Non profit

Fund raiser, esame di etica

Si sigla a Padova un protocollo tra Associazione fund raiser, Summit e Forum.Per incentivare la trasparenza in un settore che cresce.

di Paola Mattei

U n patto tra Assif – l?Associazione dei fund raiser italiani -, il Summit della Solidarietà e il Forum del terzo settore: un protocollo di adesione per rendere sempre più trasparenti le raccolte fondi in un momento in cui, dopo l?approvazione della +Dai -Versi, si aprono moltissime opportunità. «In effetti c?è attenzione rispetto al terzo settore e c?è un desiderio diffuso di dichiarare aiuto e di sostenerlo», spiega Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d?Oro, «il codice etico che gli specialisti si impegnano a osservare è una garanzia che favorisce l?aumento delle donazioni».
Il Codice etico era stato presentato proprio un anno fa a Padova e ha rappresentato un salto di qualità molto importante nei rapporti tra fund raiser, donatori e associazioni destinatarie. Come chiarisce Alberto Masacci, presidente di Assif: «Il lavoro svolto fino ad oggi è un primo risultato ma è un punto di partenza. Uno dei temi più caldi rimane quello del divieto della percentuale, come modalità di retribuzione del professionista misurata sull?ammontare dei fondi raccolti, considerata non etica sia nei confronti del donatore che del portatore del bisogno». «La grande maggioranza è contro la percentuale perché non è etica», spiega Beatrice Lentati, fund raiser. «Il donatore non pensa che il suo contributo debba essere dato in percentuale al fund raiser. Tutta via se ne sta dibattendo tantissimo, perché i Paesi dove il ?mercato? è all?inizio, in particolare quelli dell?Est, sono ancora propensi a dichiararsi a favore».
«La cosa importante è che il donatore sia informato in maniera chiara e corretta», spiega Emilia Romano di Unhcr. «Se si seguono gli orientamenti che abbiamo cercato di definire con il Codice etico, il donatore può rivolgersi a una ong piccola, a una grande, a un coordinamento di organizzazioni: i fattori importanti restano la trasparenza, la rendicontazione, l?aspetto della remunerazione?».
«Tutto questo non toglie che il non profit debba rimboccarsi le maniche perché questo percorso sia partecipativo», avverte Giangi Milesi del Cesvi. «Il Codice deve essere conosciuto, sentito, adottato dai professionisti nella grande maggioranza».
Ed è un punto di orientamento anche in casi eccezionali, come racconta Antonella Giacobbe di Medici senza Frontiere: «Quando sull?emergenza tsunami abbiamo deciso di sospendere la raccolta fondi, prendendo una decisione che non aveva precedenti, abbiamo potuto riscontrare che il Codice etico di Assif prevede e rispecchia in linea generale la situazione che si era verificata».

Appuntamento- Alleanza a tre
Rafforzare il lavoro comune con le organizzazioni non profit: da qui nasce l?idea di un protocollo che viene presentato a Civitas, sabato 7 maggio, alle 11.45. Il convegno promosso da Assif insieme a The Fund Raising School, vede la partecipazione di Alberto Masacci, presidente Assif, Francesca Zagni, vicepresidente Assif e coordinatrice del percorso di lavoro per la stesura del Codice etico, Edoardo Patriarca per il Forum del terzo settore, Niccolò Contucci per il Summit ella Solidarietà e Carlo Romeo per il Segretariato sociale Rai.

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