Cultura

Frane, fuoco, cemento i perché del disastro

Orrori ambientali e scandalose inadempienze dello Stato e degli enti locali. L’inefficienza della Protezione civile, e il coraggio dei volontari. In un dossier da brivido. Ignorato dalla stampa

di Cristina Giudici

Quaranta pagine da brivido. Il dossier presentato dalla Legambiente a Napoli il 16 maggio scorso sull?alluvione della Campania racconta la vera storia della tragedia del 5 maggio. Una scenografia dell?orrore, descritta nei minimi particolari: il dissesto ambientale e dieci anni di malgoverno del territorio, gli intrecci fra camorra e amministrazione pubblica, l?incuria dell?uomo, la distruzione della natura, l?inefficienza della Protezione Civile; l?omissione dei soccorsi, i nomi dei colpevoli, il coraggio dei volontari e anche preoccupanti scenari futuri se non si interverrà urgentemente. ?Fango? è il titolo di un dossier che ci aiuta a capire le immagini che abbiamo visto, le proteste, le inefficienze. Un dossier ignorato dai mass media e che noi vogliamo proporvi quasi integralmente. Il dissesto ?Fango?non è solo la storia dell?alluvione del 5 maggio, è anche la storia di una tragedia annunciata più volte, in cui gli uomini hanno costruito giorno per giorno la propria rovina. Distruggendo la vegetazione originale per sostituirla con colture più redditizie e non effettuando nessuna manutenzione e pulizia dei canali, gli uomini hanno letteralmente tolto alla montagna la terra sotto i piedi. «Secondo i dati Istat del 1996, nell?area pedemontana delle montagne di Sarno ci sono 71. 699 residenti che abitano nei sette comuni di Bracigliano, Siano, Sarno, Quindici, Lauro, Casamarciano e Palma Campania. Ma le pendici della montagna che delimitano il bacino del fiume Sarno sono composti da massicci alterati e degradati. Negli ultimi dieci anni le montagne sono state soggette a continui incendi che hanno fatto sparire il sottobosco, mentre i diserbanti chimici hanno ridotto la superficie boschiva a un colabrodo, solo il 13,4% possiede ancora alberi. I canali di impluvio che dovrebbero far confluire le acque sono quasi scomparsi per mancanza di pulizia e manutenzione dei canali e per l?invasione di cemento con la costruzione di case, strade e cave. Sul versante del comune di Quindici i castagni e le querce sono state sostituite da coltivazioni di nocelleti, più redditizi, ed è stato eliminato completamente il sottobosco. Quando piove a lungo le acque scendono a valle senza seguire una direzione precisa, si infilano nelle fratture della montagna e creano un?intercapedine che favorisce movimenti franosi. Se le piogge sono scarse la montagna assorbe l?acqua, ma in tempi di piena le piogge lunghe e insistenti tendono saturare il terreno. Così il 5 maggio, dopo 72 ore di pioggia, la montagna è zeppa d?acqua che scende a valle, portando detriti, terra e materiale piroclastico (materiali solidi eruttati dai vulcani e rocce originatesi dalla sedimentazione da tali materiali.ndr) .Un milione di metri cubi di fango piomba a valle alla velocità di 60 chilometri all?ora sui centri abitati». Frana continua Quella del 5 maggio non è stata la prima volta: nel 1986 una frana nell?area di Palma Campania aveva già ucciso 8 persone e nel ?93 è la stessa associazione ambientalista a denunciare la vulnerabilità delle montagne, il rischio di frane, il fatto che il bacino di Sarno si sia trasformato in una delle aree a più elevato rischio idrogeologico d?Italia (in media un?alluvione all?anno). Sfogliando le pagine si legge: «La maggior parte dei comuni di quest?area erano già tristemente noti per il succedersi di eventi franosi. Non solo a Palma di Campania, ma anche a Quindici, Bracigliano, Sarno si verificano movimenti franosi fra il 1963 e il 1994. La relazione stilata dai cosulenti della procura di Salerno, nell?ambito dell?inchiesta sull?alluvione del ?88 a Sarno, individua il processo sinergico della frana e dà indicazioni per evitare analoghe tragedie, sottolineando la necessità di intervenire con un rimboschimento. L?indagine della magistratura salernitana si conclude con il rinvio a giudizio dei fratelli Bonaiuto, titolari della cava abusiva a Vallone san Lucia e di Giuseppe Cirri Rescigno, presidente del Consorzio di Bonifica Agro Nocerino Sarnese, entrambi ritenuti colpevoli di aver sconvolto l?assetto orografico dei luoghi e aver così aggravato la portata dell?alluvione. Una curiosità: Rescigno viene difeso dallo studio legale di Michele Pinto, oggi ministro per le risorse agricole nel governo Prodi». Personaggi