Non profit

Fundraising reale nel mondo virtuale

«Avevamo finito i veri yak da vendere ai sostenitori, così ci siamo creati un gregge sul web». Save the Children è fra prime charity al mondo a cercare fondi nella vita online. Sarà boom?

di Carlotta Jesi

Il regalo solidale più originale di questo Natale? È uno yak fatto di pixel che pascola su Second Life. L?universo virtuale in 3D creato su Internet nel 2003 dalla società americana Linden Lab in cui la charity inglese Save the Children, a corto di yak in carne ed ossa da regalare a famiglie povere del Tibet, ha messo in vendita quadrupedi pixellati. Animali virtuali, avete capito bene, con cui raccogliere fondi, veri. Possibile?

Rosie Jordan, portavoce di Save the Children, giura di sì: «Second Life è una frontiera inesplorata, e molto promettente, in cui fare fundraising. Perché ha un prodotto interno lordo pari a 64 milioni di dollari e un pubblico di possibili clienti difficilmente raggiungibili nella vita reale: i quasi 2 milioni di utenti, età media 32 anni, esperti di tecnologia e con un forte senso di comunità, che popolano questo universo virtuale costruito sul web. È un target che il terzo settore americano ha puntato da tempo e per cui organizza marce e raccolte fondi dedicate su Internet».

Finora, però, nessun ente senza scopo di lucro aveva provato a vendere qualcosa su Second Life. Dove lo shopping si fa in Linden Dollars, la moneta locale che è possibile convertire in dollari americani secondo un tasso di cambio fluttuante ma relativamente stabile: 250 Linden dollars per ogni biglietto verde.

Vita: Quanto costa uno yak fatto di pixel e in che modo questo acquisto virtuale si trasforma in vera beneficenza?
Rosie Jordan: Vendiamo ogni animale a mille Linden dollars. Il denaro donato viene convertito in dollari americani tramite il Lindex Currency Exchange consultabile sul sito di Second Life e, quindi, depositato sul conto di Save the Children che provvede a trasferirlo ai beneficiari in Tibet. Il tasso di cambio varia giornalmente. Il 5 dicembre, giorno in cui abbiamo iniziato la vendita online, uno yak costava 3,5 dollari americani.

Vita: Cosa se ne fanno dei vostri yak gli acquirenti di Second Life?
Jordan: Il successo del mondo virtuale si basa interamente sulla creatività. Una volta comprato uno yak per beneficenza, si può regalarlo a un altro residente della comunità virtuale, o mungerlo, o cavalcarlo o usare la sua lana per farsi un maglione. Di più: ogni yak potrà essere personalizzato fino al punto di parlare con il suo compratore.

Vita: Gli yak erano il pezzo forte del vostro catalogo natalizio di quest?anno. Quanti animali veri avete venduto?
Jordan: 130, finendo le scorte a disposizione. Da qui la decisione di aprire uno Yak shack, o stalla di yak, su Second Life, dove il gregge in vendita è potenzialmente infinito. Secondo la Linden Lab, nel solo mese di settembre, gli scambi commerciali su Second Life hanno generato compravendite per 3.596.674 dollari americani. Tra breve sapremo se i frequentatori virtuali sanno generare anche solidarietà.

Vita: Oltre a raccogliere fondi, alcune delle charity americane che hanno aperto una sede su Second Life chiedono ai suoi residenti di fare volontariato. Cosa ne pensa? Perché una persona dovrebbe donare il suo tempo nella realtà virtuale invece che nella vita vera?
Jordan: I residenti di Second Life sono un pubblico ancora sconosciuto per Save the Children. Siamo la prima charity ad aver messo in vendita un prodotto: se i risultati saranno positivi, continueremo a farlo. E così pure per altre forme di impegno virtuale, dalle marce al volontariato, ancora tutte da esplorare.

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