Ecco ci risiamo. Le solite reazioni: “come si fa a mandare due ragazzine in Siria?”, “è colpa di Ong irresponsabili” e avanti di questo passo. Sono reduce da uno sconcertante confronto sui social network rispetto alla vicenda delle cooperanti rapite in Siria. Non mi piace far polemica in una fase così delicata, però credo sia giusto riportare il confronto sui giusti binari, rendendo giustizia al lavoro e all’impegno di queste persone.
I giudizi, infatti, sono particolarmente gravi perché vengono anche da persone impegnate in ambito nonprofit. In organizzazioni simili a quelle in cui militano Greta e Vanessa. Eppure non vengono risparmiate dal “fuoco amico” degli stereotipi: sono ragazzine, non persone giovani (e maggiorenni) che hanno scelto di andare lì consapevoli certo dei rischi ma anche dei bisogni. E le nonprofit sono accusate di fagocitare, non di provare a “mettersi in mezzo” in una situazione disperata a fronte di una politica istituzionale in capace di proporre una qualche soluzione.
Se queste persone e queste organizzazioni non fossero lì sarebbe una resa verso la popolazione locale e, più in generale, verso un sistema di valori universale che alla base delle convivenza civile. Proprio per questa ragione bisogna fare di tutto per riportale a casa. Ringraziandole per quello che fanno.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.