Non profit

Fundraising, 12 regole che ho imparato a rispettare

di Elena Zanella

“Il segreto del cambiamento è concentrare tutta la tua energia non nel combattere il vecchio, ma nel costruire il nuovo” (Socrate).

Considerato uno dei più grandi filosofi della storia, Socrate promuoveva la conoscenza di se stessi. (Leggo e riporto): la sua immensa eredità è costruita proprio sul dubbio. Affermava che:

Imparare non significa accumulare conoscenza ma metterla in discussione, riflettere su di essa e modificarla, se necessario.

Il suo metodo d’insegnamento era molto particolare perché non trasmetteva verità assolute ma, attraverso la maieutica, incoraggiava i suoi studenti a scoprire le loro verità. Ecco perché questa frase è così potente e diventa un’esortazione ad abbracciare il cambiamento, lasciando andare il passato per concentrarsi sul futuro.

Partendo da qui, ci sono 12 regole che considero importanti nel mio lavoro e ho imparato a rispettare con il tempo: 6 hanno a che fare con l’approccio pragmatico all’attività professionale, al modo in cui mi occupo di fundraising; altre 6 riguardano invece la predisposizione mentale al lavoro che valgono sempre o quasi.

Vediamole nell’ordine:

  1. Pianifica adeguatamente le azioni. Non tutto è prevedibile ma tutto è pianificabile. Quanto fai non può essere frutto di improvvisazione. La pianificazione ti permette di circoscrivere i rischi e amplificare i successi.
  2. I compromessi vanno bene fino a un certo punto. Può succedere che un donatore importante ti chieda interventi su una proposta progettuale in modo da rispondere maggiormente alle sue necessità. Adegua e rimodula. Scendi a patti, se necessario, ma senza stravolgere gli obiettivi e la natura dell’intervento. La partnerhip deve prevedere un mutuo beneficio e reciproca soddisfazione.
  3. Sii prudente. Mira in alto ma datti obiettivi di senso che ritieni raggiungibili. Adeguerai con il tempo l’asticella della pretesa.
  4. Monitora e valuta i cambiamenti. I riferimenti non possono cambiare secondo opportunità. Datti degli indicatori da subito costruendo la tua tabella di monitoraggio che ti permetta di tenere sotto controllo l’andamento delle tue performance. Senza un riferimento dato non potrai né misurare e né capire cosa sta accadendo.
  5. Stai in ascolto e chiedi ciò di cui hai bisogno. Sentire non basta. Ascoltare è fondamentale a tutti i livelli. Ascoltare significa mettersi in una posizione di accoglienza, un atto volontario grazie al quale ci poniamo in modo attento, sensibile e intelligente verso l’altro. Impariamo a rispettare i tempi del dialogo e chiediamo senza remore ciò che ci interessa e di cui abbiamo bisogno per svolgere al meglio il nostro lavoro.
  6. Prendi nota. Registra puntualmente quanto succede e condividilo per iscritto con colleghi e collaboratori. Chiedi sempre un intervento partecipato e migliorativo nelle azioni e nelle riflessioni condivise.
  7. Muoviti con passione. I lavori più riusciti sono quelli in cui la componente di investimento personale è predominante. Ognuno di noi ha il proprio modo per capire che la strada è quella giusta. Io ho la netta sensazione che una cosa riuscirà nel momento in cui un solletico sottile parte dalle viscere e arriva a battermi in testa. A quel punto, seguo quell’intuizione con determinazione.
  8. Cambia, se è il caso o subentra la noia. Allo stesso tempo, può succedere di sentirci spenti. I motivi sono diversi: la causa non ci interessa più (non è colpa di nessuno, succede e basta); non riusciamo a fare quanto vorremmo; chi ci governa è “indisponibile” all’investimento e al cambiamento. In questi e in altri casi, se è possibile cambia aria. Sono dell’idea che se si chiude una porta, si apre un portone. Dobbiamo essere pronti ad assumerci le nostre responsabilità se vogliamo essere felici, oltre che professionali.
  9. Sii disponibile a ridefinire le tue convinzioni. Sii umile perché “nessuno nasce imparato”. Il titolo di studio e la preparazione in un determinato settore sono premessa per fare meglio ma non condizione necessaria. Rispettare le esperienze è importante ed è importante metterci in discussione di tanto in tanto. Le cause così come le occasioni sono sempre diverse e nulla è dato e né perfettamente replicabile. Ricordiamocelo.
  10. Studia! Formati e chiedi formazione. Leggi e interagisci. Il confronto è indispensabile e attiva il pensiero laterale.
  11. Sii onesto intellettualmente, perché – in primis – lo devi a te stesso. Impara e trova nuove soluzioni che siano solo tue. Se copi, sarai pure bravo ma arrivi sempre secondo.
  12. Ansia sì ma con moderazione. L’ansia da prestazione ci permette di mantenere alta la soglia di attenzione e la pretesa da noi stessi ma non facciamoci sopraffare. Il rischio è perdere lucidità. Ricordiamo che è lavoro, semplicemente lavoro e c’è sempre una soluzione. Quindi, non affanniamoci. Per chiarire, mi faccio aiutare, questa volta, da Seneca: “Le nostre paure sono molto più numerose dei pericoli concreti che corriamo. Soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà”. Più semplicemente (Leggo e riporto): “La vera felicità è godersi il presente senza la dipendenza ansiosa per il futuro, non distraendoci con le speranze o le paure, ma riposare tranquillamente, come chi non desidera nulla. Le più grandi benedizioni dell’umanità sono dentro di noi e sono alla nostra portata.”. Bellissimo…

(Post originale pubblicato su Nonprofit Blog).

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