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Frassoni: «Perché perdiamo» Vota il sondaggio di Vita.it

L'eurodeputata verde uscente Monica Frassoni spiega il successo degli ecologisti europei. E il tonfo di quelli di casa nostra. Vota il sondaggio di Vita.it

di Maurizio Regosa

«In Europa, eccezion fatta per l’Italia, il movimento ambientalista è riuscito ad accreditarsi come una forza e un progetto credibili anche per quel che concerne l’uscita dalla crisi, ovvero la riconversione verde. Quel che dice ora Obama e che noi diciamo da tanti anni». Spiega così il successo verde (su cui è centrato anche il sondaggio di Vita.it) l’eurodeputata Monica Frassoni (dal 2001 presidente assieme a Daniel Cohn-Bendit del Gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea). «Dunque rivoluzione verde da una parte; fortissima volontà di discutere d’Europa dall’altra. Assieme a candidati credibili. Che avevamo anche noi…».

Come spiega il successo francese?
Daniel Cohn-Bendit, che nel 1999 aveva portato i verdi al 10%, ha ripreso in mano la situazione. Questo ha fatto sì che una serie di movimenti, l’associazionismo e alcune personalità molto note si avvicinassero al partito. C’è stata poi l’intelligenza dei verdi francesi, che sono molto litigiosi ma che si sono messi da parte (Daniel è tedesco). Questo mondo si è messo insieme e ha cominciato a lavorare sulle elezioni molto per tempo, già dal dicembre scorso. Poi hanno sempre e solo parlato d’Europa. Questi elementi, combinati con l’afonia completa dei socialisti, hanno portato alla vittoria. Senza contare poi lo spazio immenso sui media.

 E il 12.1% dei verdi tedeschi?
Forza dell’ecologia applicata all’economia. Anche qui debolezza dei socialisti, dovuta anche alla Grande coalizione. I soggetti di estrema sinistra sono stati percepiti come movimenti di protesta: la gente ha deciso che in un periodo di crisi bisognava dare un voto progressista e quindi ha scelto i verdi, che sono il terzo partito.

C’è poi il caso belga.
Avevano avuto un enorme successo nel 1999. Poi erano precipitati. Piano piano hanno ricostruito un partito forte, molto credibile, con una leadership sicura e una militanza fedele. In Europa l’opinione pubblica non percepisce più – ed è una differenza enorme con l’Italia – la proposta ambientalista come in contraddizione con l’economia. Questo rende i verdi molto credibili.

Da noi il Green New Deal non è stato capito.
Emma Marcegaglia e il presidente di Federchimica si sono detti preoccupati della vittoria dei verdi in Europa. Questo la dice lunga sulla mentalità vecchia del nostro mondo produttivo: non capisce l’enorme potenziale economico dell’ambientalismo. Per quanto riguarda i risultati, la legge è cambiata a febbraio ed è stata fatta esattamente per far fuori noi. Abbiamo presentato la lista Sinistra e libertà che conteneva alcuni elementi di grande forza. Gente competente. Un programma che è uguale a quello francese. Il problema è che non abbiamo avuto nessuna visibilità. Non si è entrati nel merito. Il voto è stato un referendum attorno al presidente del consiglio. Comunque,  arrivare al 3%, con una informazione totalmente controllata, non è da buttar via.

Nessuna autocritica?
Abbiamo sicuramente perso tempo fra marzo e aprile. Un mese che sarebbe stato prezioso per far conoscere la lista in gira e soprattutto per accreditarla con gli elementi che le stavo dicendo. La questione è che negli altri paesi c’è un contesto culturale e politico molto diverso. In Europa tutti, sia di destra che di sinistra, hanno in mente l’ecologia.

Perché in Italia non succede?
La potenza mediatica di Berlusconi è totalmente scorretta. Se avessimo avuto un decimo del suo spazio in tv, pensa che non avremmo portato avanti la discussione in modo più serio? Siamo stati per anni inadeguati con la precedente leadership e questo evidentemente non ci ha aiutato. Non siamo riusciti a contaminare positivamente i nostri alleati.


Cosa impedisce questa contaminazione?

La nostra società è tutta basata sulle lobby delle corporazioni che in questo momento sono tutte negative: dall’Enel che disinveste sulle rinnovabili nonostante le pubblicità ingannevoli che fa in tv, al comparto industriale di cui si diceva prima. Siamo in mano a un comitato d’affari permanente.

Pensa a nuove alleanze?
Ho come obiettivo fondamentale quello di un centrosinistra che ricominci a vincere. Soli, non riusciremo né noi né il Pd. Bisognerà che si cominci a parlare di alleanze. Dobbiamo darci degli strumenti per far sì che siano credibili. A quel punto sarà possibile fare quell’operazione di contaminazione culturale di cui dicevamo. L’economia tirerà in quella direzione. Non possiamo stare fermi. Spero solo di non arrivare troppo in ritardo.

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