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Fs sui binari del non profit

Affidare alle Onlus la gestione degli spazi e dei servizi nelle piccole stazioni: questo il piano che le Fs presenteranno alle organizzazioni del privato sociale

di Francesco Maggio

Biglietterie, sportelli di informazioni, spazi di incontro, servizi di ristoro e assistenza ai viaggiatori completamente efficienti e, soprattutto, non profit. Chi si aspettava che, dopo la salute, i servizi sociali e la lotta alla disoccupazione, lo Stato avrebbe chiesto aiuto al Terzo settore anche per risananare il suo mastodontico sistema di trasporti perennemente in deficit e criticato da mezza Europa? Nessuno, e per la verità un Sos ufficiale non è ancora stato lanciato. Ma l?idea di una piccola cooperativa senza fini di lucro che riesce laddove una delle aziende più grandi d?Italia ha fallito oggi non sembra più così remota. Soprattutto visto che a pensarci è Metropolis, la società da 200 miliardi di capitale sociale nata all?interno del gruppo Fs per valorizzarne il patrimonio immobiliare. Il problema è semplice. Da un lato c?è una grande azienda, le Ferrovie dello Stato, con il bilancio perennemente in deficit e difficilissimo da riportare in nero. Al punto che è diventata ormai un cult la battuta di Andreotti sui matti che, a suo avviso, si dividono in due categorie: coloro i quali credono di essere Napoleone e quelli che vogliono risanare le ferrovie. Dall?altro, c?è che comunque esse dispongono di un immenso patrimonio immobiliare il quale, se opportunamente valorizzato, potrebbe garantire preziosi introiti da finalizzare, appunto, al miglioramento dei conti visto che sul fronte delle tariffe e dei costi del personale è alquanto problematico intervenire risolutamente. Perché allora non vendere o dare in locazione qualche stazione inutilizzata? Non allocare ai privati spazi espositivi al loro interno? Perché non trasformare le nostre stazioni, così come sta avvenendo a Berlino, Colonia, Madrid, Praga, Berna, da luoghi solo di transito in punti di incontro dove, per esempio, recarsi al ristorante o a un concerto? Insomma, se le idee per incrementare i ricavi e abbattere i costi ci sono, non è sufficiente dar loro un coerente seguito di modo che la questione sia bella, chiusa e risolta? «No, perché la risposta non è affatto così scontata come potrebbe sembrare», risponde il professor Cesare Ferrero, presidente di Metropolis, «in quanto, se è pur vero che lungo una simile direzione già da un po’ di tempo il management delle ferrovie si è incamminato, permangono tuttavia ancora numerosi ostacoli da superare prima che il percorso diventi tutta discesa, riconducibili sostanzialmente al fatto che in Italia ogni stazione fa un po’ storia a sé. Se infatti», continua Ferrero, «nelle grandi città la loro appetibilità economica è particolarmente avvertita dai grandi gruppi imprenditoriali, come per esempio Pirelli, Autogrill, Rinascente, British airport authorities, che già si stanno organizzando in cordate per moltiplicare le aree di business, ed al riguardo abbiamo costituito una società ad hoc, la ?Grandi stazioni S.p.a (5 miliardi di lire di capitale), ben diverso è il discorso a proposito delle migliaia di piccole stazioni, molto meno ?interessanti? per i grandi gruppi. Qui è difficile realizzare dei centri di ricavo. Al massimo si può puntare ad abbattere i costi». Che fare allora? Ferrero un?idea ce l?ha, e anche un alleato con cui realizzarla: il non profit. «Perché», dice, non coinvolgere nella gestione delle piccole stazioni le organizzazioni senza scopo di lucro concedendo loro in comodato d?uso gli immobili a patto che si impegnino a mantenerli in buono stato?». E i vantaggi della sua proposta, per entrambe le parti, non sono difficili da immaginare: le FS abbatterebbero i costi di manutenzione delle piccole stazioni, il Terzo settore avrebbe la disponibilità pressoché gratuita di locali dove impiantare attività economiche e le amministrazioni locali risparmierebbero risorse appaltando all?esterno l?erogazione di determinati servizi. «Le organizzazioni non profit potrebbero utilizzare i locali per impiantare attività economico-commerciali», precisa Ferrero, «come punti di informazione turistico-culturali, sportelli della banca etica, librerie, punti di ristoro, ecc. Inoltre, esse avrebbero anche la possibilità di stipulare accordi con le amministrazioni pubbliche locali al fine di gestire per loro conto servizi come la manutenzione del verde antistante le stazioni, curare le pubbliche relazioni con i cittadini ed altro ancora». Il progetto, per il momento, è solo in via di definizione. «Ma» specifica il presidente di Metropolis, «stiamo effettuando un censimento quali-quantitativo di tutte le stazioni italiane e contiamo entro l?anno, con i dati alla mano, di attivare un?interlocuzione con le centrali nazionali del Terzo settore». Sembra profilarsi dunque un bel matrimonio tra Ferrovie dello Stato e mondo del non profit e, stavolta, pare proprio spetti al secondo pronunciare un convinto ?si?.


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