Transizioni
Fuga dagli Esg, Becchetti: «Brutta aria, ma la sostenibilità è una rivoluzione in pieno corso»
Per il professore di economia all'Università di Roma Tor Vergata, con la presidenza di Trump non siamo di fronte alla fine degli investimenti esg: «Fare un po' di ordine nella barca può persino aiutare a fare chiarezza su intenzioni e comportamenti effettivi»
di Alessio Nisi
Tecnologia e mercati sono dalla parte della transizione ecologica, con l’attenzione di investitori nazionali ed internazionali che resta fortissima. Mentre è in pieno corso la rivoluzione della finanza a impatto, con in giro nel mondo un trilione (mille miliardi) di masse gestite che fanno riferimento alla finanza impact, ovvero a quelle attività finanziarie che oltre ad un rendimento offrono un impatto sociale o ambientale misurabile e verificabile ai sottoscrittori. Certo, negli Stati Uniti tira una brutta aria, alimentata dalle speculazioni dei politici del partito Repubblicano.
A pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, tutto fa pensare che la politica del miliardario consegnerà la leadership di una transizione, che comunque il mondo sta facendo, nelle mani della Cina.
Di esg e del futuro degli investimenti in sostenibilità abbiamo parlato con Leonardo Becchetti, professore ordinario di economia politica presso l’Università di Roma Tor Vergata e voce autorevolissima sulla green economy.
Professore, che ne pensa della ritirata dagli investimenti sostenibili annunciata da Blackrock?
Nel comunicato Larry Fink, l’amministratore delegato, ha spiegato che ci sono anche motivi strategici, ovvero il desiderio di ridurre i rischi di cause legali che si appigliano all’affiliazione dichiarata ad associazioni Net Zero. È un segnale della brutta aria che tira negli Stati Uniti a causa delle speculazioni politiche dei politici del partito Repubblicano.
L’idea malsana è che un’azienda quotata in borsa o un fondo abbiano come unico obiettivo la massima ricchezza dell’azionista “non importa come” senza preoccuparsi di impatti sociali ed ambientali. E che il venir meno da questo principio autorizzi cause legali degli azionisti che sentono lesi i propri diritti. È quello che con l’economia civile abbiamo sempre avversato.
Le imprese devono creare valore economico ma in un quadro di sostenibilità sociale ed ambientale. L’obiettivo dell’economia è di contribuire alla felicità, al bene comune e al progresso civile non la ricchezza dell’azionista.
Quanto pesa su questa scelta la ventilata volontà di Trump di dismettere tutti gli impegni Usa sul clima?
È da tempo che in America soffia quest’aria e i comportamenti di Trump sono in linea. Far diventare la transizione ecologica una questione di battaglia e speculazione politica è una pessima idea, anche masochista. Gli incendi della California hanno forse colpito solo le case dei democratici risparmiando quelle dei repubblicani ? Gli eventi climatici estremi non discriminano in base alle simpatie politiche. Siamo tutti sul Titanic e faremmo bene a remare tutti nella stessa direzione piuttosto che litigare mentre ci avviciniamo a gran velocità all’iceberg.
Tra meno di una settimana Trump si insedia. Che cosa si aspetta?
Niente di buono su questo fronte anche se il principale partner e ispiratore di Trump, il presidente ombra Elon Musk ha tra le sue attività principali auto elettriche e fabbriche di batterie, crede al riscaldamento globale anche se gioca anche lui sul fatto che la sinistra è troppo ideologica in materia e che il riscaldamento globale è meno veloce e grave di quanto ci vogliono far credere.
L’economista Luigino Bruni ha detto a VITA: «Non credo che il governo Trump farà molto per cambiare un trend che è arrivato a un punto di non ritorno. Il mondo va verso una maggiore sostenibilità, neppure Trump può pensare di bloccare qualcosa che è molto più grande di lui, che è l’umanità con tutti i fatti che accadono nel mondo». Che ne pensa?
Lo penso anche io e lo vedo nei dati e nei trend. Tecnologia e mercati sono dalla parte della transizione ecologica. Uno dei dati più stupefacenti è che l’Agenzia Internazionale delle Rinnovabili (IRENA) ci dice che lo scorso anno l’86% della nuova capacità installata nel mondo proviene da fonti rinnovabili. I flussi degli investimenti di oggi saranno gli stock di domani e ci dicono verso dove stiamo muovendo. Anche sul fronte delle batterie il crollo dei prezzi porterà nel giro di 1-2 anni le auto elettriche a costare meno di quelle con motorie a scoppio rendendo del tutto inutile il nostro litigare sulla scadenza del divieto del 2035 per la produzione di auto del secondo tipo.
La politica di Trump consegnerà la leadership di una transizione che comunque il mondo sta facendo nelle mani della Cina e in subordine dell’Europa. E per gli Stati Uniti non è una buona cosa. Se il pragmatismo preverrà sull’ideologia la transizione camminerà negli Stati Uniti anche nell’era Trump. Non dimentichiamo che gran parte delle decisioni sono prese dagli stati federali e che il Texas, notoriamente stato di petrolieri, è molto avanti nella transizione.
La domanda è: è veramente la fine degli investimenti in Esg?
Assolutamente no. Sono orgoglioso di affiancare con il mio ruolo da più di 20 anni la pioniera della finanza responsabile in Italia, Etica sgr. La differenza rispetto agli albori è che mentre prima eravamo i soli negli ultimi anni sono saliti moltissimi a bordo, alcuni solo nominalmente. Fare un po’ di ordine nella barca può persino aiutare a fare chiarezza su intenzioni e comportamenti effettivi.
In realtà la rivoluzione della finanza generativa è in pieno corso se nel mondo c’è oggi in giro un trilione (mille miliardi) di masse gestite che fanno riferimento alla “finanza impact”, ovvero a quelle attività finanziarie che oltre ad un rendimento offrono un impatto sociale o ambientale misurabile e verificabile ai sottoscrittori.
Le dico anche un’altra cosa. Affiancando da qualche anno il governo italiano nell’emissione di titoli di stato verdi (BTP dove i soldi raccolti vengono usati in progetti ad alto impatto ambientale) verifico che l’attenzione degli investitori nazionali ed internazionali resta fortissima. Proprio il 9 gennaio scorso sono stati resi noti i dati dell’ultima emissioned i BTP verdi del tesoro. Offerta di 18 miliardi, domanda di 270, ovvero 15 volte tanto. Le pare che l’appetito degli investitori per la finanza green sia in crisi?
Lei ha scritto sul suo Linkedin: «Chi resterà indietro con nostalgie di passato perderà la sfida competitiva e anche quella dei rendimenti in borsa»…
Torniamo al punto di partenza. Larry Fink sa benissimo dove sta andando il mondo. E non investirà certo sulle carrozze dei cavalli o sulle macchine da scrivere. Anche seguendo soltanto il fiuto della massimizzazione della ricchezza degli azionisti sceglierà gli investimenti in settori che hanno un futuro. Nei fatti quindi i fondi per la transizione da parte del settore privato non mancheranno di certo.
Leggi anche:
– Fuga dagli Esg, Mario Calderini: «Disillusi ma c’è chi non arretra»
– La fuga dagli Esg e il ritorno della politica (sbagliata)
– Addio agli Esg, l’economista Bruni: «La finanza è cinica»
– La caduta della De&i, la fuga dagli Esg
In apertura foto di Larry Fink, presidente e ceo di Blackrock, al Partnership for global infrastructure and investment al G7 (13 giugno 2024) a Fasano in Italia (AP Photo/Alex Brandon) Associated Press/LaPresse
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.