Welfare

Francia: il malessere dei giovani nelle campagne

Nonostante un tasso di disoccupazione in calo, i francesi continuano a stare male. Focus su una realtà messa in ombra dal caso banlieue: il disagio giovanile nel mondo rurale

di Joshua Massarenti

Francia/Disoccupazione (p.2): In tempi preelettorali, c?è chi nel centrodestra sente odore di cambiamenti (Sarkozy è in testa ai sondaggi) e tenta in tutti modi di salvare il proprio destino politico legato per anni al decadente Chirac. Così, il ministro dell’impiego e della coesione sociale Jean-Louis Borloo si esalta di fronte alle le ultime statistiche sul tasso di disoccupazione. Nel dicembre 2006, il numero dei disoccupati sarebbe sceso sotto la soglia del 9% (recordo storico dal 2000). ?Un buon risultato? ammette Le Monde nel suo editoriale, che però ricorda: ?La Francia ha una disoccupazione di massa più alta rispetto agli altri paesi europei. E? da 25 anni che non scende sotto la soglia dell?8%?. E poi: ?il numero dei disoccupati è passato da 2,4 milioni nel 2002 a 2,35 nel 2006?, quindi ?soltanto 70mila disoccupati in meno rispetto a quattro anni fa?.Soprattutto: oltre alla crescita, il governo De Villepin è riuscito a rimuovere la disoccupazione grazie ai contratti precari (?contrats aidés?, ?contrats nouvelles embauches?). Intanto, da Londra, il candidato di centrodestra Nicolas Sarkozy annuncia che ?il pieno impiego è possibile in Francia? . Come? Per ora rimane un mistero.

Intanto, i francesi continuano a stare male. Ancora una volta sono i giovani a tenere alta l’attenzione dei media. Questa volta però, non si tratta delle banlieue. Assieme al cronista di Le Monde Luc Bronner, viene clamorosamente allo scoperto il malessere giovanile nel mondo rurale. Con buona pace del ministro Borloo, si scopre che ?Davina Houd, 21 anni, in cerca di lavoro, ha seguito una miriade di programmi ai titoli reboanti (?dinamica di scelta professionale?, ?mobilitazione per l?inserimento? etc.), ma gli sbocchi sono più che incerti. In realtà, nessuno, soprattutto i giovani, ignora che queste formazioni servono innazitutto a far scendere i dati statistici relativi alla disoccupazione?. Al pari dei ragazzi di banlieue, si scopre una realtà giovanile allo sbando, presa nella morsa di percorsi scolastici che non trovano riscontro sul mercato del lavoro. Ma contrariamente ai banlieusard, ?nessuno presta caso al loro disagio sociale?.


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