Volontariato

Francia: evento noglobal Bové in carcere

Esecutiva la pena per lo smontaggio del McDonald's. Il contadino si è costituito a bordo di un trattore e con la scritta "il mondo non è una merce" sulla maglia.

di Giampaolo Cerri

Sul petto si è incollato l’adesivo «Il mondo non è una merce» e poi via, alla guida di uno sbuffante trattore rosso con sopra il cartello «Farine animali… veleno, Lotta sindacale… prigione»: Josè Bovè ha sceneggiato oggi alla grande il suo ingresso in carcere per lo smontaggio di un ristorante McDonald’s. Con dietro altri undici trattori e un nugolo di auto, di moto e di camion, il popolare leader degli noglobal francesi ha percorso a bassa velocità 130 chilometri: dalla sua fattoria di Pontesac, da dove partito alle 6e20 di mattina, fino al penitenziario di Villeneuve-les-Maguelonne, vicino a Montpellier, dove è arrivato nel primo pomeriggio. Una marcia trionfale, con stop per il picnic di mezzogiorno, bagni di folla, gente che applaudiva dai balconi. Sembrava una tappa del Tour de France. A riprova che il senso della scena proprio non gli manca, il baffuto Josè è entrato in carcere vestito con l’uniforme del galeotto, mentre un migliaio di seguaci della sua ‘Confederazione Contadinà gridavano «Chirac en prison, Bovè a la maison» (Chirac in prigione, Bovè a casa) e centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa presidiavano la zona. L’icona no-global rischia di stare dietro le sbarre fino a metà agosto: per la demolizione del Mcdonald’s di Millau, nel 1999, è stato definitivamente condannato a tre mesi di reclusione. Un pò di giorni li ha già passati in detenzione provvisoria tre anni fa. Gliene restano una cinquantina. Avrebbe potuto andare dal giudice e patteggiare una pena sostitutiva, ma ha optato per il ruolo (politicamente redditizio) della vittima sacrificale. E stamattina, mentre procedeva verso il carcere, ha concesso una raffica di interviste dove ha martellato senza posa un concetto: «Sono vittima del centro-destra. La prima decisione politica del governo Raffarin e della maggioranza uscita dalle urne è la repressione del movimento antimondialista. Non si accetta più la contestazione della globalizzazione». Gli sembra assurdo finire in galera per un’azione di protesta in difesa del formaggio roquefort, colpito da pesanti dazi americani nel quadro della guerra Usa-Ue sulla carne agli ormoni. «Io -ha detto prima di varcare alle 16 il portone del carcere- porto avanti un combattimento giusto e legittimo per il bene di tutti i cittadini, a favore di una migliore alimentazione e soprattutto a favore degli esclusi, dei precari, degli immigrati illegali». In effetti, la sua condanna è stata confermata in Cassazione a febbraio, quando la sinistra plurale ancora governava e sembrava in grado di portare il socialista Lionel Jospin all’Eliseo. Ma le autorità giudiziarie hanno manovrato ad arte perchè la scure su Bovè cadesse dopo la maratona elettorale per la scelta del presidente e il rinnovo dell’Assemblea Nazionale e la convocazione per il carcere gliel’hanno recapitata con tempismo perfetto due giorni fa, subito dopo i ballottaggi delle legislative. La sua protesta continuerà nella spoglia cella singola di nove metri quadrati dove l’hanno rinchiuso. «Farò uno sciopero della fame almeno fino al 14 luglio», ha annunciato, mentre fuori i trotzkisti, i comunisti, i verdi, gli antimondialisti di Attac, i palestinesi di Francia lanciavano pressanti appelli per la sua immediata liberazione.


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