Salute

Franco Bettoni: «Non sottovalutiamo il calo degli infortuni. Il “merito” è anche della crisi»

Così dichiara il presidente di Anmil, rispetto al calo degli infortuni, pari al 9%, comunicato dall’INAIL che, secondo Bettoni, va letto tenendo conto degli effetti dell’attuale crisi economica

di Redazione

 «Nel sottolineare il nostro compiacimento per il ruolo di cui finalmente l’INAIL ha deciso di riappropriarsi in tema di informazione statistica sul fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali che da anni abbiamo caldeggiato, sia per sollecitare l’attenzione generale dei lavoratori e delle stesse imprese sia per consentire alle istituzioni preposte di poter migliorare la prevenzione – dichiara il Presidente nazionale ANMIL Franco Bettoni – , ci associamo al commento a caldo sui primi dati del 2012 del Presidente della Repubblica e del Ministro del Lavoro Giovannini ovvero che “I dati positivi non devono indurre ad abbassare la guardia, anche in un periodo di difficoltà economica"».

«Teniamo a sottolineare però – aggiunge Bettoni – che rispetto al calo oggi comunicato dall’INAIL – pari al 9% sia per gli infortuni che per i casi mortali – va tenuto conto degli effetti, non poco determinanti, dell’attuale crisi economica. Infatti ad influenzare la riduzione del fenomeno ha certamente contribuito in misura significativa la perdita di lavoro e la connessa riduzione dei tempi di esposizione al rischio lavorativo».

«A conferma di ciò –  spiega il Presidente dell’ANMIL – rileviamo che sono stati proprio i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica quelli che hanno fatto registrare le diminuzioni più consistenti, ovvero le attività manifatturiere che hanno avuto un calo infortunistico del 16,5% e, ancor più, il settore delle costruzioni dove gli incidenti sono scesi del 21,4% e i casi mortali di ben il 23%».

Ad ulteriore conferma dell’influenza della crisi sull’andamento del fenomeno, lo stesso INAIL – con riferimento all’indice di sinistrosità (espresso dal rapporto tra infortuni e addetti esposti al rischio) – afferma che le prime elaborazioni per gli anni 2008/2010 registrano “un andamento lievemente decrescente”.

«A parte il commento sui numeri – aggiunge Bettoni –  è però meritevole di apprezzamento nella relazione annuale dell’INAIL la particolarità di alcune interessanti innovazioni in termini informativi che consentono di analizzare in modo molto più dettagliato il dato infortunistico. Infatti, merita una riflessione il fatto che delle 745.000 denunce di infortunio del 2012, circa 100.000 risultano in franchigia, un termine tecnico che non vuol dire che questi infortuni non hanno comportato danni effettivi ai lavoratori, ma soltanto che le loro conseguenze si collocano al di sotto dei limiti indennizzabili in base a quanto previsto dalle disposizioni vigenti. Per fare un esempio, l’amputazione di una falange del dito mignolo non comporta alcun risarcimento assicurativo in quanto il grado di menomazione riconosciuto è inferiore al 6%».

Tra i dati analizzati, ce ne è un altro, che abbiamo rilevato e teniamo a sottolineare, che riguarda la distribuzione territoriale dei morti sul lavoro: un calo molto consistente nelle isole (-29,4%) e al centro (-20,7%), decisamente più contenuto a nord-est (-7,3%) e al sud (-1,8%), mentre nonostante la crisi il nord fa registrare addirittura un aumento (dai 205 morti nel 2011 ai 212 nel 2012.

«A proposito di sicurezza – conclude Bettoni – su cui il governo continua a lavorare, con l’occasione riteniamo sia importante rilevare che rispetto agli interventi del ‘Decreto del Fare’ appare a dir poco discutibile la previsione dell’individuazione di un ‘incaricato’ in alternativa all’obbligo del DUVRI per le attività a basso rischio infortunistico. Ciò soprattutto in relazione all’individuazione dei settori meno rischiosi che verranno desunti solo dagli indici infortunistici di settore dell’INAIL, senza tenere conto né delle malattie professionali né dei dati infortunistici pregressi delle singole aziende in cui si applicherebbe la norma».


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