Mondo

G20, fumata bianca

Pioggia di miliardi. Ecco i numeri e le reazioni italiane e internazionali

di Franco Bomprezzi

Chiuso il G20 di Londra. I grandi del mondo lanciano il loro piano anticrisi: 1.100 miliardi di dollari da destinare al Fondo monetario internazionale. Mentre in tutto saranno 5 i miliardi di dollari che da qui al 2010 saranno stanziati dai singoli paesi del G20 per le politiche pubbliche nazionali. A sostegno dei Paesi poveri 50 miliardi: vera svolta o briciole? Vota il sondaggio di vita.it

 


“Lo show del premier” (nella fotonotizia sorridente e abbracciato agli altrettanto sorridenti Obama e Medvedev) campeggia in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA di oggi sotto il titolo “Accordo tra i grandi contro la crisi”. Via i paradisi fiscali, 5mila miliardi di dollari, più soldi al Fondo monetario. In sintesi: «Il premier Gordon Brown ha annunciato con soddisfazione il successo del vertice G20, con un accordo che premia soprattutto le posizioni di Stati uniti, Regno unito e Cina, desiderosi di privilegiare l’iniezione di risorse più che l’accento su nuove regole. 5mila miliardi di dollari di stimoli all’economia, poteri di vigilanza e di allerta affidati a un organismo centrale – il Financial Stability Board, guidato da Mario draghi, fine dei paradisi fiscali e del segreto bancario: ecco il corposo pacchetto di emergenza». I servizi da pag 2 a pag 6. Il CORRIERE offre anche una lunga intervista all’economista Vitale (candidato del centrosinistra al cda dell’expo) che già nel 2002 scriveva: «Tra le principali cause di degenerazione del modello americano c’è anche lo squilibrio politico-sociale a favore del top management delle grandi società che ha permesso a questa nuova aristocrazia di appropiarsi di corrispettivi che non hanno più alcuna relazioni con le prestazioni fornite , con i risultati raggiunti, con l’andamento reale delle aziende».  E oggi su Obama dice: «Obama continua a finanziare con cifre enormi Wall Street…Questo dimostra come l’establishment americano sia ancora potentissimo. Per loro la cosa più importante è ristabilire il ruolo predominante della finanza sull’economia». E ancora: «Ma la spinta dal basso è talmente forte che alla fine anche questo scoglio verrà superato. I padroni degli Usa erano i banchieri e questo crollo di classe dirigente è paragonabile a quanto accaduto nell’Urss». Sull’auto: 1La capacità produttiva mondiale è di 60 milioni di vetture l’anno. La domanda è di 30 milioni. Bisognerà chiudere molti stabilimenti, e non sarà facile nè indolore».

“Mille miliardi contro la crisi”. L’apertura di LA REPUBBLICA è dedicata all’economia: le decisioni del G20, lo stop ai paradisi fiscali, l’accresciuto potere al Fmi, la stretta sui manager e il taglio degli interessi della Bce. Riferisce Ennio Franceschini: al vertice tutti hanno vinto. Gli americani che volevano più fondi per i piani di stimolo, Francia e Germania che non ne volevano. Ma al di là dell’accordo, «il diavolo sta nei dettagli». Il trilione di dollari stanziato ora si aggiunge ai 5mila miliardi già stanziati dai singoli paesi, ma le riserve Fmi vengono triplicate e l’oro usato per sostenere i paesi poveri. Il rifiuto del protezionismo è netto, ma sarà precisato più avanti (alla Maddalena). È stata fata una lista nera dei paradisi fiscali, ma si deciderà poi che farsene…Il quotidiano dedica molto spazio al summit (da pagina 2 a pagina 9) tratteggiando anche un ritratto del protagonista. Ovvero Obama. Misurato, concreto, pragmatico: il presidente ha cercato di ribaltare l’immagine del suo paese ed è uscito vincitore. «Sono venuto a Londra per ascoltare e imparare, ma anche per offrire una leadership americana: penso di aver centrato l’obiettivo»; «L’America è un leader, è la più grande economia del pianeta, la prima potenza militare e ha una grande influenza sulle idee e la cultura, ma lo fa al meglio se è capace di ascoltare, se riconosce che il mondo è complicato e che c’è bisogno di collaborare con gli altri Paesi e se mostra un atteggiamento di umiltà».
“Una piccola Bretton Woods”, commenta Andrea Bonanni: «i risultati superano le attese su tutti i fronti». Non basterà a porre fine alla recessione, probabilmente; «quello che nessuno ammette apertamente è che neppure l’inattesa concordia di tutti i leader potrà riportare il mondo alla situazione di un anno fa. Quel modello di sviluppo e crescita è irripetibile perché si è dimostrato illusorio. E Obama ha avvertito gli altri senza mezzi termini: non vi illudete che, superata la crisi, l’America torni a indebitarsi per finanziare la crescita del pianeta». Ezio Mauro, direttore del quotidiano, si dedica invece a “La rivolta dei nuovi esclusi”, lungo editoriale in cui si occupa della rappresentanza delle persone che hanno perso il lavoro, i nuovi esclusi appunto, e delle difficoltà della politica che aveva superato la questione del lavoro come fosse antica.«Il capitale senza lavoro è così diventato uno dei motori di questa crisi, perché ha ridotto la complessità della globalizzazione ad una sola dimensione, quella economica, ha sostituito l’autonomia della finanza all’autonomia della politica, resa marginale o servente fino a consumare il nesso che nelle democrazie ha sempre legato i ricchi e i poveri».

