Povertà educativa femminile

Futura, un progetto che aiuta le giovani donne a guardare avanti

Già attivate oltre la metà delle 300 doti educative che il progetto Futura mette a disposizione di ragazze e giovani donne, tra i 13 e i 24 anni, nelle tre città di Napoli, Roma e Venezia

di Anna Spena

Maria è la quarta di cinque figli. La prima femmina dopo tre figli maschi. Aveva 13 anni, frequentava l’ultimo anno delle scuole medie, e in tasca si teneva stretto un sogno: continuare a studiare al liceo classico e poi iscriversi all’università. I genitori le dissero: «c’è già tuo fratello grande che la frequenta, non abbiamo i soldi per pagarla ad entrambi». I professori delle medie le dissero: «Meglio scegliere un istituto tecnico». E ancora le amiche le suggerirono: «Fai la scuola da estetista o da parrucchiera». Maria alla fine si iscrisse all’alberghiero. Oggi ha 17 anni, ha lasciato la scuola e lavora a nero in un supermercato per 300 euro al mese. Il progetto Futura è nato per questo: per non lasciare in tasca i sogni delle tante Maria, Agnese, Roberta, Simona, che vivono in Italia. 

Che cos’è il progetto Futura

Futura è un progetto nazionale che per ora è attivo nelle città di Venezia, Roma e Napoli. È un’iniziativa promossa da Save the Children, Forum Disuguaglianze e Diversità e la fondazione Yolk™ in collaborazione con Intesa Sanpaolo. L’intervento vede protagoniste trecento ragazze e giovani donne tra i 13 e i 24 anni che vivono situazioni di grave povertà e forte vulnerabilità. Futura prevede l’attivazione di “Piani personalizzati di accompagnamento educativo”, definiti a partire dagli specifici bisogni e aspirazioni di ogni ragazza e giovane donna coinvolta, collegati a delle risorse economiche declinate su specifiche attività o sostegni materiali e supporti individuali. Oggi a Napoli, negli spazi di Dedalus cooperativa sociale è stato fatto il racconto del primo anno di attività. I percorsi attivati nel primo anno di progetto nei tre diversi territori sono stati 155, per la fine di febbraio diventeranno 184, di cui 38 a Napoli. A livello nazionale le giovani madri attualmente coinvolte sono 25. Tutti i percorsi attivati non sono interventi sporadici ma si sviluppano e si consolidano nel tempo, prevedendo un accompagnamento di lunga durata, spesso lavorando contemporaneamente su più ambiti.  Il 45% degli interventi attiene all’ambito studio e lavoro, con percorsi di ripresa o sostegno allo studio dai primi anni delle scuole superiori fino all’università. Il 28% si rivolge a speranze e aspirazioni, proponendosi di realizzare obiettivi specifici come il riorientamento e una pianificazione più concreta della propria vita. Il 20% è rivolto al benessere emotivo, con diversi percorsi che includono la partecipazione ad attività sportive, culturali, ricreative e, all’occorrenza, di sostegno psicologico. Il restante 7%, rivolto alle relazioni sociali e alle reti di supporto, riguarda quei percorsi in cui si forniscono strumenti per esercitare cittadinanza attiva, conoscenza dei luoghi, delle istituzioni, delle possibili reti di supporto sul territorio.

