Welfare

Francia: ok a legge per “l’uguaglianza delle opportunità”

Ieri notte, il Senato ha avvalorato in via definitiva il progetto di legge che instaura il Contratto di primo impiego (Cpe) e il contratto di responsabilità parentale

di Joshua Massarenti

Nella notte di ieri, il Senato francese ha adottato il progetto di legge per “l’Uguaglianza delle opportunità” voluta dal Primo ministro De Villepin e che instaura due contratti contestatissimi dalla società civile francese, ovvero il Contratto di primo impiego (Cpe) per i meno di 26 anni e il contratto di responsabilità parentale.

Con 178 voti a favore (senatori del partito presidenziale di centro destra, Ump), 127 contrari (sinistra moderata e radicale)e 21 astenzioni (partito dell’Udf in seno alla maggioranza di governo), il Senato ha quindi dato il via libera a un progetto di legge contro il quale organizzazioni sindacali, movimenti liceali e studenteschi hanno chiamato a manifestare domani in tutto il Paese.

All’origine della rabbia che unisce sindacati, partiti di sinistra, associazioni, studenti e liceali è principalmente il Contratto di primo impiego (Contrat de première embauche, Cpe), la misura faro delle riforme avviate dal governo De Villepin. Il Cpe è un contratto di lavoro proposto dal premier francese lo scorso 16 gennaio e già approvata all’Assemblea nazionale grazie al ricorso dell’articolo 49.3 che consente a un Premier francese di forzare l’adozione di una legge al parlamento.

In sintesi, il Cpe è riservato ai giovani con età inferiore ai 26 anni e attivi in aziende con più di venti impiegati. Nel corso del cosiddetto periodo di “consolidazione dell’impiego” (equivalente a un biennio), l’impresa può lincenziare senza giustificazioni il proprio impiegato. Nel caso di licenziamento, l’impiegato ottiene un’indennità di rottura contrattuale pari all’8% del suo salario. Se il licenziameto avviene dopo i primi quattro mesi, è prevista un’indenizzo di 490 euro valido due mesi. Trattandosi di una rottura in un periodo di prova e non di un licenziamento vero e proprio sul piano giuridico, il Cpe mette in luce la rottura unilaterale del periodo di prova che consente all’impresa di non dover emettere nessun preavviso né il motivo per il quale un giovane viene licenziato.

In difesa della legge, il ministro De Villepin assicura che “un’impresa che ha scomesso su un giovane per due anni non vorrà separarsene”. Ma proprio uno studio commissionato dal governo a due professori universitari e reso pubblico il 24 febbraio scorso rivela che avvicinandosi ai due anni di prova, “è possibile che gli impieghi creati vengano distrutti per evitare (agli imprenditori) di entrare in un regime di protezione dell’impiego molto vincolante”, cioè “un contratto a tempo indeterminato con due anni di anzianità” alle spalle.

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