Formazione

Francia: approvata all’unanimità la legge sulla “fine della vita”

Niente eutanasia attiva, ma soltanto il diritto per un malato terminale di chiedere di essere ''lasciato morire'', interrompendo cure inutili quando non c'e' piu' speranza

di Benedetta Verrini

Nemmeno un voto contrario, dalla destra alla sinistra: l’Assemblea nazionale francese ha votato all’unanimita’ il nuovo progetto di legge sulla ”fine della vita”. Niente eutanasia attiva, nessuna possibilita’ di ”far morire” ma soltanto il diritto per un malato terminale di chiedere di essere ”lasciato morire” interrompendo cure inutili quando non c’e’ piu’ speranza. La legge, che il Senato esaminera’ a gennaio, e’ il ”modello francese” di eutanasia, in concreto il riconoscimento di uno stato di fatto gia’ esistente: si mettono al riparo i medici da eventuali sanzioni quando fanno soltanto quello che il paziente o i familiari hanno con chiarezza domandato. ”Con questa legge – ha dichiarato il ministro della Sanita’, Philippe Douste-Blazy – la fine della vita in Francia avra’ un altro volto: sara’ un momento di scelta e non piu’ un momento di sottomissione”. Lo stesso Douste-Blazy ha peraltro escluso che si tratti di un ”primo passo” verso una depenalizzazione dell’eutanasia, cosi’ come richiesto da Marie Humbert, la madre del ragazzo tetraplegico di 22 anni che oltre un anno fa e’ stato al centro di uno straziante caso di morte procurata. La signora Humbert era in aula al momento del voto. Vincent Humbert era rimasto completamente paralizzato e incapace di vedere e parlare dopo un incidente. Da tempo aveva chiesto alla madre e ai medici di porre fine alle sue sofferenze. La disperazione di Vincent e’ stata abbreviata dalla donna e dal medico che lo curava, entrambi finiti nei guai con la legge. Il dottor Chaussoy, responsabile di aver staccato il respiratore artificiale e di aver iniettato nel ragazzo una dose letale di cloruro di potassio, ha scritto un libro – ‘Non sono un assassino’ – che ha scosso l’opinione pubblica. Il progetto di legge bipartisan per una morte ”piu’ dolce” e’ nato con un consenso politico ampio fin dall’inizio: socialista la presidenza della commissione incaricata (Gaetan Gorce), di destra il relatore Jean Leonetti. Anche i rappresentanti delle grandi religioni hanno espresso il loro accordo con una legge che ha il pregio di riportare al centro del suo testo il malato, la sua volonta’, i suoi diritti. Gli unici apertamente scontenti sono stati i fautori dell’eutanasia, guidati in questo caso dalla signora Humbert, per la quale ”questa legge non basta, le persone debbono potersene andare con dignita”’. La legge sulla ”fine di vita” ha il suo cardine nella volonta’ di una persona che si trova in questa condizione di ”limitare o interrompere qualsiasi cura”. Il medico, in questo caso, deve ”rispettare la sua volonta’ dopo aver informato il paziente delle conseguenze della sua scelta”. In particolare, ”gli atti di prevenzione, di indagine o di cura non devono essere rinnovati con irragionevole ostinazione. Quando appaiono inutili, sproporzionati o senza altro effetto che il mantenimento artificiale della vita, possono essere sospesi o non avviati”. Scoraggiate le intubazioni senza futuro nei servizi di rianimazione e la ripetizione di chemioterapie quando non migliorano la salute del malato. ”Una morte umana e degna e’ possibile senza far ricorso all’eutanasia – ha detto il ministro prima del voto in aula – i francesi non vogliono che noi legalizziamo il diritto di dare la morte. L’altro errore sarebbe incoraggiare, autorizzandolo per legge, ognuno che fosse stanco di vivere e reclamasse il suicidio assistito come un diritto. La societa’ puo’ con un tratto di penna decidere che la vita di handicappati gravi non vale la pena di essere vissuta?”.


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