Natale con i poveri
Francesca: «Non sono sola. Per questo sarà un buon Natale, nonostante tutto»
Quattro figli, di cui uno con una malattia rara. Un compagno con problemi di alcolismo, che non potrà passare le feste con loro e che lei spera trovi la forza per svoltare la sua vita. «A volte sento di non essere all'altezza di una situazione così difficile, piango, ma poi mi riprendo. Per i figli e perché so di non essere sola». La storia di Francesca
Ha 37 anni Francesca e quattro figli, avuti da due differenti partner. Oggi ha tutta la famiglia solo sulle sue spalle, perché l’attuale compagno è caduto in depressione quando ha perso il lavoro e si è dato all’alcol. Lei faceva dei lavori saltuari ma poi il Covid ha cambiato le carte in tavola. E la tavola, all’improvviso, è diventata difficile da apparecchiare per sei.
Francesca ci racconta una storia fatta di mille traversie e una sola certezza: se non fosse per il suo carattere indomabile, la famiglia sarebbe saltata per aria da un pezzo. «Un po’ è merito del carattere, un po’ della fede. Da ragazzina non ci pensavo molto a Dio, ma quando alla mia primogenita, che ho avuto ad appena 17 anni, è stata diagnosticata una meningite, ho pensato di perderla e lì ho iniziato a pregare. Dopo alcune settimane drammatiche, la bambina si è ripresa».
Poi sono arrivati altri tre figli.
Sono la mia gioia, la mia fonte di vita. Mi danno felicità e tante energie per affrontare una vita che non ci ha risparmiati in nulla. I miei genitori sono separati da tanti anni, mio padre non è mai stato presente e pure oggi continua a pensare solo a se stesso. Mia madre invece è sempre stata al mio fianco e mi aiuta anche oggi, come può. Con il mio primo compagno è finita dopo pochi anni, con il secondo ho ripreso a sperare. Ora però si trova in questa situazione difficile e deve reagire, deve entrare in una comunità per disintossicarsi. I servizi sociali monitorano la situazione però il giudice è stato categorico: sinché sta in queste condizioni, non deve avvicinarsi ai figli. È una situazione che mi fa soffrire, gli voglio un bene dell’anima, ma i bambini vengono prima di tutto. Ora tocca a lui darsi una mossa.
Lei come fa ad andare avanti? Cinque bocche da sfamare sono tante…
Come migliaia di famiglie del Sud Sardegna, tempo fa mi sono rivolta alla fondazione Domus de Luna. E loro non si sono limitati a darmi una mano con i pacchi alimentari, che in qualche modo ci permettevano di sfamare i bambini. Con il tempo è nata un’amicizia: mi sentivo davvero a casa mia, accolta e compresa. Hanno capito che non ero una scansafatiche, soltanto sono stata un po’ sfortunata. Io ho una gran voglia di lavorare per portare il pane a casa. Così il fondatore, Ugo Bressanello, un giorno mi ha convocata all’Exmè di Cagliari e mi ha proposto di fare volontariato da loro: da assistita così sono diventata assistente. Successivamente mi ha chiesto se volessi lavorare con la loro cooperativa sociale “Buoni e Cattivi”, che gestisce la locanda. Dopo un periodo di tirocinio, sono stata assunta con un regolare contratto a tempo indeterminato. È stata una svolta. Un mese fa hanno dato un’opportunità anche alla mia figlia più grande, che vive con me e che ora dà una mano a far fronte alle spese grazie al lavoro in cucina nella stessa locanda.
Un Natale in agrodolce, per lei.
Sono dispiaciuta per il mio compagno. I suoi figli gli vogliono bene, com’è giusto che sia. Il primo ha gravi problemi di salute che nemmeno gli specialisti hanno saputo ancora ben definire, ma è un bimbo molto intelligente. Ho cercato di nascondergli la verità, dicendogli che il padre è fuori per lavoro, ma un giorno lui mi ha detto: “Guarda che l’ho capito: papà sta vivendo da solo, in un’altra casa”. Ha appena sette anni, ma è sveglio. Ogni tanto ho dei momenti di scoramento, il peso sulle spalle si sente… mi sfogo in camera, piango un po’, poi mi ricordo che devo andare avanti per i miei figli. E tutto passa.
