Welfare
Francia, nasce la prima coop ferroviaria
Si chiama Railcoop e si è costituita per gestire, con mezzi e personale proprio, alcune tratte d’interesse locale per il trasporto di passeggeri e merci. Senza sovvenzioni pubbliche e in rapporto di complementarità con gli operatori già esistenti
Spesso, come si sa, a fronte di uno stesso bisogno le reazioni possono divergere. In qualche caso prevale la ricerca di soluzioni collettive, fondate su meccanismi di solidarietà, mentre in altri ha la meglio l’istinto di contestazione.
È il caso, per rifarci ad un esempio non troppo distante, della risposta francese al rincaro dei carburanti voluto dal governo Macron per disincentivare l’uso dell’auto privata. Motivato con l’intenzione di perseguire obiettivi di sostenibilità ambientale, l’incremento del costo del diesel ha finito per mettere in luce una contraddizione tra obiettivi ecologici e conseguenze sociali. Da un lato la popolazione urbana, colpita poco o per nulla dal provvedimento perché adeguatamente servita dai trasporti pubblici, e quindi schierata a favore di misure di transizione ecologica per una mobilità meno inquinante. Dall’altra la popolazione rurale e suburbana, assai consistente in Francia, per la quale le alternative di mobilità sostenibile suonano irrealistiche se non addirittura beffarde. E che quindi si è sentita discriminata da un ambientalismo incurante delle conseguenze sociali delle proprie scelte.
Una reazione, è noto, ha preso la strada della protesta con il movimento dei Gilets Jaunes. Per settimane si sono susseguite imponenti manifestazioni popolari e scontri alimentati dall’ala più radicale. Con qualche risultato immediato (la revoca dell’aumento delle tasse sui carburanti e alcuni interventi di defiscalizzazione a beneficio delle fasce più deboli) ma con pochi effetti a lungo termine: non è cambiata l’impostazione delle politiche basate su privatizzazioni e taglio dei servizi pubblici. Tanto che a distanza di un anno o poco più dal suo inizio il movimento è stato di fatto riassorbito, scomparendo dalla scena.
Su tutt’altro versante, senza troppo rumore, vi sono state invece delle prese d’iniziativa da parte di cittadini per elaborare soluzioni sostenibili, concepite per compensare l’assenza di servizi pubblici. Con pragmatismo e basandosi sul ricorso a risorse di solidarietà comunitaria, senza dipendere dalle politiche pubbliche. Come è avvenuto con la costituzione della prima cooperativa ferroviaria francese (e, probabilmente, la prima al mondo). Una Scic (società cooperativa di interesse collettivo) nella cui governance e base sociale è presente tanto chi lavora nell’impresa quanto chi usufruisce dei suoi servizi. Railcoop è, infatti, un progetto sostenuto da cittadini, personale ferroviario, imprese e comunità locali per offrire servizi di trasporto locale in aree da cui il servizio nazionale si è progressivamente ritirato, per concentrarsi sulle più remunerative tratte ad alta velocità che collegano i grandi centri urbani. L’idea è nata constatando che, nonostante il constante aumento della domanda di mobilità, in Francia un terzo delle stazioni ferroviarie è inutilizzato, benché il 90% della popolazione viva a meno di 10 chilometri da una di esse. Ed è qui appunto che il tema della sostenibilità sociale s’incrocia con quello della sostenibilità ambientale, sollevando questioni che richiedono soluzioni innovative più che barricate e moti di piazza.
La cooperativa si è costituita per gestire, con mezzi e personale proprio, alcune tratte d’interesse locale per il trasporto di passeggeri e merci. Senza sovvenzioni pubbliche e in rapporto di complementarità con gli operatori già esistenti. Ad oggi conta 8.278 soci, che hanno contribuito al capitale sociale necessario per ottenere la licenza per il trasporto passeggeri. Entro la fine del 2021 prevede di ottenere tutte le autorizzazioni per far partire il servizio. La prima linea servita sarà la Bordeaux-Lyon, come deliberato a seguito di una consultazione tra i soci.
Questo esempio di impresa ferroviaria di proprietà degli utenti e dei dipendenti a buon diritto può essere citato come una dimostrazione delle potenzialità dell’economia sociale. In particolare, evidenzia come una soluzione di economia sociale si sviluppi dove emerge un bisogno inevaso al quale né lo Stato né le imprese profit possono o vogliono dare risposte. Il primo per mancanza di risorse, le seconde per mancanza di convenienza. E al tempo stesso chiarisce come l’economia sociale non sia vincolata da nessun limite intrinseco che la obblighi a occuparsi soltanto di servizi alla persona o welfare tradizionale, e neppure sia limitata nel proprio agire da una scala esclusivamente locale o da bacini di utenza di piccola dimensione.
Come già da tempo osservato — ad esempio nel World Cooperative Monitor che Euricse da dieci anni realizza per conto della International Cooperative Alliance — quello cooperativo può essere un modello praticabile ed efficiente anche per servizi di interesse generale di grande scala. A fronte di un bisogno sociale inevaso, la forma giuridica cooperativa non solo non è un impedimento per organizzazioni di impresa complesse ma anzi è in grado di attivare risorse, energie e motivazioni che sono fuori dalla portata delle tradizionali imprese di capitale. Con una visione strutturale e non episodica, come dimostra la ferrovia dei cittadini.
*Gianluca Salvatori, segretario generale di Euricse
Foto di Chait Goli da Pexels
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