Economia

Francesco, il teorico dell’economia del buon samaritano

Stralcio dell'intervento dell'economista Luigino Bruni sul numero di VITA magazine di marzo che racconta i primi dieci anni di papato di Bergoglio: «La prima parola economica del pontificato papa Bergoglio l’ha scritta quando scelse il suo nome. Francesco è un messaggio, un messaggio plurale, ed è anche un messaggio all’economia. Non dimentichiamo: la prima scuola di economia del Medioevo fiorì dai francescani»

di Luigino Bruni

Il XX è stato il secolo che ha tentato una critica sistematica al capitalismo, proprio mentre questo raggiungeva il suo apice. Il movimento socialista e quello cristiano-sociale avevano in comune la ricerca di qualcosa di nuovo che superasse la forma capitalistica senza rinunciare a molti dei portati di civiltà del mercato — le tante “terze vie”. Nel XXI secolo il capitalismo è diventato l’ambiente dentro il quale viviamo e pensiamo, e così abbiamo perso la capacità culturale di guardarlo, analizzarlo, criticarlo per potergli rivolgere le domande fondamentali della giustizia, della verità, dell’uguaglianza. Anche le varie forme d’impresa responsabile, o la stessa economia sociale e non profit, si concepiscono spesso all’interno della logica capitalistica e sono a questo funzionali e sempre più necessari per chiudere il sistema. Infatti, come ricorda da tempo il sociologo francese Luc Boltanski, la cifra tipica di questo capitalismo è la sua capacità di riciclare i suoi nemici e “metterli a reddito”. La Chiesa di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ha, in genere, sottovalutato la portata “religiosa” o idolatrica del capitalismo, perché tutti presi, da un lato, dalla lotta contro il comunismo e, dall’altro, dalla battaglia teologica contro il relativismo, e non si sono accorti che un nemico molto più subdolo perché rivestito dei panni culturali del cristianesimo (come ricordava W. Benjamin: «Il capitalismo è un parassita del cristianesimo») stava occupando l’anima dell’Occidente e del mondo intero.

In questo clima culturale fuori e dentro la chiesa il discorso di papa Francesco sull’economia rappresenta una discontinuità nei confronti dei suoi immediati predecessori, mentre si ricollega, per certi versi, alla Popolorum progressio di Paolo VI.

La prima parola economica del suo pontificato papa Bergoglio l’ha scritta la sera del 13 marzo 2013, quando scelse il suo nome. Francesco è un messaggio, un messaggio plurale, ed è anche un messaggio all’economia. Lo è non solo per la povertà, perché Francesco è un messaggio rivolto anche alla teoria economica e alla finanza. La prima scuola di economia nel Medioevo fiorì dai francescani, e le prime banche popolare europee nacquero da loro: sono i Monti di Pietà, centinaia di istituti di credito nati dai francescani osservanti tra il 1458 e il Concilio di Trento. Francesco d’Assisi non è solo povertà, è anche ricchezza, sebbene vista dalla prospettiva paradossale e profetica del vangelo e di “beati i poveri”.

Papa Francesco ha da subito attribuito una grande importanza all’economia. Le sue encicliche, inclusa l’Amoris Letitia sulla famiglia, hanno molte parole e paragrafi dedicati all’economia. Ripercorrendo il suo magistero economico dall’Evangelii gaudium al messaggio per i giovani di “Economy of Francesco” ad Assisi nel settembre 2022, possiamo tentare un primo bilancio e lanciare un primo sguardo d’insieme.

All’inizio papa Bergoglio aveva uno sguardo problematico e sostanzialmente negativo sull’economia, che vedeva come un luogo essenzialmente di sfruttamento dei poveri e di produzione di scarti umani e ambientali; è questo il senso delle tesi dell’Evangelii gaudium, racchiuse nella frase non a caso più nota: «L’economia che uccide». Lo sguardo critico di Francesco sull’economia nasceva soprattutto dalla sua visione della finanza che finiva per abbracciare l’intera realtà economica. Inoltre, la grande attenzione di Francesco per l’ecologia e per l’ambiente (altra nota francescana) produceva e produce un giudizio molto duro sul capitalismo che sta danneggiando gravemente la creazione.

Col passare degli anni Francesco, grazie al dialogo e alla sua capacità di ascolto, ha riconosciuto di più la convivenza in essa di luce e ombra, di grano e zizzania, di vizi e virtù, fino a parlare dell’economia del “buon samaritano”, PER CONTINUARE A LEGGERE ABBONATI A VITA O ACQUISTA IL SINGOLO NUMERO CLICCANDO QUI


Foto: pexels

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