Cultura

Frustrazione dell’UNHCR per ostacoli alle operazioni umanitarie

L'UNHCR ha oggi espresso crescente preoccupazione e frustrazione per i numerosi ostacoli che impediscono di mettere in atto con urgenza le misure per i profughi

di Redazione

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha oggi espresso crescente preoccupazione e frustrazione per i numerosi ostacoli che impediscono di mettere in atto con urgenza le preparazioni necessarie per un possibile afflusso di rifugiati nei paesi confinanti con l’Afghanistan.

L’UNHCR e i suoi partner stanno affrontando molte difficoltà per predisporre gli aiuti di emergenza, i campi, le infrastrutture e dispiegare il personale necessario per far fronte ad ogni possibile flusso su larga scala dall’Afghanistan. E’ stato stabilito come obiettivo iniziale di fornire, al più presto, quanto richiesto per assistere fino a 400mila nuovi rifugiati in Pakistan e Iran. Ciò implica l’immediata costruzione di campi e l’accaparramento di migliaia di tonnellate di aiuti.

“Siamo alle prese con una vera e propria corsa contro il tempo, e proprio ora stiamo perdendo terreno” ha affermato l’Alto Commissario per i Rifugiati Ruud Lubbers. “Ovviamente ci auguriamo che non vi siano persone costrette a fuggire negli stati confinanti, ma è probabile che si possa presto verificare l’afflusso di un gran numero di rifugiati. Al momento, a causa delle difficili condizioni di sicurezza, assistere gli afghani all’interno del loro paese è una opzione poco praticabile. Purtroppo non stiamo ricevendo il sostegno di cui abbiamo bisogno, né dai paesi della regione, né a livello internazionale”.

Sebbene non siano stati ancora registrati massicci spostamenti di popolazione, le frontiere negli stati confinanti restano chiuse. In Pakistan, limitazioni di accesso e precarie condizioni di sicurezza impediscono ai team dell’UNHCR di accedere alle aree di frontiera per monitorare eventuali movimenti di popolazione o per fornire subito assistenza ai nuovi arrivati.

Per il quarto giorno consecutivo, oggi la maggior parte del personale UNHCR nelle aree di frontiera del Pakistan è stato costretto a restare nelle sedi o negli uffici a causa delle precarie condizioni di sicurezza, limitando così molte urgenti attività sul terreno.

A Quetta, oggi per la prima volta da lunedì, lo staff UNHCR ha potuto tornare nell’ufficio, che proprio lunedì era stato attaccato con lancio di pietre da una folla di manifestanti. Lo staff UNHCR non ha potuto neanche recarsi sul terreno per lavorare all’allestimento dei campi o per monitorare la frontiera. A Peshawar, nel nord, l’attività dell’agenzia è stata drasticamente ridotta.

A queste difficoltà si aggiunge l’insistenza del governo del Pakistan affinché ogni nuovo campo venga allestito nelle aride, remote e pericolose aree tribali lungo la frontiera con l’Afghanistan. Pur riconoscendo l’enorme onere che il Pakistan – che già ospita circa 2 milioni di rifugiati – ha dovuto sostenere per anni, l’UNHCR continua a richiedere che campi più adatti vengano allestiti in zone più interne. Inoltre esorta gli stati confinanti ad aprire le frontiere a quanti necessitano di protezione e assistenza. Nel caso di un flusso di massa, l’UNHCR ha richiesto a questi paesi di fornire loro protezione temporanea.

A livello internazionale, l’UNHCR esorta nuovamente i governi donatori a fornire rapidamente i 50 milioni di dollari – circa 105 miliardi di lire – richiesti per attuare la prima fase dei piani di emergenza elaborati dall’agenzia in favore dei primi 400mila rifugiati. Sebbene finora siano stati stanziati circa 29 milioni di dollari, l’UNHCR ha effettivamente ricevuto meno di 23 milioni di dollari, circa 48 miliardi di lire.

“Abbiamo ripetutamente evidenziato la necessità che la comunità internazionale condivida gli oneri di questa emergenza, in modo che gli stati confinanti, che hanno già sostenuto enormi sacrifci, possano permettersi di essere più generosi” ha dichiarato l’Alto Commissario Lubbers. “Faccio appello ai donatori perché forniscano i loro contributi al più presto, prima che sia troppo tardi”.

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