Non profit

Fundraising: le 4 peggiori campagne del 2014

L’organizzazione norvegese degli studenti e degli accademici ha assegnato i Radiator Awards, i premi per le peggiori campagne video di fundraising dell’anno. Un decalogo di ciò che non bisognerebbe mai fare quando si parla di non profit. Premiata anche la campagna migliore

di Ottavia Spaggiari

Premi provocatori per le campagne video di fundraising peggiori, quelle che scadono negli stereotipi più beceri e, a volte, persino nel razzismo, nemmeno troppo velato. Si sono svolti il 2 dicembre a Oslo, in diretta streaming i Rusty Radiator Awards, (letteralmente, i premi del termosifone arrugginito), un’iniziativa lanciata dal Norwegian Students and Academics International Assistance Fund, (SAIH), l’organizzazione degli studenti e degli accademici norvegesi che, con il supporto dell’Agenzia Norvegese per la Cooperazione Internazionale, ha dato vita all’iniziativa per rinnovare l’immagine della cooperazione allo sviluppo, scrollandosi di dosso le vecchie retoriche. "Abbiamo istituito i Rusty Radiator Awards, perchè questo tipo di rappresentazione, non danneggia solo le persone presenti nelle campagne, ma ostacola anche lo sviluppo su lungo periodo e la lotta alla povertà".

A lanciare l’evento, un video promo-parodico, realizzato da SAIH, dal titolo, Who wants to be a volunteer, in cui una zelante volontaria rivela la propria la propria visione stereotipata della cooperazione, partecipando ad un quiz televisivo, il cui premio è proprio un posto da volontario in Africa.

Il video che si è aggiudicato in modo indiscusso il Rusty Radiator Award, purtroppo sembra non essere da meno della parodia. Prodotto da Ogilvy and Mather, una delle più importanti aziende pubblicitarie al mondo, il video, che è parte della campagna di fundraising della ONG Sudafricana Feed a Child, mostra una donna occidentale nutrire un bambino africano, esattamente come se si trattasse di un cane. La campagna aveva sollevato diverse polemiche, costringendo la CEO dell’organizzazione a scusarsi pubblicamente.

https://www.youtube.com/watch?v=jtcbotOur2E

Anche gli altri nominati di Rusty Radiator, però non sono da meno, offrendo un decalogo di ciò che è diventato inaccettabile fare per chiunque si occupi di non-profit.

E’ stato prodotto dalla ONG irlandese Concern International, il video di raccolta fondi Hunger Stops Here, che si è aggiudicato una nomination per la retorica e il poco rispetto nei confronti dei bambini ripresi nel video. “Promuove ogni stereotipo possibile sulla malnutrizione e cerca di raccogliere donazioni puntando sul senso di colpa.” Scrive l’Academy del Rusty Radiator, composta da esperti di non-profit e cooperazione provenienti da tutto il mondo, aggiungendo. “Non si sceglierebbe mai di inserire un bambino americano in una pubblicità del genere, c’è troppo rispetto per la dignità e la privacy dei minori.”

https://www.youtube.com/watch?v=k0UGhVR19GQ

Altro classificato “What does poverty look like?”, che faccia ha la povertà?, La campagna tv lanciata dalla non-profit Christian Children’s Fund of Canada. “Riunisce tutte le cose non si dovrebbero fare quando si parla di fundraising,” scrive la giuria di Rusty Radiator.

https://www.youtube.com/watch?v=YsxjzNyGR18

Tra i nominati anche The Most Important “Sexy” Model Video Ever, in cui ad un gruppo di ignari modelli viene chiesto di leggere alcuni cartelli casuali in modo provocante, fino a quando non vengono messi davanti a dati terribili sulla povertà negli Stati Uniti. Lanciato da Save the Children USA, il video è stato così definito dalla giuria di Rusty Radiator: “Un tentativo di raccogliere Like su Facebook e click, mettendo insieme la povertà e la sensualità. E’ semplicemente sbagliato. Tra l’altro è una forma di bullissimo, nei confronti dei modelli, che erano assolutamente ignari della campagna.”

Save the Children UK, però è anche vincitore del Golden Radiator, il premio per la miglior campagna di fundraising, che SAIH assegna ogni anno durante la stessa cerimonia. Most Shocking Second a Day video, mostra cosa accadrebbe se la guerra entrasse nelle nostre case in Europa, ritraendo una bimba inglese passare da una quotidianità assolutamente normale, alla condizione di rifugiata. Il video ha registrato quasi 43 milioni di visualizzazioni, diventando subito virale, la scorsa primavera.

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