e interpreti Legambiente punta il dito contro quelli che vengono ritenuti corresponsabili del disastro del 5 maggio: il presidente della Regione, Antonio Rastrelli, il prefetto di Salerno, Natale d?Agostino e il sindaco di Sarno, Gerardo Basile, il Dipartimento della Protezione Civile. Tutti colpevoli di aver sottovalutato l?evento e ritardato l?arrivo dei soccorsi. «Qualora sussista la possibilità di prevenire fenomeni di dissesto naturale, il presidente della Regione è tenuto a realizzare reti e strutture di monitoraggio per supportare le prefetture, indicando la vulnerabilità del territorio e darne comunicazione ai prefetti, istituendo di seguito un comitato regionale di protezione civile e una sala operativa per le emergenze. Rastrelli non ha fatto niente di tutto questo. Nella zona, oggi, ci sono solo due pluviometri situati nella zona meno franosa; i piani di emergenza non esistono, così come non esiste una sala operativa né un comitato regionale di protezione civile che coordini i tre comuni in questione. L?unico segno di intervento rimane il fax inviato alle 3 del mattino del 6 maggio a tragedia avvenuta. Il prefetto invece è tenuto a predisporre un piano di emergenza e a sollecitare la sala operativa del ministero degli Interni e il dipartimento di Protezione civile. Invece le cose sono andate così: la prima comunicazione del prefetto di Salerno al Dipartimento è delle ore 22 e 27 del 5 maggio ma ormai è già successo il peggio. Inoltre al dipartimento di Protezione civile non è mai arrivata una richiesta formale di intervento. Il sindaco è obbligato ad informare i cittadini su come comportarsi in caso di emergenza e dotare il comune di una struttura di protezione civile; inoltre è responsabile della gestione dei soccorsi e deve mantenere il collegamento con la prefettura. Questa però afferma di non avere ricevuto alcuna comunicazione dal sindaco di Sarno, il quale risulta irreperibile sino alle ore 17 e 40. Due ore dopo affermerà che nell?incidente sono rimaste coinvolte solo automobili. Il volontariato entra in azione alle 20. La colonna del Vesuvio, composta da 12 associazioni locali e vigili del fuoco in congedo, allertata dall?ufficio volontariato della Protezione Civile, è già sul posto. La Protezione civile, a cui spetterebbe indicare indirizzi di previsione dei rischi, partecipare alla stesura delle mappe del rischio e dei piani di emergenza, coordinando la rete di informazione alla popolazione, non c?è. Tutti questi interventi sono stati largamenti disattesi (il primo centro di coordinamento misto, il Com, è stato istituito 48 ore dopo la prima frana, ndr). Essa inoltre risponde a una logica militare, specialistica, che affida il problema solo alla sicurezza interna». Cosa ci aspetta? Il futuro sarà uguale al presente? L?associazione ambientalista avverte: ci sono altre zone a rischio di frana e alluvione. Bisogna intervenire, e subito, altrimenti la tragedia avrà un seguito. Ecco perché: «A Striano l?Enel sta costruendo una megastazione di energia elettrica da 380 kw, un?opera gigantesca che avrà un impatto ambientale disastroso. La costruzione di una delle linee di uscita è prevista nella zona di Palma Campania, Carbonara e Pago del Vallo del Lauro, un?area ad alto rischio idrogeologico dove la montagna franò nel 1986. L?unico pilone già costruito a Episcopio è crollato durante l?alluvione. Altra zona a rischio è quella di Pogerola, comune di Amalfi: più volte interessata da frane e smottamenti, devastata da 400 mila metri cubi di cemento, qui un intero pendio è stato edificato, mettendo a rischio la tenuta del costone roccioso». Ma non è finita: «Barriera autostradale di Nocera inferiore. Quarantatré miliardi di finanziamento dell?Unione europea: sorgerà a ridosso di un centro abitato, in una zona soggetta a frane. Sull?opera non è mai stata effettuata nessuna valutazione di impatto ambientale dal ministero dell?Ambiente. L?esecuzione del progetto è diversa da quella approvata». Legambiente ha già presentato un esposto alla procura di Nocera. Basterà a scongiurare nuove tragedie? Continuate ad aiutarli Caritas italiana e Agesci: c/c postale n. 347013, intestato a Caritas italiana, viale F. Baldelli 41, 00146 Roma, causale ?Emergenza Campania?. È possibile anche offrire ospitalità a casa propria alle famiglie colpite dal disastro. Confederazione Misericordie d?Italia: c/c postale n. 21468509, intestato a Confederazione misericordie, viale Matteotti 60, 50132 Firenze, causale ?Pro Campania?. Anpas: c/c n. 2000.00: intestato a