Cultura
Fuocoammare in corsa agli Oscar
Il film documentario di Gianfranco Rosi è stato designato a rappresentare il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar per il miglior film straniero
Una giuria composta da nove membri tra cui Nicola Borrelli (direttore generale cinema del Ministero per i Beni e le attività culturali), Tilde Corsi (produttrice), Osvaldo De Santis (distributore), Piera Detassis (giornalista), Enrico Magrelli (giornalista), Francesco Melzi D'Eril (distributore), Roberto Sessa (produttore), Paolo Sorrentino (regista), Sandro Veronesi (scrittore) ha affidato al documentario su Lampedusa, già Orso d'oro al Festival di Berlino, la speranza di tornare sul palco del Dolby Teathre di Los Angeles dopo il trionfo nel 2014 de La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino
Nel film Rosi racconta la vita quotidiana degli abitanti di Lampedusa e il dramma degli sbarchi dei migranti. Due realtà che raramente dialogano tra loro se non attraverso la figura di Pietro Bartolo, il medico della speranza e dei salvataggi.
Erano sette, compreso Fuocoammare, i film iscritti alla gara per la candidatura italiana agli Oscar. Gli altri concorrenti erano Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno con Paola Cortellesi; Indivisibili di Edoardo De Angelis, presentato alle Giornate degli Autori all’ultimo Festival di Venezia; Suburra di Stefano Sollima su Mafia Capitale; il comic in salsa italiana Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti; Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese; Pericle il nero di Stefano Mordini con Riccardo Scamarcio.
Raggiunto a Parigi il giorno dell’opening per l’uscita di Fuocoammare in Francia, Rosi ringrazia la commissione che ha avuto il coraggio di selezionare un film documentario a rappresentare l'Italia nella corsa alla preziosa statuetta. «Ho appena scoperto che anche l'Ucraina lo ha fatto. Questo testimonia che il confine tra cinema e documentario è sempre più labile».
«Una candidatura – prosegue Rosi – che va oltre il mio film. In questi 8 mesi è stato distribuito in più di 60 paesi. E mi sembra essere diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri e barriere spero che il film possa seguire le parole di Obama: chi costruisce dei muri costruisce una prigione per sé stesso».
Il regista Rosi ricorda anche le parole che Meryl Streep, rimasta folgorata dalla pellicola, gli ricolse in occasione della premiazione a Berlino. «Vorrei che il tuo film arrivasse agli Oscar”. Sarebbe davvero un sogno portare a Los Angeles Pietro Bartolo, Samuele e Peppino».
«Da quel giorno non mi sono più fermato. Sono in giro in tutto il mondo come una trottola. Il messaggio di questo film arriva forte e chiaro. Ed è necessario che io lo accompagni il più possibile nel suo viaggio».
Prossima tappa, in attesa dell’annuncio delle nomination previsto per martedì 24 gennaio 2017, è proprio l’America. Dopo essere stato ospitato in tre festival statunitensi (Telluride, Toronto e New York), Fuocoammare uscirà il 21 ottobre nelle sale americane accompagnato da una retrospettiva dedicato al regista negli spazi del Lincoln Center a New York. Mentre in Italia, il film sarà proiettato il 3 ottobre su Raitre, nella giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione.
«Siamo riusciti ad accendere un faro in Europa. Ora con questa notizia lo abbiamo acceso nel mondo», ha commentato Pietro Bartolo che dopo aver accolto un altro sbarco di migranti ieri notte, è volato all’anteprima di Parigi per stare accanto al regista. «E questo grazie a Gianfranco. Perché io sono un medico. Non sono un attore. Sono anni che volevamo che si accendesse questo faro e spero che attraverso questo messaggio si possa contribuire a dare fine a questa tragedia. La gente comincia a capire e voglio sognare che sarà così. Per me Gianfranco è stato il genio della lampada. Per me io già vinto tutto».
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