Volontariato

Fratres: fallito obiettivo autosufficienza plasma

L'Italia importa ancora il 40% del componente ematico

di Gabriella Meroni

”L’Italia ha fallito l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale nella raccolta di plasma, una componente del sangue con la quale vengono ricavati farmaci salvavita essenziali nella cura di molte malattie, dalla miastenia alla sclerosi a placche”.

E’ quanto denuncia in una nota la Consociazione nazionale dei donatori di sangue Fratres, che proprio al plasma dedichera’ l’assemblea nazionale dal 28 aprile al 1* maggio a Siracusa. ”Il piano sanitario per la raccolta di sangue e plasma del 1994 proponeva di raggiungere una disponibilita’ di almeno 800.000 litri di plasma all’anno: nel 1999 invece dai centri trasfusionali italiani sono stati inviati alle industrie farmaceutiche incaricate della produzione dei farmaci plasmaderivati solo 431.000 litri di plasma”.
Una circostanza che ”unitamente a un uso clinico non sempre corretto del plasma, ha mantenuto al 60% la dipendenza italiana dal mercato internazionale, provocando un forte aggravio nelle spese sanitarie e offrendo ai pazienti italiani minori garanzie di sicurezza”. Il plasma, ricorda ancora la Fratres, puo’ essere raccolto attraverso la separazione del sangue intero ma anche attraverso una specifica forma di donazione (la ”plasmaferesi”), che purtroppo e’ ancora poco diffusa.

Nel 1999 risultavano in Italia 1.260.000 donatori attivi: le donazioni di sangue sono state in tutto circa due milioni, mentre appena 60 mila le plasmaferesi. ”Soltanto un aumento delle donazioni volontarie, periodiche e gratuite – conclude il presidente nazionale della Fratres Francesco Cardile – puo’ consentire di raggiungere l’autosufficienza nazionale di sangue, plasma e farmaci emoderivati”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.