La povertà educativa femminile


L’obiettivo del confronto di oggi a partire dall’esperienza maturata nel primo anno di attività del progetto, è stato quello di provare ad estrarre dalle azioni indicazioni e indirizzi di policy applicabili a livello locale e nazionale, iniziando proprio dal confronto con le istituzioni cittadine, rappresentate dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi: «Napoli», racconta, «presenta una forte necessità di politiche educative, soprattutto in determinate aree a elevata emarginazione sociale. Progetti come questi possono fornire un contributo concreto a ridurre i divari, a favorire l’uguaglianza sociale e l’emancipazione femminile. Come amministrazione da due anni stiamo puntando molto sulla sinergia virtuosa tra pubblico e privato, tra istituzioni e Terzo settore, con il comune obiettivo di rendere la nostra città sempre più equa».
Il tema della povertà educativa è più sentito che mai. «È triste che nel 2024, in un Paese come l’Italia, dover affrontare il tema della povertà educativa», dice Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Telethon e Italo, che ha partecipato alla presentazione. «Siamo in un momento in cui la politica è impegnata in progetti di distrazione di massa e si allontana dalle priorità vere delle persone». L’Italia è sempre di più un Paese diseguale e «le disuguaglianze», sottolinea Paolo Bonassi, executive director iniziative strategiche e social impact Intesa Sanpaolo, «frenano la crescita del Paese e ostacolano l’emancipazioni degli individui. Il punto di forza del progetto Futura è il lavoro svolto insieme da soggetti molto diversi per natura e dimensione. Credo che mettere a fattor comune le rispettive esperienze e risorse permetta di massimizzare il beneficio a favore di chi ne ha bisogno, giovani donne le cui difficoltà di oggi rischiano di avere ripercussioni serie in futuro».


Non è un caso che il progetto si rivolga in modo particolare alle donne:
«I dati sull’occupazione femminile», spiega Raffaela Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save the Children, «parlano chiaro: in Italia solo il 52% delle donne lavora, la metà quindi rimane fuori. Questo dato in Campania scende al 30%. Siamo davanti ad uno spreco di talenti e capacità di sviluppo di un intero Paese. Uno spreco che ha un impatto drammatico non solo sulla vita delle donne, ma sulla vita di tutti». La povertà è un circolo vizioso: «Se le donne non lavorano», continua Milani, «non si aprono nuovi asili nido. Se mancano i nidi aumenta il tasso di povertà educativa. Il progetto Futura prova ad indicare una strada che può essere percorsa, perché la povertà si combatte allargando le possibilità di scelta. Quando allarghi l’orizzonte recuperi la capacità di aspirare ed immaginare il futuro».

Poi Milani ricorda una conversazione con una ragazzina che frequenta un Punto Luce di Save the Children in una periferia romana: «”Che vuoi fare da grande?”, le ho chiesto. “Vorrei fare l’educatrice, ma poi mi guardo attorno e già so che non ce la posso fare”. E pensava di non potercela fare perché attorno per lei significava una piazza di spaccio con ragazzini poco più grandi che avevano lasciato la scuola. Ecco non possiamo lasciare che una ragazzina di 12 anni pensi di non potercela fare. Le disuguaglianze educative ed economiche oggi cancellano sul nascere le aspirazioni di crescita di tante ragazze e giovani donne, le più penalizzate – nonostante i migliori risultati scolastici – anche nell’accesso al mondo del lavoro. Il progetto Futura vuole tracciare una strada per rimuovere questi ostacoli e rafforzare i sistemi di welfare locale, attraverso strumenti flessibili e personalizzati, con un impegno congiunto – delle istituzioni, degli attori privati e del mondo non profit – in grado di sostenere concretamente e valorizzare le risorse e i talenti di tutte le ragazze».

«Come Yolk™ con Futura abbiamo scelto di lavorare con donne vittime di violenza e donne migranti. Futura è un progetto unico poiché finalmente, e spesso per la prima volta, le ragazze possono diventare protagoniste della loro vita e sottrarsi da una situazione familiare complicata. Futura mette in luce i fattori di protezione che esistono anche nelle vite più traumatizzate. Combattere la povertà educativa con percorsi individualizzati come fa Futura é per noi il Futuro!», dice Clementina Cordero di Montezemolo, fondatrice e presidente Fondazione Yolk™.

Tutti possono sostenere il progetto Futura con il proprio contributo attraverso la piattaforma di raccolta fondi di Intesa Sanpaolo, visitando la pagina www.forfunding.it/progettofutura.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.