Economia

G8, cancellazione debito, Moro: bisogna fare di pi

Ieri rappresenentanti della società civile italiana hanno incontrato il premier Romano Prodi e gli sherpa del G8. Il commento del direttore della Fondazione giustizia e solidarietà.

di Emanuela Citterio

?Occorre una più significativa iniziativa politica sui temi del debito estero e dell?aiuto pubblico allo sviluppo: non ci si può accontentare di quanto è stato fatto?. Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà (FGS), promossa dalla Cei per dare continuità alla Campagna Giubilare per la riduzione del debito estero, commenta così l?incontro avvenuto ieri tra il premier Romano Prodi, gli sherpa del G8 e una rappresentanza della società civile che si occupa di questioni internazionali.

?Esprimiamo apprezzamento – dichiara Moro a margine dell?incontro – per la franchezza con cui Prodi ha ammesso che i Paesi del G8 sono inadempienti rispetto agli impegni assunti in sede internazionale e che anche l?Italia dovrebbe impegnarsi più adeguatamente. Questo tuttavia non significa che ci si possa accontentare?. ?Ci attendiamo – aggiunge il direttore dell?organismo ? che l?Italia non segua l?iniziativa internazionale per la riduzione del debito HIPC, ma operi perché le cancellazioni siano effettuate con tutti i Paesi a basso reddito?. Dei 70 Paesi a basso reddito, infatti, ricorda l?economista, ?solo 40 hanno accesso all?iniziativa HIPC che è implementata, completamente o parzialmente, solo per 30 di essi?.

?Guardando in particolare ai numeri dell?Africa sub-sahariana ? spiega ancora Moro – possiamo notare che il dato del debito è solo lievemente diminuito, passando da 200 miliardi di dollari del 2000 a 176 miliardi del 2006. Ciò che preoccupa però è il fatto che il servizio del debito sia salito da 13 miliardi di dollari del 2000 a 23 miliardi di dollari del 2006?. Secondo la FGS, dunque, il debito rappresenta tuttora un problema. Per la Fgs, del resto, “è necessario – che gli impegni per l?aiuto pubblico allo sviluppo siano intesi come corresponsabilità per la tutela dei diritti universali che origina un contributo obbligatorio e non una liberalità?.

A fronte delle critiche circa la difficoltà di assorbimento del denaro nel Sud del mondo a causa della corruzione, il direttore della FGS ricorda che ?quando si costruisce un quadro giuridico come quello che richiediamo in cui si garantisce la trasparenza e il coinvolgimento della società civile, questi rischi si riducono significativamente, come dimostrano le esperienze della Fondazione in Guinea Conakry e Zambia e quelle di molte altre associazioni che operano nel Sud del mondo?.


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