“Contro la crisi 1100 miliardi” titola LA STAMPA pubblicando in prima pagina la foto di Berlusconi fra Obama e Medvedev. Rigide regole per la finanza internazionale, hedge funds sotto controllo, paradisi fiscali obbligati a rientrare nei ranghi e uno stimolo per l’economia affidato al Fmi. Il summit si conclude con il successo delle posizioni di Francia e Germania, salutato dal presidente Barack Obama come un «vertice storico per la magnitudine della risposta che abbiamo dato alla crisi», sebbene proprio lui –  evidenzia il corrispondente da New York Molinari – abbia dovuto fare dei passi indietro (in particolare Obama voleva uno stimolo globale più imponente che non c’è stato). LA STAMPA mette in evidenza la scelta di affidare al Fondo monetario internazionale il compito di finanziare i Paesi in difficoltà: «L’Fmi avrà poteri di intervento nelle economie nazionali senza precedenti» e di fatto «si trasforma nella roccaforte multilaterale degli aiuti ai Paesi in difficoltà finanziaria».
“Obama datti da fare” è il titolo di un primo piano in cui il quotidiano ripercorre la strategia di Silvio Berlusconi durante il vertice, definendola «un fenomeno tutto da studiare». La foto con i presidenti russo e americano è stato «un capolavoro mediatico» da parte di chi conosce le regole della comunicazione e il valore delle immagini, così come la capacità durante tutto il summit di coltivare l’ “amicizia” con Obama, e la dichiarazione all’arrivo al vertice, «quando il Cavaliere ha chiesto platealmente a Gordon Brown davanti alle telecamere, indicandolo riga per riga, un emendamentto al documento finale sul social pact cioè l’impegno dei grandi a sostenere chi è rimasto senza lavoro».

“Un successo senza vinti né vincitori” è il titolo del fondo di commento che il SOLE24ORE dedica al G20. La tesi è questa: non è stato un vertice facile, ma alla fine si è concluso «in gloria», con un accordo che triplica i fondi dell’Fmi e mobilita altri 1.100 miliardi di dollari a sostegno dell’economia globale. I toni sono esaltanti: si è fatto ripartire il motore bloccato dell’economia mondiale, fondato un nuovo ordine finanziario. Insomma si è svoltato, e non ci sono vincitori né vinti perché si sono fatti gli interessi del mondo, e non di una parte. Benissimo poi l’ammissione che il mondo è ormai interdipendente, e quindi nessuno può andare da solo (nemmeno i G8). Ma c’è un ma: è mancata infatti la messa al bando vera dei titoli tossici, i veri responsabili della crisi: e finché non si farà questo, i successo del G20 sarà più limitato di quello che appare.

