Mondo
François: “Io, tutsi senza rancori”
La guerra tra hutu e tutsi provocò un milione di morti e lorrore del mondo. Anche chi allora era bambino oggi non dimentica.
Dieci anni. Sono passati dieci lunghi anni da quel 6 aprile 1994, quando il Ruanda visse i giorni più neri e tragici della sua storia: un milione di morti, oltre tre milioni di profughi. Un genocidio che il mondo ha dimenticato. Le elezioni presidenziali, che hanno consacrato al potere Paul Kagame, il generale che ha vinto la guerra nel 94, sono passate sotto silenzio, così come la sua vittoria che è assomigliata di più a un plebiscito che a una elezione democratica. Ma il genocidio vive ancora nei ricordi dei ruandesi e nei villaggi dove sono rimasti gli ?ossari alla memoria?.
Quattro fratelli dispersi
François Akarikumutima, orfano e studente alla facoltà di Economia dell?università di Butare, quel giorno lo ricorda bene. Ricorda la fuga. “Siamo scappati”, racconta, “e ci siamo rifugiati in una chiesa. Eravamo in duemila. Molte persone erano ferite dai colpi di machete. Un prete ci ha dato qualcosa da mangiare. Il giovedì, dopo tre giorni passati nella chiesa, è stato il disastro. Dalle colline sono arrivati (gli hutu, ndr) urlanti e affamati. Hanno cominciato a uccidere. Mi sono nascosto, poi, grazie alla confusione sono riuscito a fuggire”. In quella chiesa François ci era arrivato con le due sorelle più grandi, Francesca e Veronique, perse poi nella fuga. La madre, invece, insieme alla sorella più piccola, Xavela, era rimasta in collina, nel villaggio. “I ribelli avevano chiuso la strada che portava al villaggio. Mia madre fuggì con Xavela, e un signore hutu le nascose in casa sua”.
Ma la caccia al tutsi non aveva sosta. I villaggi, passati al setaccio, divennero un immenso mattatoio. “Era maggio quando furono scoperte: mia madre venne uccisa subito, mia sorella no. Fecero questo ragionamento: è piccola, lasciamola morire di fame. Xavela aveva 5 anni. Allora il signore che ospitava mia madre portò via Xavela, nascondendola nella foresta”.
Una fuga disperata. Nessuno sapeva dov?erano gli altri fratelli ma, soprattutto, nessuno sapeva se l?altro fosse sopravvissuto. “Io sono scappato in Burundi ed è lì che Francesca mi ha ritrovato. Nello stesso giorno abbiamo incontrato anche Veronique. Abbiamo vissuto con l?aiuto dell?Onu”. Al termine della guerra François e le sue sorelle vendono le poche cose che le Nazioni Unite avevano dato loro e con pochi soldi fanno ritorno a Butare. “A Butare scoprimmo che la piccola Xavela era ancora viva. Tutti e quatto fummo portati in un orfanotrofio della diocesi”.
La solidarietà di quell?hutu
Così, un hutu salvò una tutsi. Di questi episodi sono piene le cronache di quei mesi. Per François quell?uomo che ha salvato sua sorella è “una persona buona, ma non si può generalizzare. Quando sono andato a prendere mia sorella gli ho detto grazie. Se dovessi incontrarlo oggi lo ringrazierei nuovamente”. A distanza di dieci anni, François sottolinea ancora quel “non si può generalizzare”. La ferita è ancora profonda, lacerante.
François, che oggi ha 22 anni, insieme alle sorelle vive nella casa famiglia di Variopinto, un?associazione di Limbiate (Milano) che lavora in Ruanda. Frequenta la facoltà di Economia con ottimi risultati e ha un sogno: diventare giornalista. “Dopo il 1994 la mia preoccupazione era: come farò a vivere senza madre e padre, come farò a crescere le mie sorelle. Oggi sono abituato a non avere più parenti. Quando ero piccolo volevo fare il giornalista. Avrei finito le scuole e avrei portato a casa qualcosa da mangiare, avrei aiutato mia madre. Questo, però, era un sogno”.
Un sogno di un ragazzino che non giocava a pallone (“Mi riusciva veramente male”), e allora si dedicava alla musica, la sua passione. Un ragazzino che improvvisamente si è ritrovato grande, in fuga dai suoi stessi amici e orfano senza sapere il perché. Oggi che studia e forse diventerà un brillante giornalista, Variopinto è diventata la sua famiglia.
Info:
Chi è
Nome: François
Cognome: Akarikumutima
Studente in economia, sarà giornalista
Si racconta la sua storia nel bellissimo libro di Angelo Ferrari Amahoro, una raccolta di storie di pace
Per avere il libro: tel. 030.7090600
I ricavati vanno all?Associazione Variopinto
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