Cultura
Francia. Berlusconi: “la sinistra perde ovunque”
Molte e di diverso tono le reazioni dei politici italiani al risultato del I turno delle presidenziali francesi. Ma il fenomeno le Pen fa paura a tutti.
Lontano da Le Pen, al fianco di Chirac, soddisfatto per la sconfitta di Jospin e felice di dire che l’Italia non ha nulla da invidiare ai cugini latini. Il presidente del Consiglio, e con lui il centrodestra, come del resto tutto il centrosinistra è però preoccupato del tracollo dei Jospin, e così reagisce ai risultati del primo turno delle elezioni francesi.
“Si può dire in generale – dice Silvio Berlusconi – che il socialismo conservatore e massimalista è in crisi un po’ in tutta Europa”. E continua: in Europa ”il pendolo che era andato a sinistra”, ora si sta “spostando al centro e al centro destra”.
Diviso tra l’entusiasmo per “la sinistra a pezzi”, esulta il vicepresidente della Camera Alfredo Biondi, la preoccupazione per una qualsiasi confusione con Le Pen, spiega il vicepriemer Gianfranco Fini, e la soddisfazione per il primo posto guadagnato da Chirac. Così il centrodestra italiano.
Amareggiato per la sconfitta di Jospin, riflessivo sulla frammentazione di anime e candidati, propositivo su “quale” sinistra” serva per vincere. Così l’Ulivo, Bertinotti compreso, che però tiene a distinguersi spiegando che questo risultato drammatico segna “la fine” del centrosinistra.
Il premier parla da Valencia e dice: “la destra di Le Pen rappresenta una deriva populista che i francesi pensavano ci fosse in Italia, ma avevano frainteso completamente la realtà. Non guardavano in casa propria, per guardare una realtà deformata in casa d’altri”. Niente a che vedere, dice “tra i programmi di Le Pen e i programmi di Bossi”.
Il vicepremier, così come aveva fatto ieri il ministro Gasparri, preferisce mettere l’accento sulle differenze: quelle tra il leader dell’estrema destra che si è guadagnato il ballottaggio accanto al presidente uscente e la destra italiana. “Gli insegnamenti del voto francese sono molteplici – dice Fini – La sinistra è in crisi in tutta Europa. Non solo per le sue divisioni interne, ma soprattutto perché il modello socialdemocratico è incapace di governare la fase storica della mondializzazione, della immigrazione di massa, della crescente integrazione economica, dei costi sociali che essa produce, della diffusa insicurezza e della perdita di valori di riferimento che essa determina”. Ma se questo è il primo insegnamento, il secondo è che ”Occorre una risposta di destra opposta a quella lepenista: più unità dell’Europa delle nazioni e non sciovinismo, più rigore e integrazione verso gli stranieri e non xenofobia, più economia sociale di mercato e solidarietà e non statalismo e egoismo populista, più legalità e non autoritarismo, solidi valori e non miti nostalgici”.
Qualcuno, però, nel suo partito, spiega (lo fa Zacchea, responsabile esteri) che non bisogna demonizzare Le Pen e Iganzio La Russa si dice convinto che al ballottaggi sia meglio vedersela con l’estremistra di destra che con la gauche.
Nel centrodestra, poi, molti fanno dell’ironia. Come il governatore del Lazio Storace, che spera di vedere i girotondisti intorno alla Tour Eiffel e il sottosegretario Sgarbi che ride pensando a quanto successo al Salone del Libro.
Il centrosinistra italiano, invece, guarda a quello francese e in un certo senso ci si specchia. “E’ una severa lezione”, dice il capogruppo diessino della Camera, Luciano Violante, parlando della frantumazione della sinistra e il segretario dei Ds Piero Fassino, parlando di casa propria spiega: “Frantumati si perde”, così come il segretario dello Sdi Enrico Boselli: “Una lezione per l’Italia”. Sulla stessa scia, ma con una punta di critica al programma jospeniano troppo annacquato, le parole di Pecoraro Scanio e Bertinotti. Il primo dice che “fallisce il riformismo rassegnato”. Il secondo, invece, è certo: “il centrosinistra è finito”.
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