IL MANIFESTO parte dal titolo in prima «Alimentazione forzata» dedica le prime cinque pagine all’argomento. L’editoriale di marco d’Eramo, in maniera sarcastica ma facendo trasparire preoccupazione spiega come, al di là della cronaca degli eventi, il G20 di Londra sia stato assolutamente inutile per trovare vere soluzioni alla crisi galoppante. La tesi è più o meno che il mondo economicamente rilevante pensa a se in questo momento grigio e il terzo mondo, mi scuso per il gioco di parole, passa in secondo piano. Come si evince in coda all’articolo infatti le uniche decisioni prese sono relative ai finanziamenti da parte del Fmi che sarebbero di 1100 miliardi di dollari (in realtà neanche le cifre sono sicure) mentre per il terzo mondo sono pronti 50 miliardi di dollari (niente). Dello stesso tenore l’articolo a pagina 3 a firma di Antonio Tricarico che dipinge il G20 come una vera e propria mission impossibile. Se infatti si pensava di poter, «in sole sette ore discutendo un testo di nove pagine negoziato i meno di due settimane», dare una nuova forma di governance globale, un luogo di concertazione e di compensazione politica della globalizzazione economica, era scontato l’esito: un fallimento. Se una cosa positiva c’è stata è da attribuire alla crisi che ha portato il tema della regolamentazione finanziaria in agenda ed un elenco di paradisi fiscali. Pagine 4 e 5 del quotidiano comunista sono dedicate alle proteste, alle violenze della polizia e alla morte di Ian Tomlison, uno dei manifestanti, deceduto in circostanze da chiarire. Sembra un po’ il ripetersi di Genova, con da una parte le proteste sempre pacifiche, dall’altra giornate intere di scontri con la polizia e in tutto questo il lutto che questa volta colpisce un signore di 47 anni, che  a quanto pare si era aggregato alle proteste all’ultimo minuto. I manifestanti accusano i «bills» londinesi di violenze gratuite e cariche sadiche. La polizia si limita a spiegare la sua verità che riguarda il decesso del cittadino inglese, francamente poco credibile. La cosa che lascerà perplessi i lettori è che in tutto questo lungo resoconto dei fatti, tra cariche e irruzioni in centri sociali e campeggi pacifisti, non una riga sulle immagini di giovani che assaltavano le banche, neanche un richiamo ai famigerati black block. C’è spazio anche per un box in cui si racconta delle violenze subite da Paolo Garbando, giornalista della testata che è intervenuto anche ad Anno zero, la trasmissione di Santoro, la stessa in cui in un intervista, un ragazzo in passamontagna, alla domanda del perché stessero distruggendo le facciate della banche risponde: almeno spendono qualcosa per ricomprare le vetrine. Il G20 sarà anche un fallimento ma la soluzione alternativa ha del ridicolo e dell’agghiacciante.          

“G20, meno paradisi più aiuti” è l’apertura di AVVENIRE che al tema dedica i due primi piani di pag 4 e 5, più l’editoriale di Giulio Albanese. L’enfasi è alla «dimensione umana della crisi» (al posto del «patto sociale» proposto da Berlusconi) e al promessa dei governi: «Svilupperemo un mercato del lavoro giusto e sostenibile a livello familiare sia per gli uomini che per le donne. Sosterremo l’occupazione, stimolando lo sviluppo, investendo nell’istruzione e nella formazione e con politiche dei mercati del lavoro attive, con un’attenzione ai più vulnerabili». Entusiasmo anche per l’autorizzazione al Fondo monetario internazionale a vendere parte delle sue riserve in oro, pari a 50 miliardi di dollari, per aiutare i paesi poveri e le nazioni africane. Avvenire sottolinea il peso che la lettera di Benedetto XVI indirizzata a Gordon Brown ha avuto nella decisione. Trionfale il comunicato finale dell’incontro, con l’annuncio del «più grande stimolo fiscale e monetario e il programma di supporto del sistema finanziario di più vasta portata dei tempi recenti.

