Non profit

G20. Leader divisi sui paradisi fiscali

I leader dei G20 sono ancora divisi sull’entità dell’aumento dei fondi per il Fondo monetario internazionale (Fmi), il trattamento dei paradisi fiscali e le risorse da destinare al rilancio del commercio internazionale

di Redazione

Molti Paesi del G20, tra cui la Cina e diversi Paesi europei, si oppongono all’elaborazione di una lista nera dei paradisi fiscali, che Francia e Germania vorrebbero approvare già oggi al vertice del G20 di Londra. Lo riferiscono fonti diplomatiche a margine della riunione che si è aperta questa mattina a Londra. L’accordo su una “black list”internazionale potrebbe dunque slittare di qualche mese, arrivando presumibilmente sul tavolo del vertice del G8 della Maddalena. In ogni caso, spiegano fonti diplomatiche, la lista dovrebbe vedere la luce «entro l’anno».

I leader sono divisi anche sull’entità dell’aumento dei fondi per il Fondo monetario internazionale (Fmi) e le risorse da destinare al rilancio del commercio internazionale.

Gli Stati Uniti vorrebbero triplicare le risorse del Fmi portandole a 750 miliardi di dollari, invece dei 500 suggeriti fino ad ora. Due settimane fa l’Ue si è detta pronta a contribuire con 75 miliardi di euro (oltre 100 miliardi di dollari), mentre altri 100 miliardi di biglietti verdi sono stati messi sul piatto mesi fa dal Giappone.
Il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha esortato i leader mondiali ad affrontare anche il problema degli asset tossici delle banche. «Non ci si riprende mai prima che il sistema bancario venga ripulito a fondo» ha detto durante un’intervista al Financial Times. «Gli Stati stanno giustamente insistendo sugli stimoli e l’Ue sta giustamente insistendo sulla regolazione. Non si stanno muovendo abbastanza rapidamente per ripulire il sistema finanziario».

Brown, inoltre, vorrebbe un accordo su 100 miliardi di dollari per sostenere il commercio internazionale.

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