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Francesco Petrelli: “Per la cooperazione italiana è tempo di fare sistema”

Tra le voci della società civile che hanno reagito all’intervista di Vita a Laura Frigenti, Direttrice dell’Agenzia per lo sviluppo, quella di Francesco Petrelli, responsabile delle relazioni istituzionali di Oxfam Italia e portavoce di Concord Italia, va ascoltata. Forte della sua esperienza nella rete delle ONG europee e a Bruxelles, Petrelli invita a mettere in pratica quello che è l’aspirazione di fondo della Legge 125: fare sistema.

di Francesco Petrelli

La cooperazione italiana, dopo l’approvazione della legge, sta entrando in una nuova fase e l’intervista rilasciata a Vita dalla nuova Direttrice Laura Frigenti ne è certamente una conferma stimolante e positiva.

Mettendo mano ad una costruzione che è anche una sfida difficile e complessa è necessario tenere presente gli aspetti assieme tecnici e organizzativi e quelli di strategia e contenuti anche perché strettamente connessi gli uni con gli altri.

Sui primi molto è stato detto di ampiamente condivisibile negli interventi di commento su Vita all’intervista della Direttrice.

Dal mio punto di vista mi limito a porre l’attenzione su un paio di aspetti.

La legge propone una visione che ha una ispirazione di fondo: la partecipazione degli attori della società civile e istituzionali per fare sistema. La condizione che ciò avvenga sta nella possibilità di realizzare una effettiva consultazione e proposizione da parte degli attori, seguendo un approccio e un metodo multistakeholder, sperimentato a livello europeo e proprio dei sistemi di cooperazione dei paesi più maturi. Un elemento essenziale per il successo della legge sarà che il Consiglio Nazionale, i Gruppi di Lavoro, appena insediati, oltre agli altri organismi, siano messi in condizione di divenire luoghi di autentica consultazione, alimentando un dibattito e proposte innovative frutto di esperienze e buone pratiche, contribuendo utilmente alla definizione di strategie e priorità per la cooperazione italiana.

La legge propone una visione che ha una ispirazione di fondo: la partecipazione degli attori della società civile e istituzionali per fare sistema.

Il Consiglio e i Gruppi di Lavoro dovrebbero essere inoltre luoghi nei quali favorire, attraverso il confronto, un coordinamento efficace degli attori per “fare sistema” e degli stessi attori istituzionali tra loro. Il coordinamento interministeriale è un punto essenziale della riforma della legge. La cooperazione internazionale è un tema inscindibile dallo sviluppo e la questione dello sviluppo, al tempo della globalizzazione, ha bisogno di una politica che si avvalga in modo organico del contributo di tutti i soggetti istituzionali che determinano le scelte di sviluppo del nostro Paese.

Spetterà poi ai decisori politici, Governo e Parlamento operare le scelte fondamentali, potendosi avvalere di una massa critica che dovrebbe trovare uno snodo essenziale nel Comitato Congiunto, composto dal Vice Ministro con delega alla cooperazione (del quale speriamo che la nomina sia imminente) e dai Direttori della DGCS e dell’Agenzia.

Queste considerazioni ci riportano al punto delle strategie di fondo. Nella sua intervista la Direttrice fa un forte riferimento alla centralità dell’Agenda 2030 per gli obiettivi di sviluppo sostenibile, che costituirà il quadro di riferimento anche per la futura cooperazione italiana. L’Agenda nei suoi intendimenti propone un approccio nuovo, trasformativo e universale, basato sui tre pilastri economico, sociale e ambientale che riguardano tutti i popoli e tutti i paesi. Quindi un’Agenda per lo sviluppo che superi le antiche divisioni tra dimensione interna ed esterna.

Nella sua intervista la Direttrice fa un forte riferimento alla centralità dell’Agenda 2030 per gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

I 17 obiettivi indicati costituiranno quindi un riferimento essenziale per delineare la future strategie della cooperazione. Provo a suggerire anche qui almeno un paio di priorità, che, assieme ad altre, assumono un valore strategico.

La lotta alla povertà attraverso un’azione che preveda interventi miranti per combattere la diseguaglianza crescente che appare oggi, non solo un’ingiustizia inaccettabile, ma anche una tendenza che rischia di pregiudicare la stessa funzionalità del sistema economico globale, prefigurando quella che è stata definita, in un recente rapporto Oxfam “Un economia per l’1%”.

La Coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, quale indicatore essenziale dell’efficacia dello sviluppo. A questo riguardo credo che un Piano nazionale per la coerenza delle politiche per lo sviluppo, come suggerito all’Italia nell’ultima Peer-Review dell’OCSE/DAC, possa essere un obiettivo e un impegno per l’Agenzia e la cooperazione del nostro Paese, già a partire dal 2016.

Sappiamo che l’Agenda sarà un’occasione per una svolta, se attorno ad essa si creerà un attenzione fra i cittadini e nel dibattito pubblico. Se la realizzazione degli obiettivi sarà monitorata in ogni paese e regione del mondo, se le istituzioni e la società civile collaboreranno, se vi sarà trasparenza sui progressi e difficoltà incontrati. Gli obbiettivi dell’Agenda non sono solamente “esterni”, non riguardano solo i Paesi in via di sviluppo, essi sono strettamente legati alla coerenza del complesso delle nostre scelte politiche e di sviluppo. E’ necessario quindi tradurre l’Agenda nell’ attenzione di un pubblico più ampio, prevedendo che presto anche l’Italia si possa dotare di un Piano nazionale per la sua realizzazione, così come stanno predisponendo altri paesi, a partire dalla creazione di meccanismi e strumenti adeguati di coordinamento inter-istituzionale di programmazione e monitoraggio per il raggiungimento degli obiettivi.

Infine l’Europa, che vive un momento di drammatica difficoltà, che rischia di rimettere in discussione i risultati di uno storico processo di integrazione, a partire dal tema cruciale delle migrazioni nel Mediterraneo. Già durante la Presidenza italiana, come ONG, società civile e in particolare, attraverso la piattaforma di Concord Italia, di concerto con il Governo e il MAECI avevamo proposto la centralità priorità del rapporto tra migrazione e sviluppo. I fatti ci hanno poi dimostrato quanto questa attenzione fosse necessaria.

Giustamente la Direttrice nell’intervista pone tra i suoi obiettivi quello di rafforzare l’influenza del nostro Paese nel determinare orientamenti in ambito europeo aumentando la nostra “capacità di produrre idee”. Non si tratta di affermare l’interesse nazionale – cooperazione e politiche di sviluppo europee e italiane sempre più coincidono- quanto di dare un contributo, sulla base delle esperienze e delle idee del nostro sistema paese affinche il nostro continente superi i rischi di chiusura e regressione e occupi una posizione e un ruolo di attore globale che solo in quanto tale potrà avere in un mondo in rapida trasformazione.

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