Persone

Francesco, il Papa dei migranti

Già nel suo primo viaggio a Lampedusa nel 2013, Papa Francesco denunciò la "globalizzazione dell'indifferenza" verso i migranti. E negli anni del suo pontificato non ha mai smesso di stare dalla loro parte e di difendere il lavoro delle ong. «È stato il Papa anche dei migranti», dice Luca Casarini, capo missione della ong Mediterranea saving humans, «perché è stato il Papa degli ultimi»

di Anna Spena

Si era capito fin da subito. Era l’8 luglio 2013, il primo viaggio del pontificato di Francesco. Il Papa scelse l’isola di Lampedusa per denunciare quella “globalizzazione dell’indifferenza” nei confronti dei migranti che rischiano la vita nel Mediterraneo.

“Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza”, iniziava in questo modo l’omelia del pontefice. “E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta per favore”.

Una spina che Francesco non ha mai smesso di sentire. Negli anni del suo pontificato ha invitato i governi e le comunità a creare corridoi umanitari sicuri e legali per i migranti. Durante l’udienza generale dello scorso agosto aveva esplicitamente detto: «Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave». Da sempre il pontefice ha elogiato il lavoro delle ong che salvano vite nel Mediterraneo e ha condannato la crescente militarizzazione delle frontiere.

«Ciao Francesco», ha condiviso in un post via social Luca Casarini, capo missione della ong Mediterranea saving humans. «Ciao vecchio Padre, amato fratello. Lo so cosa mi stai dicendo, sento la tua voce. Che non dobbiamo piangere o disperarci, che dobbiamo vincere l’idea della morte che fa finire tutto, che non lascia nessun respiro alla speranza. Lo so caro Padre, ma mi sento solo. Il dolore è grande. Ma proprio questo mi hai insegnato: andiamo avanti, continuiamo il cammino per raggiungere quella fraternità umana per la quale hai dato tutta la vita. Mi mancheranno le nostre lacrime e le nostre risate, ma in fondo le conservo nel cuore, nessuna morte me le porterà mai via. Sarai con me, con i miei compagni, fratelli e sorelle, ogni singolo giorno. È morto Papa Francesco. Francesco vive! Continuerò a camminare sulla strada che mi hai indicato. Grazie, e non lasciarmi. Non lasciarci mai».

«È stato il Papa anche dei migranti», ricorda Casarini, «perché è stato il Papa degli ultimi. In questo tempo, i migranti rappresentano il paradigma degli ultimi. Sono coloro che non hanno una casa, un luogo dove andare, e che chiedono aiuto, cercano di lasciare i loro luoghi d’origine per trovare una speranza. Sono proprio quelli che non possiedono nulla. In mezzo al mare, li incontriamo come vite nude, nel senso che le istituzioni negano loro persino il diritto di essere soccorsi. Pertanto, ai migranti viene negato anche lo status di naufraghi».

Poi il ricordo di Casarini continua: «Quasi tutti gli incontri che ho avuto con Papa Francesco sono stati occasioni per presentargli rifugiati e migranti, persone soccorse in mare che erano riuscite a raggiungere l’Italia e che lui desiderava conoscere personalmente. Voleva ascoltare le loro storie, le loro speranze e i loro sogni. Li ha aiutati in ogni modo possibile, anche personalmente, e ha sempre agito così. Voleva toccare con mano le loro ferite e farsi raccontare l’orrore che avevano vissuto dentro i lager libici. L’ho visto piangere davanti ai migranti». E mentre sembra che le sue parole siano rimaste inascoltate «io dico», spiega Casarini, «che sono state ignorate da una parte del mondo, quella dei potenti, ma non crediate che siano cadute nel vuoto. Molte persone si stanno mobilitando, creando reti di solidarietà, effettuando soccorsi in mare e costruendo e praticando l’accoglienza. Pensate solo alla Civil Fleet, la flotta delle navi civili. Quando abbiamo iniziato nel 2018, c’erano solo due navi. Oggi la flotta ha superato le venti, il che dimostra che le cose si stanno espandendo, non restringendo».

Visita del Papa a Lampedusa/AP Photo/Alessandra Tarantino/LaPresse

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