Anpas, presso la Cassa di Risparmio di Firenze, agenzia 32, Abi 06160, Cab 02838, causale ?Emergenza regione Campania? Croce Rossa: c/c postale n. 300004, intestato a Corce rossa italiana, via Toscana 12, 00187 Roma, causale ?Alluvione Campania?. Legambiente: c/c postale n. 15300809, intestato a Legambiente Campania, via Miroballo al Pendino 30, 80138 Napoli, causale ?Sos Campania?. Arci: c/c postale n. 87210001, intestato a Arci Nuova Associazione, via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma, causale ?Emergenza Campania?. Povera Campania Delle costruzioni fuorilegge in Italia tra il 1988 e il?95: il 20% è in Campania Il 26% del suo territorio è a rischio frane Disastri idrogeologici con oltre 300 vittime 970 In 50 anni Incendi dolosi nel 1997 1486 (cioé 4 al giorno) Sulle pendici del Vesuvio vivono 600 mila persone: Costruzioni abusive nei 13 45.000 Comuni del Parco vesuviano Insediamenti industriali a rischio di incidente 29 (censiti in Campania nel ?96) (6,2% totale italiano) Reati contro l?ambiente nel 1997 5861 Persone denunciate 3000 Gruppi di ecomafia che trafficano rifiuti 6 Gruppi che operano nelle costruzioni abusive 12 Povera Italia Dal 1918 ad oggi in Italia 5400 alluvioni ci sono state 11 mila frabe Spesi nell?emergenza 30mila miliardi e nella ricostruzione Alle dipendenze del Servizio 40 geologi geologico nazionale Alle dipendenze del Servzio 1000 geologi geologico turco La frana, minuto per minuto Ore 14.00   Quindici, il sindaco si accorge che il livello dell?acqua dei canali sta salendo rapidamente. Avverte i vigili del fuoco. Gli abitanti della case più vicine al torrente vengono avvisati. Ore 15.00   Dalla Contrada Fosso Cerasole si stacca la prima frana che sfiora alcune case del centro storico. Si sentono in lontananza i primi boati. Ore 16.00   La pioggia si abbatte con violenza sulla zona compresa tra Sarno, Bracigliano, Siano Ore 16.30   Il parroco del Duomo di Episcopio (frazione di Sarnio) chiama i vigili urbani per la troppa acqua che scende dal monte. Gli rispondono di non preoccuparsi. Intanto da Bracigliano arriva alla Prefettura di Salerno la prima comunicazione del disastro in corso. Ore 17.00   Dopo un forte boato, una frana precipita a valle invadendo le località Curti e Viale Margherita (Comune di Sarno) e travolgendo le case. Si segnalano le prime vittime. Ore 17.40   Raggiunto per telefono dalla Prefettura di Salerno, il sindaco di Sarno assicura che si recherà sul posto della frana. Ore 18.00   Si abbatte su Quindici l?onda più violenta di acqua e detriti. Saltano le comunicazioni, il paese è sommerso dal fango. Subito dopo, una seconda più violenta colata di fango raggiunge Episcopio, Siano e Bracigliano. Ore 19.00   Viale Margherita a Sarno è devastata. Arrivano all?ospedale Villa Malta i primi feriti. I soccorsi tardano. Ore 19.20   Il Sindaco di Sarno comunica alla Prefettura che nella frana sono coinvolte solo automobili. Ore 20   Avvisati del disastro in atto, i primi nuclei di volontari (la Colonna del Vesuvio composta da 12 associazioni locali e i Vigili del Fuoco in congedo) raggiungono l?area della frana. Ore 20.10   La frana travolge S. Vito ed Episcopio. A Quindici intanto la tragedia è compiuta, i soccorsi continuano a tardare e ci si affida alla disperazione e al coraggio dei volontari. Ore 20.30   Black-out elettrico nel centro di Sarno. Ore 21.00   L?ospedale Villa Malta è invaso di feriti ed ambulanze. Ore 22.30   Il Prefetto di Salerno invia il primo fax al Dipartimento della Protezione Civile in cui si informa di consistenti movimenti franosi a Bracigliano, Sarno e Siano e si comunica l?evacuazione di alcuni nuclei familiari ricoverati presso istituti scolasticii e la richiesta all?esercito di 300 lettini. Il fax si conclude con questa frase: ?Situazione seguita, stop?. Ore 24.00   Crolla l?ospedale di Sarno, medici ed infermieri vengono travolti dall?ultima frana staccatasi dal Monte Saro. Mancano i soccorsi. Il primo elicottero sorvola Quindici all?una e poi si dirige sull?altro versante della montagna verso Sarno. In servizio ci sarebbero altri cinque elicotteri, ma non sono abilitati a volare di notte e sorvoleranno la zona solo alle 6 del mattino. Ore 0.40   Il vicesindaco di Sarno chiede alla Prefettura urgenti soccorsi. Ore 3.00   L?assessore regionale Grillo invia un fax a 300 Comuni per avvertirli dell?allarme. Ore 3.50   Il Prefetto di Salerno invia un secondo fax alla Protezione Civile,con gli aggiornamenti sulla situazione.


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