Non profit
Fundraiser in festival. La condivisione fa la forza
Appuntamento per 600 a Castrocaro
di Redazione

Per una buona raccolta, va da sé, tocca impegnarsi nella semina. Imparare le tecniche, aggiornarle e soprattutto trasformare «l’esperienza in metodo», come recita lo slogan della terza edizione del Festival del fundraising (a Castrocaro, dal 12 al 14 maggio) e come spiega a Vita il suo ideatore, Valerio Melandri, direttore del master universitario di Forlì, il primo in fundraising. «Soprattutto occorre saper condividere, predisponendosi a fare network e a non temere la concorrenza, idea vecchia e inutile».
Vita: In che senso vecchia?
Valerio Melandri: L’abitudine a donare è il miglior fattore predittivo per la donazione. Il fatto che ci sia una collettività culturalmente predisposta alla donazione è funzionale per l’intero comparto. Da qui l’idea di creare una manifestazione in cui fare formazione e informazione. Ci ritrovavamo tutti gli anni al congresso internazionale, per ascoltare magari i casi di telemarketing indiano. Abbiamo adottato lo stesso modello solo che qui parliamo della realtà italiana.
Vita: Un fundraiser esperto non teme di svelare i trucchi del mestiere?
Melandri: Assolutamente no. Oggi chi riesce a regalare meglio è il più forte. Siamo nell’economia dell’informazione: più il tuo marchio è distribuito, più tu vali. Per questo abbiamo invitato a condividere le loro esperienze gli operatori e non i professori universitari. Unica eccezione, Stefano Zamagni che illustrerà le Linee guida elaborate dall’Agenzia per le onlus.
Vita: A chi si rivolge la manifestazione?
Melandri: Abbiamo un target molto preciso. Gli iscritti sono persone dai 30 ai 50 anni, più numerose le donne. Rispetto alle prime edizioni un cambiamento interessante è che inizialmente intervenivano i quadri delle associazioni, oggi partecipano i dirigenti. Anche quest’anno abbiamo registrato il sold out. Solo che nel 2008 avevamo immaginato 300 partecipanti, mentre nel 2010 sono 600…
Vita: Un segnale della autorevolezza raggiunta?
Melandri: Direi dell’intero sistema che si muove attorno al festival, ormai un punto di riferimento per tutti coloro che lavorano in questo ambito. Rispetto alle due edizioni precedenti, quest’anno al termine della tre giorni si svolgerà l’assemblea di Assif, l’associazione italiana dei fundraiser. È sempre più evidente che questo mondo, dopo l’arrivo del festival, è cambiato. C’è più consapevolezza.
Vita: Quanto la crisi sta pesando?
Melandri: Non c’è dubbio che, sia pure in un quadro di tenuta, ci sia stato un calo della donazione media. Ma il fundraising continua a essere fondamentale per moltissime organizzazioni. Non mi preoccupo però tanto della crisi. Quello che ancora manca in un momento difficile come l’attuale, è la visibilità e la rappresentanza. Occorre rafforzare l’Assif e puntare ad avere mille soci almeno.
Vita: Da dove nasce questa esigenza?
Melandri: Per guardare altrove: negli Stati Uniti, la sola Afp associa 40mila fundraiser e non è l’unica realtà; ogni famiglia americana riceve 400 lettere l’anno e il mailing continua a funzionare. Tutto ciò consente buoni risultati. Ora, anche in Italia c’è grande consuetudine alla solidarietà e al dono, ma non c’è altrettanta rappresentanza. Perciò vogliamo rendere visibili gli invisibili.
Vita: Sì, ma per far cosa?
Melandri: Un esempio: la vicenda delle tariffe postali. Se ci sarà una riduzione dei costi sarà per merito della campagna di Vita e di alcuni dirigenti di importanti organizzazioni che si sono spesi in prima persona. Questo è un tipico tema che avrebbero dovuto affrontare i fundraiser, che sono professionisti al servizio del non profit. La necessità di rappresentanza è molto sentita tanto più oggi.
Vita: Quanti sono i fundraiser in Italia?
Melandri: In senso stretto, quelli che ci mettono la faccia, che vanno dal donatore, sono circa mille, ma se guardiamo all’insieme, che comprende coloro che lavorano a supporto del fundraising, arrivamo ad almeno 10mila persone.
Vita: Com’è organizzata la tre giorni?
Melandri: Ci saranno 13 sessioni parallele con 90 relatori fundraiser. Si farà formazione ma si affronteranno anche temi come la lobby, la politica, il contratto, il futuro della professione. Non mancheranno momenti per fare networking: cene e pranzi dove sarà possibile intrecciare relazioni e scambiarsi esperienze.
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it