Come fa fronte alle spese per le visite mediche per suo figlio?
Quando si sentì male la prima volta aveva due anni, non sapevo come fare. Per portarlo all’ospedale Gaslini di Genova, allora, ho pensato di lanciare una raccolta fondi attraverso il passaparola: mi hanno aiutato tante persone, persino degli sconosciuti. Qualcuno mi ha dato dei soldi, altri la possibilità di fare dei lavoretti. È stato il segno di un Dio che non si era dimenticato di noi. Il bambino ha una malattia genetica rara, ma ancora non sanno darle un nome preciso. Facciamo la spola tra la Sardegna e la Liguria perché lui ha problemi al cuore, ai reni e agli occhi. E pure l’Adhd.
Trovarsi in forte difficoltà economica comporta più vergogna o più rabbia?
Più rabbia, direi. Ma con me stessa, non nei confronti degli altri. Più volte mi sono detta: ho messo al mondo quattro figli e non sono all’altezza della situazione, non so garantire loro ciò che occorre per vivere serenamente. Ma poi ritrovo la speranza vedendo la disponibilità e il supporto degli operatori di Domus de Luna. E mi ricordo che non sono sola.
Sarà comunque un bel Natale, me lo sento. Non sono incosciente, cerco soltanto di reagire
Francesca, 37 anni
Che clima si respira in casa vostra in questi giorni di festa?
Casa è sinonimo di famiglia, dunque di serenità a prescindere dai problemi. E questo periodo dell’anno, per me, è stato sempre fonte di grande gioia. Amo il Natale, amo le luci e gli addobbi. I bambini mi hanno aiutato a decorare la casa e preparare l’alberello. Mi dà una bella carica di energia e mi fa passare la tristezza per una situazione che non è affatto semplice. Non sono incosciente, cerco soltanto di reagire.
Quale regalo si aspetta per il 25 dicembre?
A Dio chiedo un solo miracolo: la guarigione di mio figlio. Per fortuna mi hanno dato qualche giorno in più di ferie, proprio per godermi i bambini. Anche se so già che poi il lavoro mi mancherà, perché lo faccio con grande passione. Spero che il mio compagno trovi la forza per rimettersi al passo con la sua vita e tornare da noi. Non è una cattiva persona, si è sempre dato da fare, ma a un certo punto si è lasciato andare. Io proprio non capisco come si possa cercare la soluzione ai problemi nell’alcol, ma non l’ho abbandonato: lo aspetto, insieme ai nostri figli.
Qual è stato momento più difficile della sua vita?
Quando è arrivato inaspettatamente il quarto figlio, nonostante le precauzioni adottate. Sia chiara una cosa: anche lui è una gioia immensa. Ma in quel momento eravamo davvero in grave difficoltà, dunque mi sono passate tante cose per la testa. Non volevo abortire, così ho superato i momenti più difficili e ho affrontato la gravidanza. Per fortuna che non ho mai perso del tutto la bussola.
Auguri, Francesca.
Grazie. Io continuo a essere positiva. Nonostante tutto. Sarà comunque un bel Natale, me lo sento.
La povertà è un tema totalmente dimenticato del dibattito politico e pubblico. Eppure abbiamo tassi mai visti negli ultimi dieci anni. E allora occorre avere il coraggio e la responsabilità di raccontare le storie di chi fatica ad arrivare a fine mese. Perché non solo le “loro” storie, sono le “nostre” storie. Questo articolo fa parte di una serie intitolata “Natale con i poveri”. Leggi anche:
– Quei 5,7 milioni di poveri che non vogliamo vedere
– Gli abitanti delle Vele di Scampia: «Il nostro Natale da “senzatetto”»
– Il mio primo Natale in famiglia, dopo tanti anni di carcere
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