ITALIA OGGI fa chiarezza su dove finiranno  i 6 mila miliardi di dollari destinati dal G20: 500 andranno al fondo monetario che potrà anche vendere una certa quantità di oro per aiutare i paesi poveri toccati dalla crisi. Le entrate derivanti da tali  vendite sarebbero circa 1.100 miliardi di dollari; 250 miliardi di dollari sono stati destinati dal G20 per finanziare lo sviluppo del commercio e rilanciare gli scambi internazionali; 100 miliardi alle banche multilaterali di sviluppo come la Banca Asiatica di sviluppo e l’omologa istituzione africana. I paesi poveri riceveranno 50 miliardi di aiuti. All’aumento dei fondi per il Fmi hanno contribuito con 40 miliardi di dollari la Cina, con 100 miliardi l’Ue e altrettanti il Giappone.  Non ci saranno bonus per i manager che fanno fallire le società. «I numeri uno delle  istituzioni finanziarie saranno nominati sulla base del merito» ha detto Gordon Brown.
Il G20 ha messo il turbo ai mercati.. E’ il titolo di ITALIA OGGI  nella sezione Mercati e Finanza. Ieri il Mibtel ha chiuso con un + 4,35%. Milano ha registrato scambi record per 3,278 miliardi di euro, livello massimo dallo scorso 17 ottobre. L’euro ha guadagnato terreno sul dollaro  a 1,3447. La moneta comune ha guadagnato terreno anche sullo yen a 133,69. Secondo l’analisi dell’articolo, a sostenere i mercati sono stati le aspettative e i risultati del G20 e alcuni buoni dati economici americani. In Usa, gli ordini all’industria sono cresciuti dell’1,8% in febbraio, oltre le attese. E’ il primo incremento da sei mesi a questa parte.


IL GIORNALE  dedica nove pagine alla conclusione del g20. “Crisi, che cosa hanno deciso i grandi” è il titolo in prima. Sul fronte economico, il Giornale, oltre a schematizzare le misure prese dai grandi, intervista a pag. 7 a Giorgio Barba Navaretti, docente di Economia a Milano, intervistato da Marcello Foa. Navaretti sottolinea «è molto significativo che le misure per stabilizzare l’economia mondiale siano state affidate al Fondo monetario internazionale. I Paesi occidentali in questa crisi hanno perso credibilità, valorizzare il Fondo monetario internazionale è un modo per ridare legittimità alle istituzioni globali. Il messaggio è molto forte: anziché confidare solo sull’America e in parte sull’Europa si punta su un traino globale».
Ovviamente poi spazio allo show di Berlusconi (“e a Palazzo va in onda il Cavaliere Show”, pag. 2), agli aspetti di costume (“La politica del sorriso ha cancellato l’etichetta”), ma due pagine sono dedicate alle contestazioni, alle pag.4-5: secondo il Giornale “Torna la lotta di classe”, con un’intervista al filosofo Biagio De Giovanni secondo cui “si rischia il terrorismo”. Editoriale di Michele Brambilla, che attacca Liberazione che ha parlato di “cortei pacifici”: Brambilla  parla di «una volontà di minimizzare che sembra parente stretta di un giustificazionismo strisciante. (…) Il problema sono anche le parole. Quando un Diliberto dice a Sky tg24, come ha fatto mercoledì, «Noi odiamo Berlusconi», il problema sono le parole. Quando un regista come il francese Gustave Kerven, presentando il suo film Louise-Michel che racconta di operaie che decidono di uccidere il padrone, dice «certo non condanno i sequestri di manager in atto nel mio Paese», e aggiunge che «i lavoratori dovrebbero essere più arrabbiati», il problema sono le parole. Una certa aria di consenso, ecco qual è – se non il problema – uno dei problemi. Anche le Brigate Rosse avevano cominciato con sequestri di manager «puramente dimostrativi». E quel che ne seguì non ha certo giovato alla causa dei lavoratori».

 

E inoltre sui giornali di oggi:

 

IMMIGRATI

LA REPUBBLICA – “Foggia, arriva il bus solo per immigrati sulla linea 24 mezzi diversi per gli stranieri”. L’azienda dei trasporti ha istituito (per motivi di ordine pubblico) un doppio percorso dal centro della città alla borgata di Mezzanone, che ospita il centro di accoglienza richiedenti asilo: un mezzo per bianchi e uno per gli stranieri. Vendola, il governatore pugliese, chiede di abolirlo subito. L’onorevole Touadi (Pd) commenta : «è il primo caso ufficiale di separazione fra italiani e stranieri ed p molto grave».


