Salute

Fuori le carte

La commissione di indagine ministeriale sui finanziamenti per la lotta all’Aids ha concluso i lavori ad aprile. Ma Rosi Bindi non ne pubblica i risultati. Aiuti: "Vuole coprire qualcuno?"

di Paola Mattei

«No, il documento non ce l?ho e anche se ce l?avessi non glielo darei». A parlare così è stato, qualche giorno fa, il dottor Spignello del Centro operativo Aids del ministero della Sanità. Il documento era la conclusione della commissione di inchiesta, nominata dal ministro Bindi, sull?utilizzo dei fondi per la lotta contro l?Aids. E i malcapitati richiedenti eravamo noi. Il ministro Bindi ha infatti annunciato di non voler rendere pubblici i risultati dell?indagine ministeriale, conclusasi in primavera, sull?utilizzo dei fondi ministeriali relativi all?anno 1996 per la ricerca scientifica e le attività delle associazioni. La storia di questa inchiesta ministeriale è infinita.
Tutto cominciò nel giugno del 1996, quando, durante una serata televisiva su Rai Uno, il presidente della Lila, Vittorio Agnoletto, denunciò il presunto cattivo utilizzo dei fondi pubblici destinati alla ricerca scientifica. In seguito a quella denuncia, ?Vita? pubblicò un ampio dossier che documentava metodi e criteri di assegnazione dei fondi; e sempre sull?onda delle polemiche il ministro Bindi annunciò la costituzione di una commissione di indagine che avrebbe dovuto produrre risultati entro sei mesi. I tempi, poi, si sono allungati. La commissione ha infatti depositato la relazione il 28 di aprile 1997. Ma fino a oggi nessuno ha potuto conoscerne i contenuti, per esplicito divieto del ministro. Il professor Fernando Aiuti è stato il primo (e l?unico) ad alzare la voce contro questa decisione. «A che pro condurre un?inchiesta se poi non si pubblicano i risultati? Il ministro vuole forse coprire qualcuno?» ha buttato lì l?immunologo. Fulminea la reazione della Bindi: «Lo querelerò» ha annunciato. Ma sulle ragioni che l?hanno portata a ?secretare? la relazione, non una parola.
Martedì 25 novembre, il ministro era atteso in Parlamento per rispondere alle interrogazioni di alcuni parlamentari di An e Forza Italia che avevano rilanciato le richieste di Aiuti. Ma Rosi Bindi non si è presentata ?per impegni precedenti?, come ha riferito il suo ufficio stampa. Ma perché, caro ministro, tanta ostinazione? Proviamo a girare la domanda a uno dei componenti la commissione d?inchiesta, il professor Benciolini dell?università di Padova. «Nella relazione non c?è nessuno che possa essere compromesso individualmente» ci ha detto. «Semplicemente abbiamo individuato una serie di problemi generali nella distribuzione dei fondi. Perché il ministro non vuole rendere pubbliche le nostre conclusioni? Non lo so. D?altra parte io il ministro non l?ho mai visto…». Come, scusi? «Non è mai venuta alle nostre riunioni. Sono andato io da lei a presentarmi un giorno che passava da Padova».
Intanto, in Parlamento si sta muovendo anche il presidente della commissione Sanità del Senato, Francesco Carella, che ha convocato Rosi Bindi per chiederle ufficialmente delle risposte sui risultati dell?inchiesta. Finora il senatore Carella non è però riuscito a mettersi in contatto con lei. E le associazioni che si occupano di Aids? A oggi (martedì 25) nessuna di loro ha protestato. Pierluigi Perinotto, della Lila, si è detto ?fiducioso? nell?operato del ministro, di cui attende serenamente le decisioni. «Le conclusioni della commissione, anche se non sono state ancora rese note, hanno contribuito a modificare la composizione della Commissione nazionale Aids e i criteri di assegnazione dei fondi per la ricerca». Verissimo. Ma allora, ripetiamo, perché non renderli di dominio pubblico?

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