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G2, gli immigrati che pensano in italiano
Giovani /Nasce il Forum delle seconde generazioni
«C ome parli bene l?italiano». Tutto nasce da qui. Un apprezzamento, che per molti stranieri è motivo d?orgoglio, ma per quasi mezzo milione di loro è, invece, un?offesa. Sono le ?seconde generazioni?, i figli dei primi migranti. «Non vogliamo sentirci dire quella frase perché non ci sentiamo affatto stranieri», dice Billy Gonzales, nato a Milano 23 anni fa da genitori filippini. Gonzales e gli altri 491mila G2, nome con cui si fanno chiamare, sono italiani di nascita o arrivati da piccoli, ormai maggiorenni, anche se spesso under 30. Parlano la lingua del Belpaese molto meglio di quella d?origine, si sentono italiani al 100%, tanto da venire ripresi, a volte, dai genitori, che non capiscono questa predisposizione. «Loro sono arrivati in Italia senza poter comunicare, sono stati la prima generazioni di immigrati, quella del sacrificio», spiega Gonzales, che ha studiato Scienze internazionali e si occupa proprio di effetti migratori. «Noi G2, generazioni seconde, siamo diversi, vogliamo poter dire la nostra su quello che ci riguarda», aggiunge.
Quello delle G2 è un inedito fenomeno di partecipazione attiva. In forte espansione. Oggi sono almeno un centinaio i giovani che hanno aderito al network delle seconde generazioni. «E pensare che tutto è cominciato un anno fa, con incontri informali tra pochi amici, fuori dalla stazione Termini di Roma», rivela Paula Vivanco, 30enne cilena, in Italia da quando ne aveva sette. «Abbiamo capito di avere le stesse difficoltà di integrazione, ci siamo riuniti per risolverli», osserva la Vivanco, che fra l?altro lavora come giornalista nella capitale. Gruppi spontanei sono nati anche a Milano, Genova, Prato e Napoli. Internet invece è il loro punto d?incontro virtuale. «Il 27 settembre saremo ricevuti al ministro Ferrero», afferma con forte accento romano Mohamed Tailmoun, 33 anni, mediatore culturale arrivato a sei anni dalla Libia. «Vogliamo inserirci attivamente nella società, per scongiurare fin d?ora il rischio di rivolte stile banlieues francesi», gli fa eco Maricel Argenal, 27enne filippina arrivata in Italia 17 anni fa ed oggi educatrice a Milano. Identità. Il linguaggio dei G2 non fa alcun riferimento alla comunità d?origine. «È proprio così», incalza la Argenal, «non vogliamo creare divisioni inutili distinguendoci a seconda della nostra origine. Asiatici, latinoamericani, africani, o europei, siamo tutti G2». Almeno la metà dei G2 non ha la cittadinanza e, anche dopo i 18 anni di età, deve ricorrere ai permessi di soggiorno per studio, lavoro o stato di famiglia.
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