Cultura

Frutta: i prezzi salgono su scaffali e crollano nei campi

Agricoltori portano frutta gratis in città e spiagge per salvare il Made in Italy

di Redazione

I prezzi pagati agli agricoltori per la frutta estiva sono crollati con un calo medio del 29 per cento, ma sugli scaffali per i consumatori continuano incredibilmente a salire con un aumento medio dell’1,6 per cento. E’ quanto emerge da una analisi del Coldiretti divulgata in occasione dell’iniziativa “Meglio regalare frutta e verdura che svenderla!”, sulla base dei dati Ismea ed Istat relativi al mese di luglio. Una mobilitazione, per denunciare lo scandaloso aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo nell’estate della crisi che danneggia imprese agricole e cittadini.

Per la prima volta alla mobilitazione della Coldiretti hanno partecipato tutti insieme i coltivatori di pomodori, peperoni, melanzane, angurie e pesche che hanno offerto gratuitamente decine di quintali dei propri prodotti, da piazza Santi Apostoli a Roma in tutta Italia, come sulle spiagge di Margherita di Savoia, in provincia di Foggia e Mondragone in provincia di Caserta o sulle strade di Verona dove i trattori della Coldiretti hanno consegnato la frutta locale ad alcuni enti caritatevoli, mentre sabato 6 agosto la distribuzione con motonave avverrà nella costiera amalfitana sulle spiagge di Amalfi, Maiori e Vietri Sul Mare.

Solo per fare qualche esempio nel 2011 le pesche e le nettarine vengono pagate la metà rispetto a dieci anni fa al produttore agricolo che per potersi permettere un caffè al bar ne deve vendere cinque chili. Ma mentre i prezzi della frutta riconosciuti al produttore in campagna crollano – denuncia la Coldiretti – per i consumatori sugli scaffali del supermercato aumentano. Si tratta del risultato – precisa la Coldiretti – delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano nel passaggio della frutta dal campo alla tavola. A causa delle inefficienze e delle eccessive intermediazioni nel passaggio della frutta dall’azienda agricola al carrello della spesa – sottolinea la Coldiretti – i prezzi almeno triplicano, ma possono aumentare anche di 5 o 6 volte.

Quest’estate si è allargata senza giustificazioni – sottolinea la Coldiretti – la forbice dei prezzi della frutta fresca tra produzione e consumo. Una situazione che danneggia gli agricoltori costretti a lavorare in perdita, ma – precisa la Coldiretti – anche i consumatori che potrebbero acquistare maggiori quantità e a condizioni piu’ vantaggiose. Gli esempi non mancano secondo le elaborazioni Coldiretti su dati del servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole. Le pesche gialle – continua la Coldiretti – vengono pagate agli agricoltori 31 centesimi al chilo, ma ai consumatori costano in media 1,85 euro al chilo con un ricarico del 496 per cento (sei volte), i cocomeri passano da 0,11 euro al chilo in campo a 0,60 euro al chilo sulla tavola con un aumento del 445 per cento (cinque volte e mezzo ) e i meloni da 0,34 euro al chilo a 1,30 euro con un ricarico del 282 per cento (quadruplicano).

Il risultato è che oggi – sottolinea la Coldiretti – gli acquisti di frutta e verdura delle famiglie italiane sono di appena 350 chili all’anno mentre nel 2000 erano 450 chili, nonostante la spesa per acquistarla sia aumentata. Nel 2011 i consumi familiari di frutta e verdura – precisa la Coldiretti – sono diminuiti del 9 per cento nel primo trimestre rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. In tutto il 2010 le famiglie italiane hanno acquistato 8,3 milioni di tonnellate di ortofrutta per una spesa complessiva di 13 miliardi, di cui circa 4,5 milioni di tonnellate gli acquisti di frutta e 3,8 milioni di tonnellate quelli degli ortaggi. La causa va dunque anche ricercata – sostiene la Coldiretti – nella moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola che ha reso piu’ onerosi gli acquisti, ma ha anche fatto crollare il reddito degli agricoltori che negli ultimi quindici anni sono stati costretti ad abbattere quasi la metà delle coltivazioni di pesche in Italia.

La scomparsa del frutteto italiano ha effetti economici, ambientali, paesaggistici ed anche per la salute perché rischia di privare i consumatori della freschezza di prodotti indispensabili per il benessere raccolti vicino a casa. Secondo la Coldiretti quest’anno nel solo Salento circa 2 milioni di quintali di angurie non sono neppure stati raccolti e sono andati persi, oltre a 50mila giornate di lavoro per le operazioni di raccolta con una perdita di non meno di 4,5 milioni di euro di salari non corrisposti a centinaia di braccianti agricoli per mancanza di prestazioni.

Le motivazioni della crisi attuale – precisa la Coldiretti – sono congiunturali come l’andamento meteorologico che ha provocato la maturazione contemporanea di produzioni e l’emergenza dell’”Escherichia Coli” che ha causato il contenimento dei consumi, ma sotto accusa ci sono soprattutto l’inadeguatezza delle normative comunitarie per la prevenzione e la gestione delle crisi di mercato e la distribuzione commerciale che non è riuscita fino ad ora ad arrivare ad offrire prodotti di qualità al giusto grado di maturazione e ad un prezzo equo per produttori e consumatori. Occorre intervenire sulle strozzature e distorsioni che si verificano nel passaggio dell’ortofrutta dal campo alla tavola che – sostiene la Coldiretti – sottopagano il nostro prodotto su valori insostenibili al di sotto dei costi di produzione e rendono troppo onerosi gli acquisti per i consumatori che spesso sono costretti a rinunciare ad alimenti indispensabili per la salute gli acquisti. Ci vuole – conclude la Coldiretti – una assunzione di responsabilità dell’intera filiera che segua il prodotto da quando esce dall’azienda fino a quando arriva sul banco dei supermercati” perché nella forbice dei prezzi dal campo alla tavola c’è sufficiente spazio per garantire reddito ai produttori e consentire acquisti al giusto prezzo per i consumatori.

 

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