Cultura

Fratel Ettore: l’ultimo saluto

Fratel Ettore, fondatore di numerosi rifugi per i poveri a Milano e in tutta Italia, ci ha lasciato venerdì sera a 76 anni dopo aver combattuto contro una grave forma di leucemia. Oggi i funerali.

di Carmen Morrone

Sono venuti a salutarlo in tanti: persone comuni, autorità, curiosi. E anche chi ha avuto la fortuna di ricevere il suo aiuto. La basilica di sant?Ambrogio è stracolma di gente e molti assistono al funerale di Fratel Ettore in piedi o seduti per terra nel cortile della chiesa. Giovani, adulti anziani e i poveri, gli ultimi, gli esclusi. Nel quarto banco hanno preso posto alcuni uomini con quell?età indefinita che ti da la vita sulla strada. Non conoscono le parole della messa, i loro sguardi smarriti sul presente seguono pensieri, fissano il feretro ed è come se continuassero quel discorso lasciato a metà l?altra notte alla stazione Centrale di Milano.

Sulla bara garofani rossi compongono una croce, come quella che Fratel Ettore portava cucita sul suo abito nero e sbatteva in faccia a quanti incontrava sul suo cammino per risvegliarne, con il suo noto vigore, coscienza e responsabilità.
?Lo conoscevi??, chiedo ad un omino tanto magro da far sembrare i suoi abiti appesi ad una gruccia.?Si, è stato il mio salvatore??, mi dice tra le lacrime. E sembra sincero anche in quel suo brandire il rosario di plastica bianca. Noto che quella semplice catena ce l?hanno in molti.? E? il simbolo di Fratel Ettore, la donava a tutti, ne aveva sempre uno in tasca?, mi dice un?anziana signora che piegata dall?artitre da due ore poggia sul suo bastone.
Il rito è officiato dal cardinal Dionigi Tettamanzi e da Frank Monks generale dei cammilliani, ordine di cui faceva parte Fratel Ettore, che nel suo aplomb inglese è così credibile quando parla di santità.
? Ettore non aveva un carattere facile, perchè i santi non pensano a modo nostro?, ha detto ?sono testardi, hanno una infinita fiducia nella provvidenza e si danno agli altri con assoluta generosità. Ed Ettore era uno che aveva sempre i piedi nella terra e le mani nella pasta?.
Dionigi Tettamanzi lo ha definito raro esempio di grande umiltà e di fede: ?Era uno che i poveri non solo li accoglieva ma li andava a cercare. Si è fatto ultimo fra gli ultimi. Fratel Ettore è stata una trasparenza luminosa e credibile dell?infinita paternità di Dio. La sua morte è motivo di riflessione seria e responsabile perché vada continuato ciò che ci ha lasciato in eredità?.
Su due banchi centrali sono sedute delle donne con la testa avvolta dal foulard. Oltre a questo particolare ormai desueto tra le cattoliche italiane, mi colpisce il loro aspetto straniero. Sono ucraine e sono arrivate due settimane fa per cercare lavoro, non hanno casa e hanno trovato rifugio al Cuore immacolato di Maria. Un semplice saluto, un gesto di riconoscenza, diversi i motivi per cui la gente si trova qui oggi, stipata in un caldo opprimente.
La commozione sfocia in applausi quando il feretro è alzato a spalle e fende le ali di folla della navata centrale della basilica. Ma i poveri fanno di più. Fermi come sull?attenti, un silenzioso inchino accennato con il capo a mani giunte. E poi il segno della croce.

Erano anche presenti rappresentanti del mondo del volontariato e tra le autorità il sindaco Gabriele Albertini, il vicesindaco Riccardo De Corato, il prefetto di Milano Bruno Ferrante.

Le istituzioni hanno dichiarato di impegnarsi affinchè le attività dei centri di accoglienza continuino. In particolare il vicesindaco Riccardo De Corato ha annunciato che il nuovo centro di primo soccorso che sarà aperto nelle prossime settimane in via Sammartini, fortemente voluto da Fratel Ettore, porterà proprio il nome del religioso.

Anche VITA ricorda l’uomo e l’opera di Fratel Ettore, con interviste e testimonianze nel numero di Vita in edicola sabato.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.