Famiglia

Francia: i paradossi della lotta al velo

Un sindaco rifiuta di celebrare matrimoni se la sposa indossa il velo islamico. Subito rimproverato dal governo: "Va oltre le intenzioni della legge". La comunità islamica insorge

di Benedetta Verrini

”Vuoi indossare il velo islamico? E allora non celebro il tuo matrimonio!”. Cosi’ lo zelante sindaco di Nogent-sur-Marne, cittadina della cintura parigina, accoglie le donne musulmane che arrivano nel piccolo municipio per sposarsi civilmente. Ma la sua interpretazione della futura legge, voluta dal presidente Jacques Chirac, che proibira’ lo sfoggio nelle scuole del velo islamico e di qualsiasi altro ”simbolo ostentato” di appartenenza ad una religione non e’ piaciuta neppure al governo. Il ministro Patrick Devedjan ha rimproverato a chiare lettere l’intraprendente sindaco, Jacques Martin: iniziative simili vanno al di la’ delle intenzioni del governo. La separazione tra Stato e Chiesa, gli ha detto, non vuol dire che una coppia non possa esprimere le sue personali convinzioni in occasione del suo matrimonio. E inoltre, lo ha ammonito, si deve evitare di inasprire i musulmani che gia’ hanno mal digerito l’idea di una legge, tanto che dopo quella del 21 dicembre scorso che ha visto in piazza oltre tremila persone si preparano nuove manifestazioni contro una legge anti-velo. Martin, che appartiene allo stesso partito di Chirac (Ump), sdrammatizza, e parla di ”una tempesta in un bicchier d’acqua”. Ma le musulmane velate vedono nella sua ordinanza che vieta ”tutti i segni ostentati di appartenenza religiosa, filosofica, sindacale o politica” un’altra sottile discriminazione, un’ulteriore offesa alla loro piu’ profonda identita’.


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