Politica
Francia: presidenziali, alta affluenza alle urne
Un terzo degli aventi diritto al voto ha già votato entro le 12. Si preannuncia un'affluenza altissima per un esito incertissimo
di Redazione
Nonostante il sole e il caldo, i francesi confermano la volontà di voler partecipare in massa all’elezione presidenziale tra le più incerti e appassionanti degli ultimi 25 anni. Secondo i dati forniti alle ore 12 dal ministero dell’Interno di Parigi, l’affluenza alle urne è stata del 31,21%, una percentuale a quella segnata alla stessa ora nelle presidenziali del 2002 (allora si recarono alle urne il 21,4% degli aventi diritto al volto).
Urne aperte quindi per 44,5 milioni di francesi, che decidono il successore di Jacques Chirac, inquilino dell’Eliseo dal 1995. Se nessuno dei 12 candidati otterra’ il 50 per cento delle preferenze, i due che avranno ricevuto piu’ voti si scontreranno nel ballottaggio, al secondo turno, domenica 6 maggio. Gli ultimi sondaggi assegnano i favori dei pronostici al candidato dell’Unione per un movimento popolare (Ump), Nicolas Sarkozy, l’ex ministro dell’Interno che nell’ottobre 2005 oso’ dare della “racaille” (“feccia”) ai giovani, in gran parte figli di immigrati, che diedero vita ad un mese di disordini, di cui restano impresse nella memoria centinaia di auto incendiate nella cosiddetta ‘rivolta delle banlieue’.
Il partito socialista ha puntato sulla sua ‘gazzella’, la presidente della regione Poitou-Charente Ségolène Royal che, dopo aver sconfitto gli “elefanti” del Ps alle primarie, lo scorso 16 novembre, punta a diventare la prima donna presidente della storia francese. Se le riuscisse l’impresa, al suo compagno François Hollande, segretario del partito socialista, spetterebbe il ruolo di “principe consorte” all’Eliseo. Il “terzo incomodo” e’ il centrista François Bayrou, leader dell’ ‘Unione per la democrazia francese’ (Udf), cattolico praticante, sedicente esponente “antisistema” favorevole al dialogo sociale, che sprizza l’occhio agli indecisi di ‘gauche’ e ‘droite’. Piu’ distanziato, ma sempre in grado di smuovere voti a palate e, soprattutto, di dividere il Paese, c’e’ lo storico leader d’estrema destra Jean Marie Le Pen. Il 79enne presidente del ‘Front Nationale’ (Fn) ritentera’ l’exploit del 21 aprile 2002, quando gelo’ il socialista Lionel Jospin, superandolo al primo turno ed estromettendolo dal ballottaggio con Chirac e, decretandone, virtualmente, la sua “morte politica”.
Le Pen si e’ detto convinto delle proprie possibilita’ di bissare l’operazione “guastatore”. In un’intervista rilasciata la scorsa settimana a ‘Le Monde’ ha detto che “ormai gli elettori hanno preso coscienza della situazione del Paese”. “Il rifiuto del sistema e’ uno tsunami. A sinistra e destra alcuni dicono: che palle, questa volta votero’ Le Pen!”, ha aggiunto l’esponente xenofobo, sottolineando che la sua “e’ una critica radicale al modo in cui la Francia e’ stata governata negli ultimi trenta anni”.
Le sue chance non vanno sottovalutate, tenendo conto di un “sondaggio-choc” pubblicato un anno fa da ‘Le Monde’, da cui e’ emerso che il 63% dei francesi ritiene che ci siano sono troppi immigrati nel Paese. Secondo un altro sondaggio pubblicato dieci giorni prima della chiamata alle urne dal quotidiano d’area conservatrice ‘Le Parisien’, 18 milioni di elettori non sanno ancora per chi votare al primo turno. Il 57% dei giovani tra i 25 e i 35 anni dichiara di essersi astenuto almeno una volta alle elezioni parlamentari o presidenziali. Percentuale che sale al 33% tra coloro che hanno piu’ di 65 anni.
E’ dal 1962 che il capo di stato, in Francia, viene eletto direttamente a suffragio universale. Prima veniva nominato da un collegio elettorale. Diversamente dagli altri presidenti europei, il Presidente della Repubblica Francese e’ detentore di un potere non soltanto rappresentativo, specialmente nel campo della politica estera. Benche’ il primo ministro e il parlamento abbiano la maggior parte del potere legislativo ed esecutivo, il presidente francese mantiene una forte influenza in tutti i settori. Il capo dell’Eliseo nomina il premier, comanda le forze armate e ha facolta’ di sciogliere il parlamento.
Poiche’ e’ prerogativa dell’Assemblea nazionale votare la fiducia al governo, spesso il presidente e’ forzato a nominare un primo ministro rappresentativo della maggioranza dell’Assemblea. Quando la maggioranza dell’Assemblea e’ di un partito politico differente a quello del presidente si ha la cosiddetta “coabitazione”, situazione in cui i poteri presidenziali sono affievoliti, mentre crescono quelli del premier e dell’Assemblea Nazionale. Sarkozy ha concluso la sua campagna, in testa a tutti i sondaggi, sia quelli relativi al primo che al secondo turno, ma soprattuto in sella ad un cavallo, durante una visita in un allevamento di tori in Camargue, nel Sud della Francia.
La sua ultima immagine di ‘cowboy’, prima di andare al voto, non appare una mossa casuale, e a molti e’ apparso un tentativo di fondervi neonapoleonismo, neoatlantismo, anima da sceriffo e vicinanza alla “Francia rurale” e “profonda”. “Cari compatriori, mi preparo a servire la Francia in un altro modo”. Con queste parole lo scorso 12 marzo Jacques Chirac aveva annunciato in diretta tv il suo addio all’Eliseo. Un discorso che agli osservatori di questioni politiche francesi e’ parso sincero, a tratti toccante, con cui il leader il capo di stato ha ufficializzato la sua uscita di scena, rinunciando alla possibilita’ di un terzo mandato. Con le presidenziali di domenica cala il sipario sull’era Chirac e si apre una nuova stagione politica per la Francia, con una nuova classe dirigente impersonata da Sarkozy e Royal.
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