Volontariato

Francia, proteste contro le espulsioni di immigrati

Associazioni, politici e sindacati contro la "doppia pena": il rimpatrio degli immigrati dopo un periodo di detenzione. "Ingiusto espellere chi non ha più legami con il suo Paese"

di Giampaolo Cerri

In Francia la chiamano “doppia pena”: si tratta del provvedimento di espulsione di immigrati che abbiano commesso dei reati, quand’anche ne abbiano scontato la relativa pena.
Contro la doppia pena stanno scendendo in campo intellettuali, associazioni, politici e sindacati. Simbolo di questa lotta è divenuto Mustapha Al-Amraoui, trentaduenne marocchino condannato nel 1999 a Bordeaux per traffico di droga che ha in parte già scontato. Liberato lunedì scorso, Mustapha, sposato con un figlio, avrebbe dovuto essere imbarcato ieri sulla motonave Marrakech, per essere rispedito a Tangeri. Ma il rimpatrio forzato è stato impedito da una dura manifestazione di protesta, che ha indotto il capitano a non lasciare la banchina finché il detenuto non fosse sceso a terra. A bloccare lo scalo passeggeri, i militanti dei collettivi bordolesi, la Lega dei diritti dell’uomo molti giovani arabi del quartiere Sète, dove Mustapha vive da anni.
“Ha già scontato la sua pena”, gridavano gli attivisti del Movimento degli immigrati delle periferie. E con loro il deputato comunista Liberti: “Espellere persone che non hanno più legami con i paesi d’origine e che, alla prima occasione, rientrano in Francia clandestinamente è un’ipocrisia”.
Ma i casi di “doppia pena”, secondo gli attivisti, sarebbero ogni giorno moltissimi.

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