IL GIORNALE – “A Foggia bus separatai per gli immigrati. Troppe tensioni a bordo dei mezi pubblici, allestite navette con fermate distitnte per gli stranier che vivono nel centro di accoglienza. E si scatena la polemica con accuse di apartheid e razzismo”.



LEGGE 40

CORRIERE DELLA SERA –  Dopo la bocciatura parziale della legge sulla fecondazione assistita da parte della Consulta, interviene il presidente della Camera, Gianfranco Fini: «la sentenza rende giustizia alle donne italiane, specie in relazione alla legislazione di tanti paesi europei. Fermo restando che occorrerà leggere le motivazioni della Corte, mi sembra fin d’ora evidente che quando una legge si basa su dogmi di tipo etico-religioso, è sempre suscettibile di censure di costituzionalità, in ragione della laicità delle nostre istituzioni».

LA STAMPA – “La consulta rende giustizia alle donne”: primo piano sull’intervento del presidente della Camera. Il sottotitolo è “L’affondo di Fini sulla fecondazione scatena l’ira del mondo cattolico”. Tra le voci che hanno reagito alla presa di posizione di Fini nell’articolo si citano la teodem Paola Binetti, «il vescovo bioeticista Elio Sgreggia», non meglio precisate «associazioni cattoliche» e il quotidiano Avvenire che ha scritto che ha parlato di una legge «non squarciata ma lacerata».

IL GIORNALE – “Fecondazione, sulla legge ora è tutti contro tutti”. Il GIORNALE fa la cronaca della giornata, con le dure parole di Fini e la replica di Casini. E ospita due interventi, entrambi contro la sentenza della Corte Costituzionale: Gianni Baget Bozzo e Paolo Becchi.
 
   
DIPENDENZE

AVVENIRE – La vetrina di pagina tre è dedicata a un affresco su “Gioco, il demone è on line: sedotti sempre più giovani”. Boom del pocker virtuale: un giro d’affari di 47 miliardi nel 2008, soltanto in marzo ha totalizzato un fatturato di 180 milioni di euro. I ragazzi sono tra i maggiori utilizzatori di siti, scommesse, slot machine, gratta e vinci. Il 10% rientrerebbe nella categoria degli «accaniti», con pesanti conseguenze economiche e familiari. Il 43% dei giovani che scommettono sul web sono studenti.


EUTANASIA

LA STAMPA – “Eutanasia per amore” è il titolo in prima pagina che rimanda a un articolo sulla “Dignitas” la clinica svizzera che del suicidio assistito. Il fondatore Ludwig Minelli ha raccontato di una coppia che ha chiesto di morire. Lui gravemente ammalato, lei no, solo decisa a seguirlo nella “dolce morte”. Minelli spiega che non tutti quelli che vogliono entrare nella stanza della morte poi lo fanno davvero. Il 70% delle persone ha cambiato idea, dice, «come se dietro quella porta ci fosse anche la vita, assieme al pentobarbital, diluiito in un bicchiere d’acqua, il succo di mela, la cannuccia rosa e quel po’ di musica che serve ad addormentarsi meglio».


STATI VEGETATIVI

AVVENIRE – Via al progetto nazionale coordinato dall’Irccs Istituto neurologico Carlo Besta su “Funzionamento e disabilità negli stati vegetativi e negli stati di minima coscienza”, finanziato dal ministero della Salute attraverso il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm). Il progetto di ricerca, mirato anche a creare una rete tra le diverse realtà (centri di riabilitazione, residenze assistenziali, reparti ospedalieri), coinvolgerà 65 centri sanitari e arruolerà 800 pazienti  con le relative famiglie. Saranno coinvolte almeno sette associazioni di famiglie, la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), l’Aidm (Associazione italiana donne medico), e saranno partner del progetto il Centro di bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Centro Explora-Ricerca e analisi statistica.


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