Famiglia

Fumo, alcol, azzardo… trasgressioni under 18

Allarme del Moige sull'accesso a prodotti nocivi per i minori. I dati dell'indagine "Vietato Non Vietato"

di Antonietta Nembri

Alcool, fumo, videogiochi non adatti, ma anche azzardo e pornografia. Tutto questo è vietato ai minori, ma tra i ragazzi italiani tra gli 11 e i 18 anni questi comportamenti ci sono eccome. A lanciare l’allarme è il Moige (Movimento italiano genitori) che ha presentato i risultati dell’indagine “Vietato Non Vietato”, condotta su oltre 2mila minori e realizzata dal Centro interuniversitario per la Ricerca sulla Genesi e sullo sviluppo delle Motivazioni Prosociali e Antisociali dell’Università “Sapienza”

Dallo studio, condotto su un campione di 2075 studenti, è emerso che 5 ragazzi su 10 tra gli 11 e i 13 anni e 8 ragazzi su 10 tra i 14 e i 18 anni hanno bevuto alcolici almeno una volta nella loro vita. Ben 5 su 10 tra 14 e 18 anni sono fumatori abituali, 4 su 10 alle medie e 5 ragazzi su 10 alle superiori dichiarano di aver giocato a videogiochi non adatti ai minori. E ancora: 2 giovani su 10 alle medie e 3 su 10 alle superiori giocano a giochi vietati, mentre internet apre le porte della pornografia agli “under18”.

In particolare, bere e acquistare bevande alcoliche sono comportamenti molto diffusi tra i minori, soprattutto il primo. La percentuale degli intervistanti che dichiara di non aver mai bevuto alcolici è, fortunatamente, alta nelle scuole medie ma tende a decrescere fino ad arrivare al 7% per chi ha un’età compresa tra i 16 e 18 anni. Il 53% tra 11 e 13 anni e il 78% tra 14 e 18 anni dichiarano di aver bevuto alcolici almeno una volta nella loro vita. L’età media della “prima bevuta” è 11 anni per i rispondenti delle medie, 13 e 14 anni rispettivamente per i ragazzi delle superiori che hanno meno di 16 anni e per quelli che hanno trai 16 e i 18 anni. Chi acquista bevande alcoliche lo fa soprattutto al bar (4% dei rispondenti tra 11 e 13 anni, 44% dei rispondenti tra 14 e 18 anni) o al supermercato (6% tra 11 e 13 anni, 52% tra 14 e 18 anni) mentre l’acquisto in locali è molto diffuso soprattutto tra i ragazzi maggiori di 16 anni (36%). In genere il personale addetto alla vendita non ha verificato l’età della persona che acquistava (il 10% dei ragazzi delle scuole medie e il 70% di quelli delle scuole superiori hanno dichiarato che il personale non ha mai chiesto il documento d’identità).

Fumare e acquistare sigarette sono comportamenti abbastanza frequenti: quasi 3 ragazzi su 10 alle medie e 6 su 10 alle superiori hanno fumato almeno una volta.
Se si prende in considerazione il comportamento dell’ultimo mese precedente alla ricerca, fumare sigarette è un abitudine che riguarda una percentuale piuttosto bassa di ragazzi delle scuole medie (circa il 7% del totale), che aumenta però nelle scuole superiori: 5 ragazzi su 10 nella fascia d’età 14-18 anni (56%), di cui il 22% circa dei minori di 16 anni e il 34% circa dei ragazzi tra i 16 e i 18 anni. Allarmanti poi i dati sui fumatori abituali: poco presenti nelle scuole medie (dove il 2% si definisce in questo modo e poco più dell’1% dice di fumare almeno un pacchetto di sigarette al giorno), raggiungono percentuali ben più elevate nelle superiori: 3 ragazzi su 10 nella fascia di età 14-18 anni si definiscono fumatori abituali (29%) e 2 ragazzi su 10 (18%) dicono di fumare almeno un pacchetto di sigarette al giorno. Per quanto riguarda l’acquisto di sigarette il luogo è la tabaccheria (7% tra i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni; 57% tra i 14 e i 18 anni), nei punti vendita non vengono trovate indicazioni sulla vendita di tabacchi ai minori spesso il personale addetto alla vendita non verifica l’età di chi acquista.

Dall’indagine emerge inoltre che sono molti gli adolescenti che hanno giocato almeno una volta nel corso dell’ultimo anno ad almeno un gioco con vincita in denaro. La maggior parte, tuttavia, lo ha fatto per 1-2 volte, giocando a uno o al massimo due giochi diversi. Se una percentuale considerevole di adolescenti ha giocato a giochi con vincita in denaro, la percentuale di adolescenti che negli ultimi 12 mesi ha giocato eccessivamente, cioè almeno 2/3 volte al mese, a qualsiasi gioco con vincita in denaro è inferiore all’1%, sia quando si considerano i ragazzi delle scuole medie, sia per quelli delle scuole superiori.

La visone e l’acquisto di materiale pornografico rappresentano comportamenti moderatamente diffusi tra i minori. I risultati della ricerca evidenziano che, mentre da un lato la percentuale di chi acquista spesso materiale pornografico è decisamente bassa (2,7% nelle medie e 1,6% nelle superiori), la visione frequente di tale materiale è più alta (7,9% nelle medie e 14,7% nelle superiori). Il 2% dei ragazzi delle scuole medie e il 4% delle superiori dichiara di aver acquistato materiale pornografico su internet, mentre il 4% delle medie e il 3% delle scuole superiori lo ha fatto in edicola.
Del resto con l’avvento di internet non c’è più necessità di acquistare nulla, perché tutto può essere scaricato o essere visto in streaming sul web dal pc o dallo smartphone.

Quanto all’acquisto e al gioco dei videogames non adatti ai minori (classificazione Pegi 18+) – ricorda il Rapporto – la legislazione italiana è inesistente non essendoci norme, ma solo raccomandazioni. Quattro studenti su 10 alle medie e 5 studenti su 10 alle superiori dichiarano di aver giocato a videogiochi non adatti alla loro età. E per il 16% dei rispondenti nelle medie e il 20% nelle superiori giocare a giochi non adatti ai minori è decisamente un’abitudine.

«Il persistere e dilagare di tali comportamenti pone la necessità di azioni concrete, che mirino innanzitutto a sensibilizzare la società civile, i fornitori, le istituzioni», commenta Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Moige. «Auspichiamo vivamente per il bene dei nostri figli un adeguamento della normativa su alcool e fumo con l’innalzamento del divieto all’acceso per i minori ai 18 anni, come pure una regolamentazione normativa del settore dei videogiochi inadatti ai minori. Non bisogna poi dimenticare la necessità di migliorare il sistema dei controlli nei punti vendita di tutti questi prodotti. Noi genitori dunque chiediamo di non essere lasciati soli nella complessa sfida educativa: solo con lo sforzo di tutti possiamo impedire l’accesso a questi prodotti dannosi per la salute e il benessere dei nostri figli».


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