Volontariato
FSE: Marco Bersani, Attac “il 65% degli italiani è con noi”
L'intervista integrale a Marco Bersani, membro del consiglio nazionale di Attac Italia, nello speciale di VITA non profit magazine in occasione del Forum sociale europeo
“Obiettivo di questo Forum sociale europeo non è quello di uscire con un documento finale, ma di riflettere sui temi che più ci stanno a cuore, per lanciare di conseguenza alcune campagne a livello europeo: contro la guerra, sull?immigrazione e contro le privatizzazioni.” Così, in estrema sintesi l?attac-pensiero, ovvero Marco Bersani, membro del consiglio nazionale di Attac Italia e rappresentante dell?associazione all?interno del Forum sociale europeo. Lo abbiamo incontrato a Modena in occasione di uno dei tanti incontri preparatori organizzato da Attac Modena, per il Forum sociale europeo.
Vita: Marco, tu hai descritto la costruzione di questo Social Forum come un percorso ad ostacoli. Cioè?
Marco Bersani: Quello che ha spaventato molti, in effetti, è che per la prima volta un movimento europeo si è incontrato prendendo forma, e senza l?ossessione di una zona rossa. Noi italiani, per la verità, non eravamo tanto dell?idea di farlo in Italia, Genova era ancora troppo vicina. E? stata una richiesta esplicita da parte dei tanti movimenti europei con cui discutiamo e siamo in contatto.
Dai giornali è risultato inoltre che il 65% degli italiani è d?accordo sull?importanza dei temi presentati nella dal social forum, ma il 55% ?ha paura del movimento?. Lasciare fuori la paura è fondamentale: sia per rispondere a quel 55%, sia per attaccare realmente, e non sul piano dell?ordine pubblico, un governo a cui, ciò che fa veramente paura sono le proposte, i nostri contenuti.
Vita: I contenuti dunque: 3 giorni di dibattiti, 150 seminari, 260 workshop, conferenze, e alla sera, finestre, dialoghi , alternative, piccoli e grandi incontri per discutere, qualche suggerimento a chi è venuto a Firenze?
Marco Bersani: Non occorre cogliere tutto. Bisogna attraversare il Social Forum cercando e portandosi a casa ciò che interessa di più. Ovvio, particolarmente significativa è la manifestazione contro la guerra, la prima a livello europeo. Ma è molto importante avere chiaro che al centro di questo social Forum si è discusso di tre temi principali: guerra e pace, immigrazione e la questione privatizzazioni.
Vita: Nel dettaglio?
Marco Bersani: La maggior parte degli italiani è contro la guerra, e nello specifico contro la prossima guerra in Iraq. Bene, credo che questo sia dovuto innanzitutto ad una legittima sensibilità etica. Ma temo non sia sufficiente. In questo senso si rischierebbe di percepire questa o un?altra guerra come un incidente di percorso. Non è così purtroppo. Crediamo che la guerra sia viceversa intrinsecamente necessaria ad un modello di sviluppo che chiamiamo neoliberismo. Un modello in crisi: per ragioni economiche; a causa di un mutamento epocale nel campo delle materie prime, cioè di un passaggio dall?economia del petrolio a quella dell?acqua, del suolo, della genetica; e perché il neoliberismo sta perdendo verticalmente consenso. La guerra in Iraq, come la guerra in Kosovo, in Afghanistan, la questione in Cecenia, va letta, quindi, non solo attraverso un rifiuto degli orrori della guerra, ma come conseguenza permanente e necessaria di un modello di sviluppo contro cui opporsi.
Vita: E sull?immigrazione?
Marco Bersani: La questione dei migranti è fondamentale. Poiché in realtà essi, la loro situazione, rappresentano il paradigma del futuro cittadino europeo. Su di essi si sta sperimentando un nuovo modello di lavoratore. La legge Bossi-Fissi in realtà ha trasformato il permesso di soggiorno in contratto di soggiorno. Evocando la riduzione, o proponendo di fatto la precarizzazione, di diritti fondamentali quale ad esempio la libera circolazione delle persone.
Vita: In concreto?
Marco Bersani: Bisogna ripensare lo stato sociale, negli ultimi decenni sistematicamente ridotto. Diventano molto importanti progetti come il bilancio partecipativo. Penso cioè ad un?economia pubblica partecipata. Il problema a questo punto è che se l?economia che intendiamo gestire, come ad esempio il piano regolatore o l?acquedotto di una città, vengono privatizzati, vengono a mancare i campi su cui è possibile un?amministrazione pubblica partecipata, proprio perché quei campi non sono più pubblici.
Vita: Economia pubblica partecipata: e quale ruolo per il privato sociale, ovvero il Terzo settore?
Marco Bersani: Non credo che il non profit sia in grado di garantire i servizi pubblici come può fare il pubblico (partecipato). Un?economia pubblica partecipata punta l?attenzione sul pubblico come ruolo strategico nel sociale, mentre il non profit tende a dialogare con il privato per lo stesso motivo, ma incappando troppo spesso nelle dinamiche privatistiche che stanno alla base delle nostre critiche al modello capitalistico attuale. Abbiamo visto ad esempio come la concorrenza nel campo dei servizi pubblici non garantisca necessariamente efficienza, bensì rischi di nascondere un privato tout-court.
Vita: D?altra parte però ?il movimento? è composto da privati cittadini, i quali hanno bisogno di un?organizzazione per garantire una certa costanza sugli impegni presi. In questo senso il non profit potrebbe essere un modello di riferimento?
Marco Bersani: Sì, potrebbe, credo però che attualmente i maggiori ostacoli siano, da una parte il fatto che il movimento non ha ancora metabolizzato cosa significhi ?fare rete?. Fare rete significa innanzitutto ?essere con?. Nessuno è singolarmente autosufficiente. D?altra parte non ha capito che la trasformazione politica che ci si auspica passa attraverso la reale partecipazione delle persone, per mezzo di un vero protagonismo sociale e una maggiore consapevolezza. Questo Forum è un?occasione per acquisire tale consapevolezza, sia per chi come me, ha un tradizione politica e sociale alle spalle, sia per i tanti ragazzi e ragazze più giovani, che non hanno ancora una storia politica alle spalle; a Genova nel 2001 erano il 55% (da uno studio dell?Università di Firenze a cura di Massimiliano Andretta, Donatella della Porta, Lorenzo Mosca, Herbert Reiter, ?Global, Noglobal, newglobal?, pubblicato da Laterza, 2002), venuti a contestare il G8, come individui senza essere necessariamente soci o volontari di una associazione, attivisti o militanti. La sfida di questo Forum è riconquistare quel 55% e convincerlo a partecipare in modo meno saltuario e più costante nelle forme che insieme riterremmo più opportune.
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