cui, nel 2001, si sono registrate gravi violazioni dei diritti umani. “Abbiamo ricevuto – ha detto il presidente della sezione italiana di Amnesty, Marco Bertotto – decine di testimonianze inequivocabili su abusi e maltrattamenti compiuti dalle forze dell’ordine italiane, spesso ai danni di manifestanti non violenti, a Brescia, a Napoli ed a Genova”. “Mai come quest’anno – ha rilevato Bertotto – le pagine del nostro rapporto hanno testimoniato l’esistenza in Italia di un problema di rispetto dei diritti umani. Siamo molto preoccupati – ha aggiunto Bertotto – per l’estensione qualitativa e quantitativa dei fatti che vengono denunciati”. Sono sei le pagine del rapporto dedicate all’Italia, ma le denunce sono gravi. Si fa riferimento, in particolare, all’uccisione di Carlo Giuliani da parte di un carabiniere durante la manifestazione al G8 di Genova. Alle “torture compiute dagli incaricati del rispetto della legge ai danni dei manifestanti”. “Centinaia di persone – si legge nel documento – sono state vittime di violazioni dei diritti umani”. L’accusa, ci tiene a precisare Amnesty, non è affatto politica. Le preoccupazioni di Amnesty sullo stato dei diritti umani in Italia, secondo Bertotto, infatti, “non sono un fenomeno nuovo”. “Da anni – ha rilevato – denunciamo l’esistenza di un problema di tortura e di maltrattamenti ingiustificati nelle carceri e nelle stazioni di polizia italiane. Ci preoccupa il fatto che le autorità abbiano finora fatto poco davanti alle nostre denunce, visto che sui fatti indicati nel rapporto sono state avviate poche ed insufficienti inchieste amministrative”. “E’ poi da rilevare – ha aggiunto Bertotto – la tendenza a coprire le forze dell’ordine, che sono proprio quelle che hanno il maggior interesse a che sia fatta verità”. Amnesty ha, quindi, rinnovato al Governo italiano la richiesta di istituire “una specifica commissione d’inchiesta che indaghi sui fatti di Genova e Napoli”. Si tratterebbe, ha spiegato Bertotto, di “un organismo con una giurisdizione sufficientemente ampia e che affronti anche i temi dell’addestramento e del comportamento delle forze di polizia e delle loro regole di ingaggio. Chiedere questo non vuol dire essere a favore dei No Global violenti, né opporsi alla necessità di assicurare la sicurezza”. L’ulteriore richiesta dell’associazione umanitaria è quella di inserire, nell’ordinamento penale italiano, il reato di tortura. Che è uno dei temi caldi di Amnesty. Nel rapporto 2002, poi, Amnesty ha anche contestato al governo italiano il “rifiuto di ottemperare a un ordine di cattura internazionale per l’arresto di un cittadino ruandese incriminato di genocidio dal Tribunale penale internazionale per il Ruanda, e residente in Italia”. “L’Italia – si legge nel documento – ha motivato il rifiuto con l’assenza, nella sua normativa interna, di principi legali per effettuare tale arresto”.


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